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 2015  luglio 27 Lunedì calendario

Le carte povere Prova manifesta della massiccia penetrazione dello sport nella vita quotidiana fu il fenomeno delle cosiddette «carte povere»[49]

Le carte povere Prova manifesta della massiccia penetrazione dello sport nella vita quotidiana fu il fenomeno delle cosiddette «carte povere»[49]. Figurine e cartoline, quaderni e agendine, giochi e calendarietti, testimoniano esemplarmente il radicarsi dello sport, e in particolare del calcio e del ciclismo, nell’immaginario collettivo nazionale. Il riferimento, poi, al mondo dell’infanzia e della gioventù conferma il carattere iniziatico di tali piccole icone. E infatti fu proprio attraverso di esse che i campioni e le imprese sportive entrarono a far parte, al pari di altri materiali eterocliti, quali i personaggi e le avventure della letteratura popolare, dei fumetti e dei film, del retroterra culturale di intere generazioni. A ciò non è totalmente estranea la comparsa, su larga scala, della pubblicità, legata all’incremento dei consumi e in particolare di quelli relativi al tempo libero. Il fenomeno delle figurine[50] in origine fu in special modo connesso con l’avvento dei primi consumi alimentari di massa come mostra chiaramente l’esempio più illustre e conosciuto, quello delle Liebig. Al riguardo ricordiamo che la ditta produttrice del famoso estratto di carne pubblicò nel 1895 per la Gran Bretagna la prima serie dedicata allo sport, comprendente i soggetti archery, crocquet, lawn tennis, golf, cricket e football. Se già nei primi anni venti si diffuse in Europa la figurina a soggetto calcistico di formato piccolo raffigurante i ritratti dei giocatori, in Italia si dovette attendere il decennio successivo. Fra i prototipi si possono annoverare la collezione della Fabbrica cioccolato Helvetia Reggio e le collezioni di altre due ditte produttrici di cioccolato, la Zaini e la Lurati. In occasione del Mondiale del 1934, mentre in Inghilterra alcuni produttori di sigarette come la John Players&Sons produssero interessanti album, in Italia alcune ditte come la già citata Zaini e la Job (cartine di sigarette) distribuirono figurine a scopo pubblicitario. Contemporaneamente la casa editrice Vecchi di Lotario Vecchi, creatore della figurina moderna italiana, pubblicò gli album Assi del ciclismo e del calcio,le cui figurine venivano allegate ai più famosi libri per ragazzi dello stesso editore. Fu tuttavia con il concorso a premi I quattro moschettieri, lanciato, sempre nel 1934, dalla Perugina e dalla Buitoni in abbinamento alla trasmissione radiofonica La scarpetta della Regina che dilaga in Italia la febbre della figurina. Tale raccolta, che comprende - oltre al rarissimo Feroce Saladino - anche due figurine calcistiche - il vecchio calciatore (n. 56) e il futuro astro (n. 57) - sarà ben presto imitata a scopo promozionale da numerosissime ditte, anche di modeste dimensioni. Ancora una volta i produttori di cioccolato come Caffarel Prochet, Unica e Salvi creano le serie calcistiche più importanti e popolari, mentre inizia la produzione di figurine non pubblicitarie in vendita presso le cartolerie. Va infine ricordato che proprio ai giochi fanciulleschi di strada è probabilmente dovuta la grande popolarità e diffusione delle figurine, divenute nel dopoguerra un rilevante fatto di costume, giunto al suo apogeo negli anni sessanta con la Collezione Panini. Sempre negli anni trenta apparvero in gran quantità le cartoline illustrate calcistiche[51] raffiguranti diversi soggetti come i campi da gioco e gli stadi, i giocatori in azione e le squadre. Fra le serie più raffinate va citata quella artistica firmata dal pittore Magrà, mentre contemporaneamente si vanno sempre più diffondendo anche le tipologie satiriche e caricaturali, che avrebbero conosciuto, almeno sino agli anni sessanta, un’ampia fortuna. Non mancano, infine, le cartoline celebrative come quelle disegnate da Martinati in occasione del Mondiale del 1934 che raffiguravano gli stessi soggetti dei manifesti ufficiali. Mezzo di comunicazione popolare, la cartolina non poteva, certo, sfuggire alla pubblicità e infatti la Pirelli la utilizza nel 1933 per reclamizzare alcuni suoi prodotti. Il calcio entrò nel mondo della scuola dopo i Mondiali del 1934, quando anche ai bambini venne concesso di identificarsi con l’immagine dei propri eroi, attraverso la diffusione di quaderni con copertina dedicata ai giocatori di calcio[52]. Se fino ad allora le effigi presenti sui quaderni fanno riferimento alle bellezze naturali e artistiche del paese, a episodi storici, d’ora in poi anche le immagini della propria squadra o della Nazionale fecero la loro massiccia comparsa, lasciando una traccia indelebile su molte generazioni. Sempre relativamente all’infanzia, ricordiamo la diffusione di giochi da tavolo[53] come il classico gioco dell’oca dedicato al calcio o alcuni rudimentali calciobalilla. Grande fortuna riscossero i giochi calcistici e ciclistici realizzati con i tappi corona, all’interno dei quali vennero inserite le effigi dei più popolari campioni. Per quanto riguarda il mondo adulto, ebbero grande popolarità gli almanacchi[54] che annualmente riportavano una gran messe di dati c serie storiche di risultati. A questa categoria appartiene la ben nota Agendina del calcio edita dalla Assicurazioni Generali di Venezia, più conosciuta con il nome del suo curatore, l’arbitro Barlassina. a cui seguì, prima della guerra, l’Almanacco del calcio illustrato, curato da Leone Boccali. Assai in voga già dagli anni venti, i calendarietti profumati pubblicitari a soggetto sportivo conobbero un momento di particolare popolarità. Al riguardo può risultare utile ricordare che all’epoca la bottega del barbiere [55], ancor più del bar, era il luogo privilegiato della conversazione e della disputa sportiva e calcistica: un universo completamente maschile, teatro di intensi scontri dialettici. E in tale contesto non è un caso se verso la metà degli anni trenta sia comparsa una lametta Juventus, contenuta in una bustina raffigurante un calciatore bianconero nell’atto di farsi la barba. L’universo maschile, da un lato, e quello infantile, dall’altro, costituirono dunque i cardini attorno ai quali ruota l’immaginario calcistico, che proprio negli anni venti e trenta conobbe una stagione di grande crescita e maturazione. Attraverso la sperimentazione e la codifica di modelli e metafore d’identità venne elaborato un collaudato sistema di espressività popolare che. almeno sino all’era televisiva, sarebbe rimasto pressoché immutato. 48. “Radiocorriere", Rpma, 3-10 giugno, 1934. 49. C. Bertieri. Le “carte povere" dello sport. in “Ludus. Sport & loisir", 1993. n- 34. pp. 63-67. 50. E. Manenti. Le piccole icone, in Football. Domini del calcio: memoria, cultura, e comunicazione, Firenze. Artificio. 1990. pp. 97-103. 51. A. Manodori, Appunti per un ’analisi semiologica a delle tipologie possibili nell’immaginario calcio, in Azzurri 1990. Storia bibliografica emerografica iconografica della Nazionale italiana di calcio e del calcio a Roma, Ruma, la Meridiana, 1990. pp. 279-280. 52. Ivi. pp. 287-288. 53. G. Dossena, La simulazione del gioco, in Azzurri 1990. cit., pp. 85-87. 54. A, Manodori. Appunti per un’analisi cit.. p. 302. 55. Ivi. pp. 285-286.