Luca Taidelli, La Gazzetta dello Sport 25/7/2015, 25 luglio 2015
RANOCCHIA DI PIU’ –
Il capitano è sereno. Non lo turbano il toto fascia né le solite voci estive che lo vogliono in panchina o in partenza. Alla vigilia del derby asiatico Andrea Ranocchia lancia la sfida. La sua Inter non può più sbagliare né nascondersi. Forse potrà farlo giusto oggi, visto che contro l’amico Mihajlovic, Mancini medita di stravolgere l’11. Anche perché dopo tre giorni c’è il Real.
Ranocchia, partiamo dai nuovi compagni di difesa. Che impressione le sta facendo Murillo?
«Ottima. È tosto e forte. Si è tagliato le vacanze dopo la Copa America, l’ambientamento è stato rapidissimo e contro il Bayern ha fatto un grande esordio. Peccato per questo problema muscolare al polpaccio, ma è cosa da poco».
L’ha definito «tosto» ed è stato detto che a lei per il salto di qualità servirebbe uno alla Samuel.
«Jeison ha già mostrato carisma e personalità, andando al faccia a faccia con Lewandowski. È giovane, ma titolare nella Colombia. Quanto alle critiche, alla supposta mancanza di grinta, mi scivola tutto addosso».
Dopo la Cina si unirà al gruppo anche Miranda.
«Altro grande acquisto. Ciascuno dovrà lottare per una maglia, nelle grandi deve essere così».
Che vi ha detto l’amichevole persa col Bayern?
«Abbiamo fatto una buona gara, poi è ovvio che se commetti un solo errore con loro lo paghi caro. Nel processo di crescita, è un ottimo test».
Ora c’è il derby in salsa orientale. Lei era in campo nell’agosto 2011 quando a Pechino contro il Milan perdeste la Supercoppa italiana.
«Grazie per avermelo ricordato... (ride). Scherzi a parte, sono l’unico interista superstite di quella gara. Da allora, per entrambi è cambiato tanto».
In peggio...
«Fa impressione vedere le milanesi fuori dalle coppe, ma anche il calcio è fatto di cicli ed entrambi i club stanno lavorando bene».
Che derby dobbiamo aspettarci?
«Con il Milan è sempre derby, anche in amichevole. Saranno tra gli avversari da temere. Battere il Milan dà sempre soddisfazione particolare».
Anche se manca più di un mese a fine mercato, crede che il gap con la Juve si sia ridotto?
«Loro hanno perso tre giocatori importanti: Pirlo, Vidal e Tevez. Tutti difficili da rimpiazzare, malgrado sia arrivata gente forte. Non so se sarà una Juve meno forte. Possibile che il gap si sia ridotto. Ma queste sono parole, adesso i fatti».
I fatti dicono che la stagione scorsa avete gettato al vento tanti punti per errori difensivi assurdi.
«Avere fondamenta solide è fondamentale. In A vince quasi sempre chi subisce meno reti. In ritiro abbiamo lavorato tantissimo sulla fase difensiva. Non solo su quella dei quattro dietro. Per il salto di qualità dobbiamo difenderci in 11».
Per il salto di qualità serve gente alla Kondogbia.
«Geoffrey mi piace. Poche parole e molti fatti. Tutti dobbiamo essere così. Ma soprattutto è un giocatore di talento, in campo si farà sentire. Basta non aspettarsi che, a 22 anni e appena arrivato, risolva le partite da solo».
A proposito di giovani, tante critiche a Dimarco.
«Federico non ha neanche 18 anni, aveva contro il Bayern e un avversario incredibile come Douglas Costa. Ha un po’ sofferto, però ha anche fatto cose buone quando spingeva. Purtroppo non mi stupisco che in Italia si critichi un giovane. E poi ci si lamenta che non trovano spazio...».
Si può dire che l’obiettivo minimo è il ritorno in Champions o sul gruppo si mette pressione?
«Se vuoi vincere, devi convivere con la pressione. L’obiettivo Champions dobbiamo porcelo, ma dentro lo spogliatoio. Senza proclami».
Vede un Mancini carico?
«Carichissimo. Poter scegliere gli uomini in base alle esigenze, fare la preparazione e il lavoro tattico dall’inizio farà la differenza».
E lei, sarà ancora il capitano?
«Ogni estate sono fuori dall’undici titolare, poi gioco io... Le cose vanno dimostrate in campo. Io esco sempre con la maglia sudata, do tutto per questi colori. Del discorso fascia si parla solo tra i media, nessuno in società ne ha fatto cenno. Sono serenissimo. E lo resterei anche senza fascia».