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 2015  luglio 28 Martedì calendario

PERISCOPIO

Pd – Benvenuto, compagno Verdini. Jena. La Stampa.

Roma, la metropolitana viaggia con le porte aperte. I passeggeri increduli: «Sta viaggiando!». Spinoza. Il Fatto.

«Questi fanno quel cazzo che gli pare». «Dio, che linguaggio!». Vignetta di Altan, ilvenerdì.

Rileggiamo un articolo del Fatto Quotidiano dell’aprile 2014: «Un sindaco, una giunta di 4 assessori, 12 consiglieri, un segretario comunale e un dipendente part-time. È questa la macchina amministrativa impiegata per far funzionare il comune di Pedesina (Sondrio), che coi suoi 36 abitanti detiene la palma di amministrazione più piccola d’Italia ». In realtà, al di là dell’amore che ciascuno di noi porta della propria contrada d’origine, la presenza di troppi comuni microscopici può essere un problema. Lo ricorda il dossier sui costi della politica curato da Massimo Bordignon per il rapporto sulla spending review firmato dall’ex commissario Carlo Cottarelli e rimasto un anno a bagnomaria per le denunce che contiene, spesso scomode. Gian Antonio Stella. Sette.

Gli intellettuali di sinistra sono compatti e organizzati. A destra vince invece l’individualismo. Ognuno va per la sua strada, senza fare squadra. Giordano Bruno Guerri, storico, Epolis.

Non c’è nell’indagine «Mafia capitale» e nei suoi risultati una catena estorsiva e violenta di tipo mafioso. Non ci sono delitti di mafia. C’è un’aria di malavita e di deviazione dai canoni della legalità, e di corruzione, intestabile al business della carità e dell’assistenza, a istituzioni tipiche di una concezione solidarista della funzione pubblica nel campo del recupero dei carcerati, dell’accoglienza e del volontariato. Accanto a un mare di cose buone o di velleità redentive buoniste, scegliete voi, c’è il sospetto, e molto più che il sospetto, di un coinvolgimento corruttivo di pezzi dell’amministrazione capitolina, singoli funzionari. Mancano le famiglie, i mandamenti, il linguaggio e le omertà della mafia. Mancano gli arsenali, insomma mancano tutti gli elementi tipici di un crimine organizzato di tipo mafioso. Giuliano Ferrara. il Foglio.

Milano. È stato inaugurato ieri, alla presenza di numerosi discografici, il nuovo naso di Iva Zanicchi. Amurri & Verde, News. Mondadori, 1984.

Se c’è una giuria da comporre per il Festival del cinema o la Biennale di Venezia, per un’esposizione d’arte, per uno spettacolo allestito con il pubblico denaro, il governo democristiano chi sceglie? Loro, gli intellettuali che si sono raggruppati a margine delle sinistre. Se c’è da nominare un rappresentante italiano all’Unesco, il governo chi sceglie? Uno di loro. Se v’è un ricevimento ufficiale, una cerimonia, un banchetto, uno spettacolo di gala, il Governo che invita a rappresentare la cultura, l’arte, la stampa italiana? Loro. Il presidente della Repubblica, al tempo di Einaudi, a chi distribuiva, a piene mani, come fossero gigli, le onorificenza repubblicane? A loro. E qual meraviglia, se fra i decorati da Einaudi non mancano i manutengoli dei nazisti, trasformatici poi in eroi della resistenza e della libertà? Curzio Malaparte, Battibecchi. Shakespeare and Company, 1956.

Nel Sangue dei vinti, Giampaolo Pansa documenta la controstoria sui crimini ignorati della Resistenza che mandò in bestia la sinistra e in sollucchero la destra che si sentì, dopo mezzo secolo, riabilitata e per giunta da uno scrittore considerato «compagno» (anche se in realtà Pansa comunista non lo è mai stato, più vicino piuttosto alla tradizione azionista dei Galante Garrone). Antonio Padellaro. Il Fatto.

Se una cosa entra da un orecchio ed esce dall’altro, vuol dire che fra i due non c’è niente che la trattenga, diceva Georges Feydeau. Provate ad applicare la battuta di Feydeau agli uomini politici e verificate: ci sono quelli che non ascoltano; quelli che proprio non capiscono; quelli che fingono di non capire; quelli che capiscono, ma fingono di non aver sentito; quelli che hanno sentito e hanno capito, ma preferiscono glissare: per paura, per convenienza, per rubare il concetto, per utilizzare a tempo debito ciò che hanno sentito, per non perdere tempo, per mortificare l’interlocutore, per evitare di mortificarlo, per evitare di elogiarlo, per evitare il disagio di un momento di verità; e ancora quelli che Quant’è difficile trattare con quelli che fanno politica. cesarelanza.com.

La costa del lago si snodava in curve ora dolci ora strette. A tratti, la superficie dell’acqua appariva, nera, a strapiombo, sotto di lei. La percorreva allora un nemmeno conscio filo di angoscia, come se una parte di lei sussurrasse: guarda, è un attimo, basta non girare il volante. Ma non aveva, in realtà, nessuna intenzione di morire. Era curiosa invece, sebbene un po’ spaventata, da quella sua fuga in una notte di maggio, in cerca di non sapeva esattamente cosa. Era curiosa di vedere cosa c’era, in fondo a quella avventura. Marina Corradi. Tempi.

Dalle finestre delle case friulane sparse, la gente guardava stupita, chiedendosi quali novità avrebbe generato quest’ultima trovata della guerra, finora la più strana di tutte. I bambini erano incuriositi dai cavalli della carovana dei cosacchi, le scimitarre e le cartucciere incrociate sul petto, come quelle dei guerriglieri messicani. Non avevano mai visto cavalli così giganteschi. Anche i vecchi contadini li guardavano con un’ingordigia mal dissimulata, pensando quali magnfici animali sarebbero stati per i lavori della campagna. Due o tre di quelli dovevano sviluppare la stessa forza dei trattori che si vedevano prima della guerra nei film americani. Carlo Sgorlon, L’armata dei fiumi perduti. Mondadori, 1985.

Molte cose mi passavano per la testa mentre guardavo Maria che si vestiva. Mi faceva piacere e nello stesso tempo mi rendeva infelice che lei avesse tanta confidenza con il proprio corpo. Heinrich Böll, Opinioni di un clown. Mondadori.

«Non ne posso più di mia moglie, non ne posso più» dice un vecchio ebreo con la testa nelle mani. «Ma se tua moglie è così affettuosa...», lo consola un amico. «È vero. Il fatto però è che lei continua a chiedermi dei soldi». «Per cosa?». «E che ne so, io. Non glieli ho mai dati». Barzellette ebraiche.

La Norma, la domestica di nonno Enrico, sentenziò che, per lei, uno non lascia la famiglia se non ha un buon motivo e, per un uomo, il miglior motivo è sempre un’altra donna. Umberto Cavezzali, Gente del Po. Camunia.

Ho fame di fama. Riuscirà il successo a sfamarmi? Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 28/7/2015