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 2015  luglio 28 Martedì calendario

«NOVE MALEDETTO, NON TI TEMO»

Raccontano che a Porto Alegre ci sia un bellissimo tramonto. L’ultimo fuoriclasse brasiliano arrivato al Milan da Porto Alegre dava il meglio dopo il tramonto: quando si accendevano le luci dello stadio e, più tardi, con l’illuminazione soffusa dei privé in discoteca. Era Ronaldinho, un campione che viveva sorridendo dentro e fuori dal campo. Luiz Adriano viene da Porto Alegre, ma in confronto a Dinho sembra arrivare da un altro pianeta: serio, concentrato, schivo. Ronaldinho aveva la magia dentro, Luiz Adriano ha grandi qualità che però deve confermare giorno dopo giorno con il lavoro. Il Milan ha puntato su di lui e il brasiliano vuole dimostrare che a Porto Alegre nascono fenomeni, ma anche grandi centravanti.
Luiz, com’è stato il primo approccio con il Milan?
«Ottimo. Si lavora con maggiore intensità rispetto allo Shakhtar. E i compagni stanno facilitando il mio inserimento, in particolare i brasiliani Alex e Rodrigo Ely. Anche i membri dello staff tecnico mi parlano lentamente, per farsi capire bene».
Sta studiando a giocare in coppia con Bacca?
«Stiamo cercando la formula migliore, ma non ci sono problemi. Contro l’Inter sono tornato un po’ più indietro perché la partita lo richiedeva».
Berlusconi le ha chiesto qualcosa di particolare?
«Mi ha trasmesso fiducia e serenità. Non solo a me: a tutto il gruppo».
Lei è amico di Pato. Vi siete sentiti di recente?
«Ho parlato con lui prima di imbarcarmi da San Paolo. Mi ha detto che il Milan è un grande club. E’ convinto che farò molto bene in Italia. Mi ha spiegato un po’ di cose e mi ha assicurato che mi ambienterò in fretta. La mia carriera e quella di Pato hanno svoltato insieme, con la vittoria nel Mondiale per club del 2006».
Otto anni in Ucraina: perché nessuno è venuto a prenderla prima?
«Perché presidente e allenatore non volevano vendermi. E poi c’era un gruppo di giocatori, tra cui molti brasiliani, che è cresciuto insieme. Non era semplice andare via».
Cos’è stato Lucescu per lei?
«Un secondo padre. Il primo anno a Donetsk faticavo ad ambientarmi, non sopportavo freddo e solitudine. Lui mi parlava a lungo, mi rasserenava. Ha avuto tanta pazienza».
Poi è arrivata la guerra.
«A Donetsk per fortuna ci ha solo sfiorati. Io e la mia famiglia non abbiamo avuto paura perché i combattimenti più duri erano in altre città».
La cinquina al Bate in Champions è la notte più bella della sua carriera?
«Sicuramente. Ricordo quella partita e quelle emozioni. Segnai altri tre gol al Bate al ritorno».
Champions per lei significa anche squalifica per comportamento antisportivo.
«Segnai al Nordsjaelland senza essermi accorto che avrei dovuto restituire il pallone ai nostri avversari. Ero girato dall’altra parte, non avevo visto cosa era accaduto. Chiesi scusa, ma mi squalificarono per un turno e non potetti sfidare la Juve».
Nello Shakhtar ha quasi sempre vinto il campionato. Il Milan, invece, non parte favorito.
«La sfida è bella per questo: dopo aver vinto sei campionati in Ucraina voglio riuscirci anche in Italia».
Al Milan c’è una bella tradizione brasiliana.
«Lo so, ma il mio punto di riferimento è Shevchenko, che arrivò in rossonero da Kiev».
Cosa le ha detto Lucescu dell’Italia?
«Che posso giocarmi le mie carte con serenità. Mi ha detto di restare tranquillo e usare la testa».
Era già stato in Italia da turista?
«Sì, qualche weekend. E poi avevo sfidato Juve e Roma in coppa. Quando andavamo all’estero, Lucescu ci faceva da guida turistica e ci portava in giro».
Negli Emirati le offrivano molti soldi. Perché ha scelto il Milan?
«Ho parlato con mia moglie, con mio padre, con Lucescu e con Pato. E ho pensato che fosse il momento di affrontare questa sfida. Il Milan ha una storia grande: io voglio entrarci».
Lo sa che c’è la maledizione del numero 9?
«Sì, ma non mi curo di queste cose. La maglia numero 9 ha un fascino incredibile ed è ora che torni a segnare».
Avrà la saudade della Champions?
«Mi mancherà, sicuro. Ma la giocherò tra un anno con il Milan».
La Juve si può battere?
«E’ una grande squadra. Ma sono forti anche l’Inter, la Roma. Il Milan. Nessuno è favorito».
Come le sembra Mihajlovic?
«Il professore (testuale, ndr) è molto severo ed esigente. Come Lucescu».
E se arrivasse Ibrahimovic?
«Ci integreremmo alla perfezione, è un campione. Ma il mio idolo resta Ronaldo, il Fenomeno».
Quali sono le prime parole di italiano che ha imparato?
«Ciao, buongiorno, buon appetito. E passala...».
Qual è la coppia di attaccanti più forte che potrebbe schierare adesso il Brasile?
«Neymar-Luiz Adriano. E se farò bene con il Milan conquisterò un posto nella Seleçao».