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 2015  luglio 28 Martedì calendario

TUTTI I MODI PER DIRE CHE SCIOPERO

Lo sciopero è un «diritto individuale a esercizio collettivo» nell’ambito delle leggi che lo regolano. Così lo definiva Gino Giugni spiegando l’articolo 40 della Costituzione.
Peccato (o per fortuna) che di efficaci leggi di regolazione non se ne sono viste, mentre di fronte al laissez faire del legislatore la fantasia è andata al potere, producendo uno sterminato catalogo di forme di astensione, un dizionario e un alfabeto per tutti i gusti.
Lo sciopero nobile per eccelenza è lo sciopero generale, mitico strumento politico, una spallata per far cadere i governi. Viene poi lo sciopero a oltranza, proclamato a tempo indeterminato: famosi quelli dei minatori inglesi. Della famiglia degli scioperi articolati (o disarticolati) fanno parte gli scioperi a scacchiera (reparto per reparto), dalle conseguenze micidiali nelle catene di montaggio, mentre il più temuto è il gatto selvaggio: uno sciopero improvviso, non annunciato, deciso da delegati sindacali spesso a colpi di fischietto. Effetti devastanti (come è il caso della metropolitana di Roma, ma anche di molti uffici pubblici) derivano dallo sciopero bianco, che consiste nell’applicazione letterale di regolamenti e contratti, che riesce a mandare in tilt qualunque organizzazione del lavoro, tanto per ribadire quanto contino burocrazie e burocrati.
Lo sciopero alla rovescia fu inventato da Danilo Dolci il 2 febbraio 1956: «Credo che uno sciopero debba essere sempre, oltre che scienza, un’opera d’arte, un’invenzione», disse e se gli operai potevano scioperare in azienda i disoccupati, i senza lavoro, a rovescio potevano ricostruire le strade dei loro comuni.
Con lo sciopero virtuale entriamo nel web, nel digitale: il più noto è del 2007 quando migliaia di dipendenti Ibm presidiarono le isole su Second Life per diverse ore, dando vita al Sindacato 2.0, un movimento basato sull’uso partecipato delle tecnologie di comunicazione a fini sindacali.
Ad arricchire la lunga fenomenologia delle astensioni sono gli scioperi a singhiozzo (interruzioni brevi del lavoro, anche per pochi minuti all’ora), mentre a innovare manifestazioni e proteste di piazza, reali e virtuali, oltre all’ossessivo camminare in cerchio degli Stati Uniti (dove è proibito lo sciopero generale e vietati assembramenti e blocchi del traffico), sono nati i flash mob (eventi rapidi e spiazzanti, con azioni non convenzionali), il cacerolazo (cortei rumorosi spesso femminili con casseruole, padelle e mestoli che provocano clamore) e il tweet bombing, un vero e proprio bombardamento di migliaia di tweet sull’account di un presunto colpevole. Lo sciopero non è innocuo ed ha un prezzo (perdita di stipendio), ma non può arrecare troppi danni alla collettività; altrimenti rischia il boomerang: dare vita agli scioperi di utenti, consumatori e cittadini contro i troppi scioperi e i disservizi.