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 2015  luglio 27 Lunedì calendario

ARTICOLI SU MASSIMO TONONI, NUOVO PRESIDENTE DI MPS


FABRIZIO MASSARO, CORRIERE DELLA SERA 25/7/2015 -
Dopo tre anni vissuti pericolosamente al vertice del Montepaschi nel momento più drammatico della storia recente della banca, Alessandro Profumo rassegna le dimissioni da presidente per dedicarsi a una sua autonoma attività imprenditoriale, sempre nella finanza. Al suo posto i soci pattisti dell’istituto — i fondi esteri Fintech Advisory e Btg Pactual con il 7,6% da un lato, la Fondazione Mps con il suo 1,5% residuo dall’altro — hanno indicato per la presidenza Massimo Tononi, 51 anni il prossimo 22 agosto, attuale presidente della Borsa Italiana e di Prysmian, già banchiere di Goldman Sachs e sottosegretario di Tommaso Padoa Schioppa al ministero del Tesoro tra il 2006 e il 2008 nel secondo governo Prodi.
Il passo era stato annunciato da tempo dal banchiere 58enne, che aveva indicato il perfezionamento dell’aumento di capitale da 3 miliardi di fine giugno come il momento opportuno per dire addio a Siena.
Sulla scelta di Tononi ha pesato anche l’imprimatur del governo Renzi, dopo che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, aveva incontrato nei giorni scorsi Tononi a via XX Settembre. Il ministero ha voce in capitolo su Mps perché ne è diventato il secondo azionista con il 4% dopo aver incassato in azioni gli interessi sulla parte residua di Monti Bond, il prestito di Stato da 4,07 miliardi ottenuto dalla banca nel 2013 ed estinto un mese fa. Anche Alessandro Falciai, l’imprenditore ex patron di Dmt-Ei Towers che con l’1,7% è riuscito a conquistare 4 posti in consiglio, ha dato il suo benestare su Tononi, che è comunque stato individuato dai soci del patto di sindacato (che la Fondazione vorrebbe riscrivere). «È una figura di altissimo profilo; c’è grande soddisfazione», ha detto il presidente dell’ente, Marcello Clarich. Proprio ieri la Fondazione ha indicato come nuovo direttore generale Davide Usai.
L’incarico a Tononi sarà formalizzato al consiglio del 6 agosto. Insieme con l’amministratore delegato Fabrizio Viola dovrà prendere le redini di Mps per accompagnarla all’integrazione con un’altra banca, come richiesto dalla Bce. Domani scade il termine indicato da Francoforte per chiudere la partita del derivato Alexandria con Nomura e indicare i «milestone», i passaggi chiave per l’integrazione. Su quest’ultimo punto Mps farà valere l’incarico agli advisor Ubs e Citi. Circa Nomura, sosterrà che Alexandria è rientrato nella soglia dei «grandi rischi» (cioè di un’unica esposizione oltre il 25% del patrimonio) grazie a nuovi criteri di calcolo fissati dall’Eba.
Ieri è stata la giornata del commiato a Profumo, che lascia dopo tre anni «intensi», come li ha definiti una nota della banca. Nei 40 mesi in cui Profumo è stato presidente, Mps ha fatto 8 miliardi di aumenti di capitale, rimborsato gli aiuti di Stato, pagato 1 miliardo di cedole al Tesoro, tagliato i costi, ripulito i bilanci. E contemporaneamente, come Abi, ha anche riscritto i contratti dei bancari, una partita complicatissima per la quale ieri il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, l’ha voluto ricordare come «grande professionista, persona equilibrato e con grande senso di responsabilità».
Fabrizio Massaro

GIANLUCA PAOLUCCI, LA STAMPA 25/7/2015
Alessandro Profumo lascerà la presidenza e il cda di Monte dei Paschi il prossimo 6 agosto. Al suo posto, salvo sorprese, arriverà da Borsa Italiana Massimo Tononi.
L’avvicendamento tra i due banchieri, nell’aria da tempo, è stato ufficializzato ieri dopo la chiusura della Borsa con due distinti comunicati di Mps e dei soci pattisti (Fondazione, Fintech e Btg Pactual), che hanno reso noto di aver selezionato Tononi come prossimo presidente.
L’addio di Profumo, annunciato da tempo, arriva dopo tre anni alla guida dell’istituto senese che hanno coinciso con la fase più difficile della ultracentenaria storia di Mps. Il banchiere, arrivato a Siena nell’aprile del 2012 dopo il tumultuoso addio a Unicredit e rinunciando al proprio compenso, lascia però un lavoro ancora da completare.
Domani scade infatti «l’ultimatun» della Bce che, nel febbraio scorso, aveva dato tempo fino al 26 luglio a Mps per rafforzare il suo capitale, trovare un partner e risolvere la vicenda del derivato Alexandria sottoscritto con Nomura, la cui esposizione aveva superato i limiti imposti dalla vigilanza di Francoforte.
Se il primo pezzo è andato a posto con l’aumento di capitale da tre miliardi di euro da poco concluso, compratori all’orizzonte non se ne vedono. La situazione della banca, con crediti deteriorati per oltre 23 miliardi a fine 2014 su impieghi per 120 miliardi, ha finora scoraggiato i potenziali compratori. Per arrivare ad una aggregazione, si spiega in ambienti bancari, servirà di certo del tempo affinché la situazione si stabilizzi. Più semplice il tema di Alexandria, grazie all’aumento di capitale che ha ridotto la concentrazione del rischio. Temi ovviamente già noti a Francoforte, che segue da vicino e con grande attenzione la vicenda Mps.
Proprio il rapporto con la Bce sarà uno dei principali impegni per Tononi se l’assemblea dei soci confermerà l’indicazione di Fondazione, Fintech e Btg. Tononi, 51 anni, condivide con Draghi la provenienza da Goldman Sachs, dove ha lavorato a più riprese dalla fine degli anni ’80 e poi ancora dal 1994 al 2006. Ed è stato anche sottosegretario all’Economia del secondo governo Prodi (con il ministro Tommaso Padoa Schioppa), dove si è occupato di debito pubblico e partecipazioni. Da sempre vicino a Prodi, con il quale aveva lavorato anche all’Iri nei primi anni ’90, attualmente è presidente di Borsa Italiana e di Prysmian.
Tononi dovrebbe arrivare a Siena in settembre, quando si terrà l’assemblea straordinaria che sarà convocata dal cda del prossimo 6 agosto che dovrà esaminare anche i risultati del semestre.
Per Profumo, come ribadito anche ieri nel comunicato della banca, c’è un futuro da imprenditore. Il manager, che non ha mai legato con la città e che ha messo la propria faccia su una delle più gravi crisi bancarie della storia italiana, lascia pochi rimpianti a Siena. Difficile dire però se il suo successore potrà fare meglio. Ma il rapporto con la città non sarà il problema più grande.

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DAVIDE VECCHI, IL FATTO QUOTIDIANO 25/7/2015 –
Alessandro Profumo ha rassegnato le dimissioni da presidente del Monte dei Paschi di Siena. Una scelta già annunciata e ufficializzata ieri a conclusione del consiglio di amministrazione che ha approvato la relazione semestrale al 30 giugno 2015.
Profumo lascia dopo tre anni di gestione non facile, chiamato nel marzo 2012 per risanare i disastri conti dell’istituto di credito a seguito dell’inchiesta della Procura di Siena che aveva azzerato i vertici di Mps guidati da Giuseppe Mussari. A guardare i numeri per la banca poco è cambiato. Il bilancio 2012, che Profumo trova al suo arrivo, ha una voragine da 4,69 miliardi di euro.
L’esercizio 2014, l’ultimo approvato dal manager, ha perdite per 5,34 miliardi di euro. In questi 40 mesi è però successo di tutto. E Mps non è più quella di tre anni fa. Il massiccio piano di riduzione dei costi ha portato alla drastica soppressione di oltre 4.600 posti di lavoro con incorporazione delle controllate e chiusura di 400 filiali entro il 2015. Ma non è bastato né il piano di riassetto né quello industriale: sono stati necessari due aumenti di capitale da cinque miliardi il primo nel giugno 2014 e un secondo per altri 3 miliardi lo scorso maggio. Ancora oggi non è chiaro se è stato sufficiente. Se le conseguenze dell’acquisto di banca Antonveneta da parte dei vecchi vertici per un esborso complessivo di 17 miliardi di euro (a fronte di un valore reale stimato tra i 7 e gli 8) possono ritenersi concluse.
Se il derivato Alexandria peserà ancora sui conti e quali ripercussioni arriveranno dai processi e dalle inchieste giudiziarie ancora oggi in corso tra Siena e Milano. Certo è che quando Profumo arrivò a Rocca Salimbeni il titolo Monte Paschi valeva 8 euro per azione, oggi si muove faticosamente sotto i 2 euro.
La banca in tre anni ha cambiato radicalmente volto e assetto societario. A Siena non è rimasto nulla e di italiano poco: il ministero del Tesoro è entrato con il 4% e la Fondazione, che deteneva la maggioranza dell’istituto, è ridotta a un misero 2,5%. Sono arrivati i grandi fondi americani come BlackRock e Vanguard Group che hanno rastrellato titoli durante i necessari aumenti di capitale degli ultimi mesi, in compagnia della banche. Persino la banca centra cinese (People’s bank of China) è oggi presente con il 2,01%. E poi un’altra miriade di soci con quote minime: Banca Fideuram (0,2), Deutsche Bank (0,19), Taube Hodson Stonex Partners (0,23), Classic Fund Management (0,79), Lemanik Funds (0,15), Interfund (0,15), Lyxor (0,18).
E proprio i nuovi soci avrebbero spinto per sostituire Profumo con un uomo ritenuto più vicino alla finanza internazionale. Hanno già indicato un nome: Massimo Tononi, da giugno 2011 presidente di Borsa Italiana e da parile 2012 presidente del cda di Prysmian. Nel 2006 lasciò l’incarico di partner managing director in Goldman Sachs per diventare sottosegretario all’Economia nel secondo governo guidato da Romano Prodi con cui ha solidi legami: ne è stato anche assistente nella sua seconda esperienza alla guida dell’Iri. Dopo l’esperienza governativa, Tononi è rientrato in Goldman Sachs Nel settembre 2010. È anche membro del board della London Stock Exchange con la qualifica di Non-Executive Director.
I principali azionisti di Mps hanno indicato lui per succedere a Profumo che terminerà il suo incarico il 6 agosto prossimo. Il manager se ne va avendo mantenuto l’impegno preso: rinunciando a stipendi e bonus milionari. Stando a quanto è ufficiale, per il momento Profumo ha percepito un compenso di 85 mila euro. Mentre l’amministratore delegato Fabrizio Viola ha incassato 1,3 milioni di euro. Viola per il momento rimane in Mps, nonostante fosse arrivato prima di Profumo e abbia condiviso per alcuni mesi la gestione Mussari come direttore generale dal 12 gennaio 2012.