G.B. Olivero, La Gazzetta dello Sport 25/7/2015, 25 luglio 2015
BACCA ATTACCA: «IO... COME RONALDO»
Un colombiano arrivato in Italia da Siviglia scoprirà stasera a Shenzhen il fascino del derby di Milano. Lo farà stando, almeno inizialmente, seduto accanto al suo allenatore serbo (Sinisa Mihajlovic) che tanto gli ricorda il tecnico basco (Unai Emery) con cui è diventato grande. Ma il giro del mondo di Carlos Bacca non finisce qui, anzi è appena iniziato perché lui ha scelto il Milan proprio con questo scopo: inseguire il pallone e il gol in ogni angolo del mondo. E pazienza se per un anno, amichevoli a parte, potrà farlo solo in Italia. Da qualche parte bisogna pur iniziare. E l’inizio di Carlos è stasera, in Cina. Forse: «Ho pochi giorni di allenamento nelle gambe, ma mi sto preparando bene. Non so se contro l’Inter scenderò in campo e se giocherò un minuto, 20 o 30. Ma li giocherò sempre al massimo. Per me la serietà sul lavoro è fondamentale».
Carlos, perché il Milan?
«Mi ha conquistato l’ambizione del nuovo progetto. Il club vuole lottare per lo scudetto, tornare in Champions. Mi piace molto questa voglia di vincere. Cercherò di dare tutto per aiutare la squadra a conseguire i suoi obiettivi. E poi il Milan è la seconda squadra che ha vinto più Coppe Campioni, è rispettata in tutto il mondo. Qui in Cina l’accoglienza è stata incredibile e l’affetto è smisurato».
Quanto le dispiace non fare la Champions che aveva guadagnato con il Siviglia?
«Molto. Ho fatto due ottime stagioni nel Siviglia, sono cresciuto, abbiamo vinto due Europa League e ci siamo meritati la Champions. Però il Milan mi ha mostrato un progetto grande e ambizioso e ho preso questa strada».
Dalla Liga e la Champions alla Serie A senza coppe: perché non è un passo indietro?
«Innanzitutto il Milan mi è sempre piaciuto, quando ero piccolo sulla tv colombiana si vedeva solo calcio italiano. Sono felice di poter giocare in questo campionato. E poi tutti i tornei sono difficili: Italia, Spagna, Colombia, Inghilterra, Germania. Quello che fa davvero la differenza è la voglia di vincere, l’ambizione che qui hanno tutti dal presidente in giù. Il mio mestiere è fare gol e io voglio segnare moltissimo con questa maglia, dare molta allegria ai tifosi».
Com’è stato il primo incontro con Berlusconi?
«Mi è sembrato una persona sensibile e sincera. Un uomo umile, un lavoratore che ha ottenuto grandi risultati».
Com’è stato il primo approccio con Mihajlovic?
«Molto positivo. E’ esigente e perfezionista. Cerca di correggere ogni piccolo errore. Mi sembra ambizioso, lavora con intensità. Soprattutto ama vincere e trasmette bene questa voglia».
L’anno scorso ha giocato nel 4-2-3-1. Nel Milan avrà un altro attaccante vicino: cambia qualcosa?
«No. Sono uno che si adatta senza problemi. Posso giocare in coppia con un altro attaccante. A Siviglia ho avuto Gameiro come compagno di reparto».
Comunque lei preferisce stare in area.
«Io preferisco essere titolare...».
A quale giocatore crede di assomigliare?
«A Ronaldo il “brasileiro”».
26 marzo 2014, doppietta al Real e vittoria del Siviglia per 2-1: la giornata più bella?
«Una giornata da non dimenticare. Fu una grande gioia anche per la squadra. E’ la dimostrazione che con lavoro, disciplina e serietà si ottengono i risultati».
Da tanto tempo il Milan non spendeva 30 milioni per un giocatore: sente la responsabilità?
«Se il Milan mi ha pagato così tanto significa che si fida. Io sono contento che l’abbia fatto anche se è stato difficile anche per me e la mia famiglia lasciare Siviglia».
Il Milan ha scelto lei dopo aver provato a prendere Jackson Martinez.
«Siamo differenti. Jackson ha molto talento ed è bravo a fare gol. E’ andato in un grande club come l’Atletico. Io sono tecnico, rapido. E segno».
Qual è l’attaccante colombiano più forte adesso? Falcao, Bacca, Martinez, senza parlare di James...
«Falcao è fortissimo, ma anche gli altri. Ci sono pure Ibarbo e Muriel che giocano in Italia. E tutti danno sempre il massimo per la loro squadra».
Lei era piccolo quando a Italia ’90 esplose la Colombia di Valderrama, Asprilla e Rincon.
«Asprilla era eccezionale. E tutta quella squadra era composta da calciatori fantastici che diedero un’identità al calcio colombiano».
Com’era l’infanzia a Barranquilla?
«Io sono stato bene. Su internet ci sono tante sciocchezze sulla mia infanzia. C’è scritto che aiutavo mio padre a vendere il pesce e non è vero. Che mio nonno paterno aveva cambiato il nostro cognome e non è vero. Però è vero che mi davo da fare per aiutare la mia famiglia e che il mio sogno era diventare un calciatore. Ed è vero che credo in Dio e prego molto ogni giorno».
Perché la chiamano El Peluca?
«Da bambino avevo la testa piena di capelli. Se dicevi Carlos al mio paese nessuno mi conosceva. Se dicevi El Peluca tutti sapevano che ero io. Ora se dici Carlos Bacca, beh, mi conoscono...».
Cos’ha di speciale Unai Emery?
«Lavora 24 ore al giorno al 100 per cento, anche quando dorme lui in realtà sta lavorando. E poi è un allenatore moderno, esigente».
La intriga di più sfidare in Italia la Juve o l’Inter?
«Juve e Inter sono fortissime, ma non ci sono solo loro. Il bello della Serie A è che ci sono tante squadre competitive».
Allo Stadium ha già vissuto una serata di gloria.
«Sì, lì ho vinto la prima Europa League con il Siviglia battendo ai rigori il Benfica. Spero di vivere altre serate di gloria allo Juventus Stadium con la maglia del Milan».