Lorenzo Salvia, Corriere della Sera 25/7/2015, 25 luglio 2015
L’ANALISI MODELLO ALITALIA PER ATTRARRE SOCI PRIVATI
Ma cosa vuol dire far entrare i privati in Atac, l’azienda degli autobus di Roma? La strada è lunga e piena di curve. Ma il percorso sembra già definito. Nelle condizioni attuali non ci sarebbe nessun privato disposto a mettere un solo centesimo in un’azienda vicina al fallimento. Dal 2006 ad oggi Atac ha accumulato perdite per oltre 1,2 miliardi di euro. Il peggior risultato fra tutte le aziende partecipate dagli enti locali, secondo un rapporto pubblicato pochi giorni fa da Mediobanca.
Prima di andare a caccia di privati è necessario «ripulire» l’azienda, seguendo il modello Alitalia. Atac potrebbe essere spacchettata in due società: una good company che manterrebbe tutta la parte operativa e una bad company che si farebbe carico dei debiti e anche di buona parte dei dipendenti amministrativi. La bad company verrebbe fatta fallire, liquidando i dirigenti e spostando gli impiegati verso altri pezzi dell’amministrazione comunale. Mentre la good company potrebbe confluire in una nuova società insieme a Cotral, l’azienda del trasporto pubblico regionale. A quel punto, solo a quel punto, sarebbe ragionevole pensare a un partner esterno. Ma non è detto che sia un privato in senso stretto, anzi. Nei mesi scorsi si era parlato del possibile ingresso della King Long, azienda cinese che produce autobus, che aveva già smentito e ieri l’ha fatto di nuovo. I francesi di Ratp Dev, poi, hanno presentato un’offerta ma solo per la ferrovia Roma-Lido, che in futuro dovrebbe collegare alla città anche il nuovo stadio della Roma. L’ipotesi più probabile è che una mano possa arrivare dalle Ferrovie dello Stato. Qualche mese fa, in Parlamento, era stato lo stesso amministratore delegato di Fs, Michele Elia, a dire che l’azienda era «disponibile a entrare» sia in Atac sia in Atm, l’azienda dei trasporti di Milano. Non sarebbe la prima volta. Attraverso la controllata Busitalia, Fs è già entrata in Ataf, l’azienda dei trasporti di Firenze. L’operazione è stata chiusa nel 2012 quando il sindaco era Matteo Renzi. Non proprio un dettaglio.