AA.VV., Sport & Fascismo, Franco Angeli, Milano 2009, 27 luglio 2015
La radio Nei primi anni trenta si assistette a un vero e proprio boom della radiofonia: le ore di trasmissione dal 1930 al 1931 passarono da 17
La radio Nei primi anni trenta si assistette a un vero e proprio boom della radiofonia: le ore di trasmissione dal 1930 al 1931 passarono da 17.776 a 29.875, mentre gli abbonamenti - allora definite licenze - crebbero da 176.332 del 1930 a 438.733 del 1934 [43] per arrivare nel 1940 a superare ampiamente il milione[44]. Lo sport trovò subito nella radio [45] un prezioso alleato che ne potenziò a dismisura la platea, coinvolgendo contemporaneamente in un ascolto individuale o collettivo un numero altrimenti impensabile di persone. Risalgono al luglio 1926, a due anni di distanza dall’inizio delle trasmissioni radiofoniche, i primi notiziari sportivi costituiti da stringati comunicati sui principali risultati della giornata, timidamente inseriti in un palinsesto fortemente culturista che privilegiava conferenze, musica classica e sinfonica, teatro di prosa. Due anni dopo, il 25 marzo 1928, avvenne il salto di qualità: la prima radiocronaca diretta calcistica - relativa all’incontro Italia- Ungheria 4-3 - trasmessa dai giornalisti sportivi Giuseppe Sabelli Fioretti ed Enrico Segantini. Il successo fu immediato, al punto che un ascoltatore teramano scrisse una lettera entusiastica alla rivista dell EIAR, "Radiorario": «Insieme a un numeroso stuolo di amici di circa 80 persone abbiamo ascoltato con entusiasmo e palpitazione lo svolgimento della gara, alla quale ci sembrava di assistere per la perfetta e precisa audizione»[46]. Seguirono nello stesso anno, nel giugno, la radiocronaca dell’incontro di pugilato Bosisio-Jacovacci dallo Stadio Flaminio e, nel settembre, quella del III Gran premio automobilistico d’Europa, trasmessa da Monza dallo scrittore Alberto Colantuoni. In quei primi anni i radiocronisti, per rendere più realistiche la trasmissioni, suddividevano il rettangolo di gioco in una griglia corredata da una scala alfabetica e numerica, al fine di consentire agli ascoltatori di capire in quale posizione si svolgeva l’azione, seguendo le loro indicazioni su una mappa - solitamente inserita nel "Radiorario’’ - che tenevano sopra le ginocchia. A testimonianza della improvvisa popolarità delle trasmissioni sportive, un referendum del novembre 1930 le collocò al terzo posto dopo la musica lirica e le trasmissioni religiose. Ciò induce l’ElAR a iniziare, qualche mese dopo, la regolare trasmissione domenicale "in differita" del secondo tempo del più importante incontro della giornata. Si diffuse intanto l’ascolto collettivo nei bar, che si dotarono massicciamente di apparecchi radio: le interminabili discussioni dei tifosi si alternarono, alle scommesse, ai brindisi e alle bevute (1931). E in tale contesto si affermò la singolare figura di Nicolò Carosio che iniziò la sua lunga carriera il primo gennaio 1933 con la radiocronaca, dal nuovo Stadio Littorio di Bologna, della partita Italia-Germania (3-1). Nel giro di pochissimo tempo egli divenne un simbolo dello sport e del calcio in particolare: il pathos della sua voce evoca immediatamente l’inizio di qualche importante match internazionale. I Mondiali di calcio del 1934 rappresentarono la sua definitiva affermazione, ma la vera consacrazione avvenne qualche mese dopo, nel novembre, quando la sua radiocronaca della clamorosa rimonta degli azzurri, sconfitti dall’Inghilterra di misura per 2 a 3 allo Stadio londinese di Highbury, mandò in visibilio tutta la nazione, facendo entrare quella partita nella leggenda. Il giorno dopo "La Stampa" descrisse ciò che era avvenuto a Roma e che probabilmente si era ripetuto in tutte le piazze d’Italia: «Non è esagerato affermare che oggi, alle 15, tutta Roma era alla radio. Chi aveva la fortuna di possedere un apparecchio era comodamente seduto in casa sua: chi non era così fortunato non ha avuto difficoltà a trovare un altoparlante che soddisfacesse la sua sete di notizie. I negozi di apparecchi radio avevano messo numerosi alto- parlanti agli ingressi, intorno ai quali la folla s’è raccolta ad ascoltare»[47]. Le personalità di Nicolò Carosio, per il calcio, e di Mario Ferretti, per il ciclismo, contribuirono in modo determinate alla diffusione dello sport in Italia, trasformando le imprese memorabili in miti e i campioni in croi. Ma anche altri due sport, la boxe e il motorismo, già ampiamente popolari, attraverso le cronache radiofoniche, diventarono leggenda. Il ruolo dello sport e della radio risultarono fondamentali per portare a compimento quella nazionalizzazione imperfetta delle masse iniziata nell’Italia post-risorgimentale. Al riguardo fu significativo che il “Radiocorriere" una settimana prima della finale del Mondiale del 1934 scrivesse: «Così un popolo si allena sportivamente, a ogni possibile evento e trova nello sport il premio migliore del suo lavoro ricostruttivo. La radio, narrando, riferendo, commentando, esalta il vigore dei giovani, ne stimola l’emulazione, compie opera proficua per la salute collettiva. Sport e radio alleati nell’esaltazione dei valori fisici e morali della razza, servono utilmente la nazione che ile respira, con appassionante entusiasmo il soffio animatore»[48]. 43. Minerva. Radio - La domenica del villaggio globale, in Catenaccio Se contropiede, materiali e immaginari del football italiano. A cura di Riccardo Grozio. Roma. Antonio Pellicani Editore. 1990. p. 82. 44. ISTAT. Sommario di statistiche, cit., p. 59. 45. Sul rapporto tra radio e sport si vedano i lavori di G. Isola e in particolare: La radiocronaca all’italiana: Nicolo Carosio, in "Ludus. Sport & loisir”, 1993. n. 3/4. pp. 40-49. 46. La vittoria calcistica italiana nello stadio di Roma trasmessa fase per fase dall’EIAR. in "Radiorario". 1928. n. 14. p. 2. 47. La partita seguita con passione dal popolo romano, in "la S lampa". 15 novembre 1934. 48. Radiocorriere. Roma 3-10 giugno 1934.