Fabio De Rossi, Quattroruote 8/2015, 29 luglio 2015
QUANDO LA SICUREZZA NON È UN OPTIONAL
I DATI SUI SINISTRI sono sempre meno sinistri, ma vanno analizzati anche da una prospettiva mancina perché presentano diverse incidentalità. Detto così sembra solo un gioco di parole, tanto più che sulla sicurezza stradale c’è poco da scherzare. Il senso della cosa è che in Italia gli incidenti (mortali o no) stanno calando, anche in modo piuttosto rilevante. Le statistiche, però, sono utili per individuare le linee di tendenza del fenomeno, senza riuscire a darne una rappresentazione esauriente per via delle diverse angolazioni prospettiche. Vediamone un paio.
Dal lato delle assicurazioni. Secondo la relazione annuale dell’Ivass, l’autorità di controllo di settore, la frequenza dei sinistri, cioè degli incidenti rilevanti per la Rc auto, è scesa del 21,6% tra il 2004 e il 2014 e del 18,8% tra il 2011 e il 2014 (nel primo trimestre 2015 l’Ania segnala però un lieve aumento dei danni gravi).
Nel documento si fa riferimento anche a uno studio sull’incidentalità per chilometro nelle province italiane. Risultato? A Napoli l’indice è 15,86 (dato 2014, ma nel 2012 era 19,49), a Isernia il fattore è 0,37. I valori più alti si registrano nelle metropoli: dopo il capoluogo campano, è la volta di Milano (12,09) e Roma (9,20). La media nazionale è 2,36, in calo da 2,50 del 2012.
Dal lato dell’lstat. In un recente rapporto dell’Istituto nazionale di statistica sulla mobilità urbana (relativo al 2013), emerge che i tassi di mortalità stradale sono più bassi che nel 2011 (da 5,7 a 4,8 decessi per 100 mila abitanti nei capoluoghi di provincia, da 6,5 a 5,6 in tutta Italia).
Le autostrade e i raccordi sono più sicuri delle strade urbane, ma nelle grandi città le conseguenze letali per conducente e passeggeri sono sensibilmente inferiori rispetto alla media nazionale. Al contrario, le possibilità che un incidente provochi la morte o delle lesioni ai pedoni aumentano nei capoluoghi di provincia (1,19 morti e 68,9 feriti ogni 100 mila residenti, contro, rispettivamente, 0,91 e 35,3 della media nazionale).