Piero Mei, Il Messaggero 26/07/2015, 26 luglio 2015
FURLAN, FACCIA DI BRONZO
KAZAN Il marinaio Matteo Furlan, giacché il nuoto in acque libere azzurro aveva fatto trenta medaglie mondiali (giustamente contando anche gli eventi dedicati alla sola specialità), ha fatto trentuno, prendendosi il bronzo della 5 chilometri maschile nell’acqua fredda della Kazanka, il fiume di Kazan. Era la seconda gara del giorno ai piedi del Cremlino bianco e da poco era terminata la premiazione delle ragazze che avevano visto d’oro l’americana Haley Anderson (replica di Barcellona 2013), d’argento la greca Araouzou, di bronzo la tedesca Wunram che lasciavano fuori podio l’olandese volante Van Rouventhal. Matteo Furlan nuotava il primo giro in modo «che non mi uccidessi e non in mezzo a chi menava le mani». Questo lo portava a doppiare la boa dei due chilometri e mezzo in dodicesima posizione. Il ragazzo che parla troppo, dice lui («alla fine parlo parlo e rompo le scatole»), si deve essere detto che era tempo di muoversi. Lo faceva rapidamente: «Ci ho messo duecento metri a trovarmi primo e forse lì mi sono bruciato». Perché Matteo è convinto che poteva fare di più. «E’ che poi, dall’altra parte del fiume, il traguardo si vedeva male e siamo venuti alla cieca, contro sole». L’unico riferimento erano le boe bianche dalle quali con mossa intelligente s’era tenuta discosta, prendendo la miglior corrente, l’americana. Era il suggerimento tattico che Matteo aveva capito e sposato.
IL MARINAIO
Si formavano scie di cometa; venivano avanti Chad Ho, sudafricano d’origine cinese, e il tedesco Muffels: i due, dopo cinquemila metri e cinque minuti meno d’un’ora di nuotata, finivano nell’ordine separati, come recita il crono ufficiale, da minuti 0:0, cioè dall’attimo non misurabile se non dal fotofinish, lo spazio d’infinito che quello misura nel selfie dell’oro. Matteo era terzo, a 2.4 secondi e lo scugnizzo Sanzullo era ottavo. Nella gara delle donne, si erano piazzate nona Arianna Bridi, sorridente trentina con la coccinella appesa all’occhialino e undicesima Martina Grimaldi, che ha avuto un anno difficile e sta riprendendo confidenza con la Terra e con l’acqua ma se le dicevano brava rispondeva con una smorfia corrucciata essendo abituata al meglio. Matteo raccontava di sé bambino che giocava a basket («ma ero troppo pigro per correre dietro a una palla»), di sé studente in ibernazione di ingegneria ambientale, di Paltrinieri che è «il più forte del mondo», delle moto che ha in garage, e forse con questo bronzo ce ne sarà un’altra perché è passione di famiglia, di Rosolino, Fioravanti, Brembilla e altre creature del suo mondo da piccolo: già allora era difficile che ingrassasse che, dice, «sono sempre sottopeso». E di Cuore di tenebra, il romanzo di Conrad che s’è portato qui per compagnia: avventure di un marinaio su di un fiume, riducendo all’osso e a Woody Allen, “Guerra e pace? A lettura rapida parla di Russia”. Anche il marinaio Matteo ha avuto la sua magnifica avventura sul fiume. Era un romanzo a puntate quello, lo chiamavano feuilleton: la 25 km prossimo episodio?