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 2015  luglio 25 Sabato calendario

LEGROTTAGLIE: «VEDRETE IL MIO CALCIO ETICO»

Se esiste un destino per ciascuno e un luogo dell’anima, quello di Nicola Legrottaglie è la Sicilia. L’ex difensore di Juventus, Milan e infine Catania, è il nuovo allenatore dell’Akragas in Lega Pro. Ai piedi dell’Etna «l’atleta di Cristo» ha concluso la sua parabola di calciatore ed è andato via a malincuore. «E col rammarico di non aver potuto salutare i miei vecchi tifosi nell’ultima partita di due anni fa: sarei voluto entrare anche per cinque minuti, ma non fu possibile, li rivedrò per il derby, spero». Catania ha rappresentato una tappa importante per il 38enne pugliese, non tanto calcisticamente, avendo indossato il rossazzurro ormai a fine carriera, quanto per la crescita umana. Tre anni fa proprio a Catania fondò Missione Paradiso, organizzazione cristiana che continua a vivere e a proliferare anche dopo la sua partenza dalla Sicilia. «Evidentemente, c’è un feeling speciale fra me e questa Terra – conferma Nicola con un sorriso appena accennato – ho trascorso qui tre anni straordinari e ritornare a distanza di così breve tempo è molto bello e stimolante».
Ci racconta come nasce la scelta di Agrigento?
«Da un anno allenavo gli Allievi del Bari e lì probabilmente sarei rimasto se non fosse arrivata la chiamata di Peppino Tirri (amministratore delegato dell’Akragas, ndr ) e posso dire che la sua è stata l’unica società che mi ha cercato concretamente. C’era stato anche un abboccamento col Martina, ma è finita lì».
E cosa l’ha convinta del progetto della nuova dirigenza agrigentina?
«L’entusiasmo e la serietà del presidente Giavarini, innanzitutto, e poi anche il fatto che abbiano voluto sposare le mie idee».
Può spiegarci su quali presupposti vi siete incontrati?
«Ho spiegato che non parlerò di moduli e di numeri, ma di rispetto e di principi, valori che nel calcio si sono un po’ perduti. Torniamo alle basi di questo sport, partendo proprio dai fondamentali del pallone: dallo stop al tiro, il gesto tecnico va coltivato sempre e può essere migliorato anche a 30 anni. Questo ho imparato dagli allenatori più importanti della mia vita ed è quello che voglio trasmettere».
Vietato parlare di numeri, ma non di obiettivi: quali sono quelli dell’Akragas?
«Arrivo, anzi torno in Sicilia con i piedi ben piantati per terra per insegnare la filosofia del lavoro. Non prometto risultati immediati, ma se arrivano tanto meglio. Farò una scelta di campo precisa: seminare tanto per raccogliere nel tempo. A me piaceva il bel gioco e cercherò di inculcarlo nei miei ragazzi».
Non ha paura di bruciarsi dopo solo un anno di esperienza nelle giovanili?
«Qualcuno mi ha avvertito del rischio, ma io dico che il coraggio aiuta a vincere la paura».
Con lei porterà Capuano che sarà il capitano e Almiron, due reduci rossazzurri.
«Elementi molto validi per la categoria che potranno dare un valore aggiunto ad una rosa che verrà composta soprattutto partendo dai valori morali».
E farà il ritiro a Torre del Grifo: proprio un nostalgico, lei.
«E’ un centro che conosco molto bene ed è il massimo per fare una preparazione senza allontanarsi troppo dalla sede».
Incrocerà la sua vecchia squadra: a proposito cosa ne pensa del terremoto che c’è stato ai piedi dell’Etna?
«Non avrei mai voluto vedere il Catania in questa situazione. Ai tifosi rossazzurri dico di non pensare più al passato, ma di lavorare con serietà per costruire un futuro migliore».