Danilo Taino, Corriere della Sera 26/07/2015, 26 luglio 2015
LA RICOSTRUZIONE 1953, TAGLIO DEL DEBITO ALLA GERMANIA MA PER IL MIRACOLO TEDESCO SERVÌ ALTRO
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO Ci sono molte ragioni per essere favorevoli all’alleggerimento del debito della Grecia. Ognuno ha le sue. Quelle di Atene si spiegano da sole. Quelle del Fondo monetario internazionale dipendono dal fatto che non può erogare aiuti a un Paese se ritiene il suo debito insostenibile. Quelle di François Hollande sono legate all’idea di Europa a consistente flessibilità politica rispetto alle regole. Quelle di Angela Merkel sono un po’ la carota alla fine di un percorso di riforme.
C’è però un argomento che si porta sempre più spesso a favore di un taglio del debito ellenico che fatica a stare in piedi: l’esempio della Germania che nel 1953 si vide tagliare, dalle potenze alleate della seconda guerra mondiale, l’indebitamento accumulato dal 1914 in poi. E che, secondo queste interpretazioni fu un grande aiuto, se non l’elemento decisivo, nella rinascita della Repubblica Federale tedesca.
Il 6 marzo 1951, il cancelliere Konrad Adenauer accettò che la Germania Ovest si accollasse la responsabilità del pagamento dei debiti passati, in quanto erede del defunto Reich tedesco. Lo fece, però, reiterando due punti: il pagamento avrebbe dovuto avere «l’obiettivo di normalizzare le relazioni economiche e finanziarie della Repubblica Federale con gli altri Paesi»; e si sarebbe dovuto tenere conto della situazione dell’economia distrutta del Paese. In discussione era il debito verso l’estero. La parte più consistente del debito dello Stato era verso i cittadini tedeschi e la questione era già stata risolta nel 1948, con la riforma valutaria che aveva di fatto azzerato quel debito, pari al 300% del Pil della Germania nel 1938. Rimanevano i debiti dello Stato e dei privati tedeschi verso l’estero.
Adenauer accettò di pagare l’indebitamento di Berlino tra le due guerre mondiali che, in diverse forme, era legato anche alle riparazioni decise dal Trattato di Versailles; accettò di varare un meccanismo che consentisse ai privati di pagare le loro obbligazioni superando il problema dell’uscita di valuta dalla Germania (siamo a inizio Anni Cinquanta); si accollò il debito austriaco maturato durante l’Anschluss; e concordò di restituire gli anticipi ricevuti dal Piano Marshall. Restarono esclusi i danni provocati dalla seconda guerra mondiale: sulla base dell’esperienza delle riparazioni decise a Versailles nel 1921, che furono una spinta alla crisi della Repubblica di Weimar, gli americani non vollero strangolare finanziariamente quello che per loro doveva diventare un Paese forte, centrale nell’opposizione all’espansionismo sovietico in Europa.
I particolari del piano di rientro dal debito furono discussi in una conferenza appositamente convocata e terminarono con il London Debt Agreement. Per la parte tedesca, Adenauer e il ministro dell’Economia Ludwig Erhard scelsero come negoziatore capo Hermann Abs, un grande banchiere coinvolto in precedenza con il nazismo. Dopo una negoziazione complessa, cui parteciparono 26 paesi creditori e centinaia di privati, si arrivò a un accordo firmato il 27 febbraio 1953. Secondo il professore di Storia dell’Economia dell’Università di Yale Timothy Guinnane, il debito tedesco precedente alla seconda guerra mondiale fu calcolato in 13,5 miliardi di franchi, di cui 7,7 dello Stato. Su questo, gli interessi furono calcolati in 2,6 miliardi. Il debito post bellico ammontava invece a 16,2 miliardi di marchi, soprattutto verso gli Usa. Dopo il negoziato, il debito pre-guerra fu ridotto a 7,5 miliardi e quello del dopoguerra a sette: il governo di Bonn si accollò 11 miliardi.
Secondo i calcoli usati nel London Agreement, la riduzione del debito fu di circa il 50%, secondo un calcolo commerciale fu di certo superiore. In più, le scadenze furono spalmate su 30 anni. Il tutto fu pagato dalla Germania senza problemi, come previsto entro il 1983. C’è da tenere conto che il debito del Reich non fu messo in capo per intero alla Repubblica Federale, in quanto una parte avrebbe dovuto essere ripagata dalla Germania Est: dunque la conferenza decise che la parte restante sarebbe stata restituita dopo la riunificazione, e infatti ciò avvenne dal 1990 in poi (anche qui con un taglio del 40-50%). Va anche notato che il taglio concesso dagli americani alla Germania sui prestiti del Piano Marshall fu in linea con il taglio concesso agli altri Paesi beneficiari.
Cosa successe, dunque, a inizio Anni Cinquanta? Il debito tedesco di 30 miliardi di cui si discusse a Londra era circa il 30% del Pil del 1950: difficile sostenere che la sua riduzione sia stata decisiva nel successivo miracolo economico. Più importante, semmai, fu il Piano Marshall in sé: segno della determinazione geopolitica americana a ritenere una Germania sulle sue gambe l’elemento chiave per gli equilibri europei del dopoguerra. Soprattutto, Adenauer volle un accordo sul debito per essere legittimato a chiedere il pieno rientro della Germania nel consorzio delle Nazioni, per «normalizzare» i rapporti esteri e ristabilire la credibilità politica e finanziaria del Paese. Certo, Erhard e Abs si batterono per la riduzione del debito: l’obiettivo era però molto più ambizioso. Secondo lo storico Lothar Gall, tra la riduzione del debito, la nuova moneta, la liberalizzazione dei prezzi e l’integrazione nei mercati mondiali ci fu una relazione inseparabile, alla base del miracolo economico tedesco. Limitarsi a tagliare il debito non sarebbe mai bastato.