Raffaele Porrisini, ItaliaOggi 29/7/2015, 29 luglio 2015
IL SILENZIOSO ADDIO DI CIMMINO
È stato un addio particolarmente silenzioso quello di Luciano Cimmino dalla Camera dei deputati. Passato in sordina perché arrivato in contemporanea a quello dell’ex premier Enrico Letta, che ha catalizzato l’attenzione dei media. Ma anche perché il 71enne imprenditore napoletano patron di marchi come Carpisa, Yamamay e Original Marines non si è stracciato le vesti. Dopo quasi un anno e mezzo dalla sua elezione a Montecitorio come capolista di Scelta civica in Campania, Cimmino ha infatti capito di aver già fatto il suo tempo come politico. In realtà, la cosa gli era abbastanza chiara da un pezzo, ossia da quando Mario Monti ha lasciato il partito che aveva creato. Era stato proprio l’ex presidente del Consiglio ad aver chiesto all’imprenditore di candidarsi in quel Terzo Polo che ambiva a porsi come alternativa sia al Pd ancora bersaniano che al centrodestra alle prese con l’inizio del tramonto berlusconiano e una Lega Nord ridotta ai minimi termini. Alla chiamata di Monti, Cimmino aveva risposto subito di sì, rimanendo comunque presidente della Pianoforte Holding, la società che controlla i suoi marchi.
«Ho detto sì per rispetto verso me stesso, se avessi detto di no avrei perso il diritto di parlare per tutti gli anni che mi restano da vivere» diceva a fine gennaio 2013 il patron di Yamamay e Carpisa alla presentazione della candidatura nella sua amata Napoli. Ripeteva ai quattro venti che «Monti è la persona che ha salvato l’Italia», quindi valeva la pena seguirlo e sostenerlo. Fino a quando però è stato lo stesso senatore a vita a mollare, ad abbandonare la barca che lui stesso aveva creato scegliendo di persona i compagni di viaggio. Li ha lasciati al loro destino in mezzo al mare in burrasca, così Cimmino ha capito che era arrivato il momento di tornare agli affari famiglia.
«Il primo pensiero alle dimissioni si è affacciato quando Monti ha lasciato Scelta civica. Poi, gli altri eventi hanno fatto maturare in me l’idea che l’esperienza in Parlamento dovesse volgere al termine» ha confidato ieri l’imprenditore al Denaro, foglio partenopeo. «Quel progetto a cui decisi di partecipare mettendo in campo impegno e competenza - ha aggiunto - poteva continuare a vivere così come era stato impostato. Ha finito per perdere consistenza quando Monti ha lasciato Scelta civica». Al suo posto, entra alla Camera Giovanni Palladino, napoletano e coordinatore campano degli ex montiani. Ai quali Cimmino riserva comunque una stoccata che di certo non farà piacere a Enrico Zanetti, attuale segretario del partito: «In politica ci vuole sempre un leader. Scelta civica ha oggi al suo interno persone di altissimo livello. Nessuna di esse però esprime una leadership paragonabile a quella di Monti».
Insomma, quando Cimmino ha capito che quel progetto andava a farsi benedire, ha deciso di fare le valigie. «Dissi in campagna elettorale che se il mio compito si fosse ridotto a schiacciare verde o rosso nelle votazioni non avrei esitato ad andare via. Lo faccio sapendo che se deludo oggi i miei elettori, mi riscatterò domani facendo meglio per la nostra regione».
Il rientro a Napoli l’ha però messo subito a dura prova: venerdì scorso, arrivato da Roma dopo le dimissioni, ha dovuto fare i conti prima con un guasto alla rete elettrica del suo negozio poi con un grave furto nello stesso esercizio commerciale. Un motivo in più per tornare a occuparsi dei suoi negozi e delle sue aziende.
Raffaele Porrisini, ItaliaOggi 29/7/2015