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 2015  luglio 26 Domenica calendario

ECONOMIST, EXOR IN TRATTATIVA PER AUMENTARE LA SUA QUOTA

TORINO.
Exor tratta per salire nell’Economist. Dopo giorni di rumors e smentite, ieri da Torino è arrivata la conferma che effettivamente i legali di John Elkann stanno incontrando gli avvocati del gruppo Pearson fino a ieri titolare del 50 per cento delle quote societarie del settimanale inglese. Pearson, che tre giorni fa ha ceduto la proprietà del Financial Times per 844 milioni di sterline (circa 1,2 miliardi di euro), sarebbe intenzionato a cedere anche la partecipazione nell’Economist per una cifra compresa tre i 300 e i 400 milioni di sterline (500 milioni di euro).
L’altra metà del pacchetto del settimanale economico britannico fondato 172 anni fa, è nelle mani di un gruppo di famiglie della finanza europea, dai Rothschild agli Shroder, dai Cadbury agli Agnelli. La finanziaria della famiglia torinese, la Exor, detiene oggi poco meno del 5 per cento e potrebbe salire in modo significativo: «In ogni caso – si legge nel comunicato diffuso ieri sera da Torino – si tratterebbe di una partecipazione di minoranza a conferma del forte impegno di Exor nel garantire l’indipendenza editoriale» del settimanale economico. Al termine della trattativa la partecipazione di Exor potrebbe essere più vicina al 40 che al 20 per cento. Gli Agnelli confermano che «le negoziazioni sono in atto» ma aggiungono che «allo stato non vi è alcuna certezza che porteranno a una transazione».
E’ ipotizzabile che le trattative proseguiranno per diverse settimane. Si tratterà infatti di stabilire qual è l’equilibrio migliore nelle partecipazioni azionarie tra le finanziarie delle grandi famiglie del capitalismo europeo, i cosiddetti «azionisti di tipo A» che fino ad oggi controllavano insieme la metà del settimanale.
Se l’operazione andrà in porto, gli Agnelli potrebbero controllare direttamente o indirettamente La Stampa, Il Corriere della Sera, Il Secolo XIX e l’Economist.
Un importante pacchetto editoriale cui prossimamente Exor potrà aggiungere Ferrari e, probabilmente, la società di riassicurazione Partner-Re. Il profilo internazionale potrebbe accentuarsi ulteriormente se davvero Sergio Marchionne riuscirà a realizzare quella fusione tra Fca e un grande costruttore automobilistico che continua a vedere nel futuro prossimo del costruttore torinese. Si realizzerebbe a quel punto l’obiettivo di rendere la famiglia Agnelli meno dipendente dal business dell’auto.
Paolo Griseri, la Repubblica 26/7/2015