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 2015  luglio 30 Giovedì calendario

WALTER BENJAMIN, IN FUGA DA HITLER, SI SUICIDÒ CON 45 PASTIGLIE DI MORFINA FORNITEGLI DA ARTHUR KOESTLER IN FUGA DA HILTER E STALIN

Marxista molto atipico, sionista in gioventù, studioso della Cabbala, impavido viaggiatore nei territori più impervi dell’arte e della letteratura, Walter Benjamin morì suicida, a Portbou nel 1940, dopo aver passato la frontiera spagnola. Gli era stato detto che il giorno dopo sarebbe stato consegnato alla gendarmeria francese. Ciò equivaleva a finire in un campo nazista. Juden, sapeva perfettamente che non ne sarebbe più uscito. Suo fratello Georg, medico e membro del partito comunista, era internato dal 1933, e morì nel lager, fulminato dai fili ad alta tensione. Walter pensò di non avere altra scelta che inghiottire – tutte insieme, in un colpo solo – le 25 pastiglie di morfina che gli erano rimaste. Erano un dono di Arthur Koestler, l’autore di Buio di mezzogiorno, in fuga da Hitler e da Stalin, che qualche giorno prima, a Marsiglia, aveva fatto a metà con lui della sua scorta, come si può leggere in questo libro di Uwe-Karsten Heye, I Benjamin. Una famiglia tedesca (Sellerio 2015, pp 133, 18,00 euro, ebook 11,99 euro).
Heye racconta la storia di Benjamin, di suo fratello Georg e della sorella Dora, che era un’economista e una sociologa, e che per tutta la vita (che finì presto, nel 1946, quando fu uccisa a 45 anni da un tumore al seno) s’occupò di bambini traumatizzati dalla guerra. A differenza di Walter, che si tolse la vita per non finire nelle grinfie degli assassini, e a differenza anche di Georg, che non potè sfuggire agli psicopatici che governavano la Germania, Dora lasciò Parigi quando la Francia s’arrese a Hitler. Mentre suo fratello lasciava la città cercando una via di fuga verso la Spagna e l’America, lei raggiunse fortunosamente la Svizzera, che all’epoca non dava rifugio a nessuno, nemmeno agli ebrei, ma che nel suo caso fu presa da vergogna e fece un’eccezione. Georg Benjamin era sposato con un’amica di Dora, la giurista e avvocatessa «ariana» Hilde Lange, che riuscì a sopravvivere, insieme al suo bimbo «meticcio», nella Germania degli Übermenschen e del loro Führer, e che nel secondo dopoguerra, anche lei membro del partito comunista come il marito scomparso a Mauthausen, fu ministro della giustizia della DDR, la Germania dell’Est, detta con ottimismo «democratica».
Heye parla con grande ammirazione di questa comunista irriducibile. Nota come Hilde la Rossa, e anche come Ghigliottina Rossa, Hilde Benjamin fu poco amata in Occidente, e immagino che anche all’Est non avesse molti ammiratori, familiari a parte. Promulgò, sembra, poche condanne a morte, ma Heye racconta che «nel 1950, processando un gruppo di testimoni di Geova, che avvertivano la contraddizione esistenziale in cui la loro fede settaria li poneva rispetto allo stato socialista, comminò parecchi anni di reclusione; motivo bastante dovette essere il fatto che la chiesa madre si trovava a New York», la più imperialista delle città. Non è il genere d’utopia che il suo illustre cognato, Walter Benjamin, avrebbe approvato, anche se Heye cerca di spiegare che la DDR, in fondo, fu un’utopia che si guastò col tempo, come tutte le buone idee.
È un punto di vista positivo e realistico: sotto il tallone del Soviet supremo, in balia dell’Armata rossa, la DDR si sforzò di cambiare il mondo in meglio, ma il suo ministero della giustizia, i suoi campi di rieducazione e il suo Muro di Berlino non ebbero fortuna. Gli utopisti, a cominciare da Benjamin, non ragionano così. «Paragonate a questa concezione positivistica, le fantasticherie che hanno tanto contribuito a far ridere di Fourier, rivelano un senso meravigliosamente sano», scriveva Benjamin nelle sue Tesi di filosofia della storia (in Angelus Novus, Einaudi 2014). «Secondo Fourier, il lavoro sociale ben ordinato avrebbe avuto per effetto che quattro lune avrebbero illuminato la notte terrestre, che il ghiaccio si sarebbe ritirato dai poli, che l’acqua del mare non avrebbe più saputo di sale, e che gli animali feroci sarebbero entrati al servizio degli uomini».
È un passo che ricorda le illustrazioni dei giornaletti dei Testimoni di Geova: bambini e gazzelle che dormono abbracciati ai leoni, angeli che svolazzano sopra gli alberi di banane. Gli utopisti — come Walter Benjamin e i Testimoni di Geova, che Hilde Benjamin condannò a dure pene — sognano in grande.
Diego Gabutti, ItaliaOggi 30/7/2015