Michele Farina, Corriere della Sera 26/7/2015, 26 luglio 2015
«NEI MINERALI CERCO L’ETERNITÀ»
Raccontando del tumore che gli invade il corpo, e della morte che si avvicina, Oliver Sacks descrive il suo tavolo da lavoro come un’oasi. Non sono gli oggetti a dargli conforto, ma gli elementi chimici. Quelli della Tavola periodica di Mendeleev, con i loro numeri freddi e i nomi remoti. Mentre scrive che le metastasi gli sono ricresciute nel fegato e avanzano, il più celebre scrittore-dottore del mondo si sofferma su un’«affascinante scatoletta» all’altro capo della scrivania. Contiene «l’elemento 81». Gliel’hanno mandato degli amici inglesi quando ha compiuto 81 anni, nel 2014. Il bigliettino dice: «Happy Thallium Birthday».
Il tallio è tossico e non cura certo il cancro. Come il piombo, numero atomico 82, arrivato per l’ultimo compleanno poche settimane fa. Sul tavolo una cassetta piombata, scrive Sacks sul New York Times, «contiene l’elemento 90, il torio, cristalli belli come diamanti e, naturalmente, radioattivi». Sacks sa che non arriverà a quota 90, alla festa del torio. Ma non importa. Ora che la morte «non è più un concetto astratto ma una presenza, sono tornato a circondarmi di metalli e minerali come quando ero ragazzo, piccoli emblemi di eternità».
Ci portiamo dentro una quarantina di elementi chimici, anche se per il 99% siamo fatti di sei soltanto. Può sorprendere che un uomo con la carica umana di Sacks abbia trovato nella Tavola periodica la sua coperta di Linus. «Fin dagli stress della Seconda Guerra Mondiale, all’età di 10 anni, gli elementi di Mendeleev sono stati miei compagni. Nelle tappe buie della vita sono sempre tornato a rifugiarmi nella fisica, in un mondo dove non c’è vita, ma neppure morte».
Il sollievo del tallio e l’amore dei fan: «Da quando a febbraio ho scritto di avere il tumore, ho ricevuto centinaia di lettere di affetto e apprezzamento. Il segno che (malgrado tutto) ho vissuto una vita buona e utile». Per qualche mese le terapie di chemioembolizzazione «frenano» il tumore: «Ho avuto il tempo di stare con gli amici, vedere pazienti, scrivere, tornare in Inghilterra dove sono nato». Per il «compleanno del piombo», 9 luglio, è in forma. «Ma ora sono peggiorato: brividi di giorno, sudore di notte, nausea, e quel senso di sfinimento». Allora nuove cure, immunoterapia, ma prima un po’ di divertimento: un viaggio al centro di ricerca sui lemuri in Nord Carolina, una serata in campagna, «con stelle così brillanti che pensavo si vedessero solo nel deserto di Atacama». Davanti a quello «splendore ho capito quanto poco mi rimane da vivere. Ho chiesto ai miei amici Kate e Allen: “Vorrei morire sotto un cielo così”. Hanno risposto: “Ti porteremo fuori con le rotelle”».
Non gli interessano più la medicina o la biologia. «Aspetto con ansia gli articoli di fisica». Sacks parla dell’eccitazione con cui ha divorato «l’ultimo studio di Nature su un nuovo tipo di calcolo che conferma come i neutroni siano leggermente più pesanti dei protoni». Il malato terminale sembra così lontano dal medico che ha fatto delle malattie la sua narrazione, a volte discussa (per Tom Shakespeare Sacks è «l’uomo che scambiò i suoi pazienti per una carriera letteraria»). Nell’ultimo libro, On the move, Oliver Sacks neurologo della New York University, l’autore di opere come Risvegli e L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, ha raccontato la sua vita come quella di un paziente (quando a 18 anni disse alla madre che era omosessuale e lei rispose: «Vorrei che tu non fossi mai nato»). Ma giunto a questo punto, è come se il passato non avesse importanza. Conta di più la passione per il bismuto: «Non credo che vivrò abbastanza per vedere il mio 83esimo compleanno, il compleanno del bismuto, ma trovo che ci sia una dose di speranza, qualcosa di incoraggiante, nell’avere vicino l’83». Sul suo tavolo di cura Sacks ne ha un campionario: un pezzo dall’Australia, un lingotto a forma di limousine dalla Bolivia, un cilindro e una sfera omaggio alla geometria euclidea. Nell’attenzione per quel «modesto metallo grigio», lui vede un parallelo con la sua predilezione di medico «per i malati negletti e dimenticati».
Piccoli emblemi di eternità, non tutti ben accetti. «Quasi certamente non vedrò il compleanno del polonio (l’84esimo) – scrive con ironico sollievo – né vorrei avere vicino un elemento con quella radioattività così assassina». Ma nei momenti di sconforto, quando anche il muto bismuto sembra irraggiungibile, «mi guardo un bel pezzo di berillio. È l’elemento 4». Perfetto «per ricordarmi dell’infanzia, e di quanto tempo fa è cominciata la mia vita che sta per finire».