varie, 29 luglio 2015
SCARSA
«Se mi paragono al 2001 rispetto alle ragazzine di oggi, ero più scarsa, a Fukuoka arrivai sesta con i raggruppati, ora trovi ragazze che portano programmi da uomini. Io le batto perché sono forte di testa e a livello atletico sono cresciuta, tra un litigio e l’altro sono riuscita a crearmi anche io uno staff» (Tania Cagnotto).
ANCORA QUI «Sono passate generazioni sotto le mie braccia, da Lorenzo Vismara a Marco Orsi, cambiano i nuotatori ma io sono ancora qui...» (Filippo Magnini).
MARE «Alla maggior parte dei nuotatori non piace il mare aperto: temono l’acqua alta, il fatto che non vedono il fondo, i pesci, le meduse. A me, invece, piace anche se è fredda. E pazienza se non è a 26 gradi come quella della piscina» (Gregorio Paltrinieri).
LINGUE «Troppi stranieri all’Inter? Più della lingua contano i valori. Con il carattere e i fatti si cementa uno spogliatoio. Qui vedo soltanto bravi ragazzi» (Fredy Guarin).
CUGINI «Udine è più tranquilla di Napoli, vivevo a Posillipo. Adoravo la pizza, ma soprattutto le fettuccine al salmone e una verdura, il platano, che trovavo al mercato vicino alla stazione. Ma so che qui starò bene. Non ho parlato con Armero, né con Muriel, ma con mio cugino Cristian Zapata, quello del Milan» (Duvan Zapata, l’attaccante colombiano da quest’estate all’Udinese).
RISPETTO «Non parlerò di moduli e di numeri, ma di rispetto e di principi. Torniamo alle basi di questo sport, partendo proprio dai fondamentali del pallone: dallo stop al tiro, il gesto tecnico va coltivato sempre e può essere migliorato anche a 30 anni. Questo ho imparato dagli allenatori più importanti della mia vita ed è quello che voglio trasmettere» (Nicola Legrottaglie, nuovo allenatore della siciliana Akragas in Lega Pro).
PIANTI «Vi svelo un episodio: nel 2006, avevo 12 anni, un emissario juventino venne a vedermi in un torneo di Giovanissimi. Voleva portarmi subito a Torino ma io rifiutai perché non me la sentivo di lasciare la famiglia e la mia terra. Ricordo che piansi al pensiero di andare via» (Domenico Berardi).
FIGLIO «Non sono depresso, sono triste come un figlio. Sento parlare di depressione, ma non è così. Sono triste e lo sarò finché non muoio. Ho perso un affetto che pensavo eterno e che non si dimentica tanto facilmente» (Diego Armando Maradona dopo la morte del padre).