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 2015  luglio 26 Domenica calendario

L’ENIGMA FORSYTH IL RE DELLA SPY STORY FU UN AGENTE SEGRETO

LONDRA.
Lo chiamano «il re della spy story»: nessuno conosce il mondo dello spionaggio quanto lui, come testimonia la lunga lista di suoi romanzi diventati bestseller internazionali. Adesso salta fuori che Frederick Forsyth ha imparato a conoscere la professione dell’agente segreto vestendone i panni. Senza citare le fonti, ma lasciando capire che provengono dalla casa editrice dello scrittore inglese, il Daily Telegraph mette la notizia in prima pagina: l’autore di Il giorno dello sciacallo , Il quarto protocollo e tanti altri thriller di successo è stato a sua volta uno 007, da giovane, usando come copertura la sua attività di giornalista, quando faceva l’inviato speciale e il corrispondente per l’agenzia Reuters e per la Bbc. Come rivelazione non è del tutto sorprendente, trattandosi quasi di un marchio del mestiere: anche Ian Fleming e John Le Carrè, per dirne due, hanno lavorato per i servizi segreti prima di diventare romanzieri a tempo pieno. E si era sempre capito che nei suoi libri c’è un’esperienza diretta, tanto che Forsyth viene abitualmente intervistato come un esperto di intelligence.
Al telefono dalla sua casa nella campagna inglese, dove lo ha raggiunto ieri Repubblica, il 76enne scrittore non conferma né smentisce: «Dovrete aspettare la pubblicazione della mia autobiografia per saperne di più», è tutto quello che si lascia uscire di bocca con la consueta amabilità. Proprio dalle sue memorie arriva del resto l’indiscrezione anticipata ieri dal Telegraph e il titolo del volume, atteso per l’inizio di settembre nelle librerie inglesi (e poco dopo in quelle italiane, con Mondadori, suo tradizionale editore nel nostro paese), suona come un’implicita ammissione: The outsider – my life in intrigue (L’outisder – la mia vita nell’intrigo).
Secondo il quotidiano londinese, Forsyth fu arruolato dall’MI6, il servizio di spionaggio britannico, mentre faceva il giornalista in Germania Est e in Africa negli anni della guerra fredda. Il giornale gli attribuisce un’amicizia con Odumegwu Ojukwu, leader del Biafra all’epoca della guerra civile con la Nigeria, e qualcosa di più di un’amicizia con l’amante di un ministro della Difesa della Germania Orientale, relazioni che avrebbero certamente interessato i servizi segreti di Sua Maestà britannica.
L’articolo riferisce vari episodi che sembrano presi da un film di James Bond, apparentemente parte dell’autobiografia di imminente pubblicazione. Nel primo, Forsyth riceve una telefonata nel suo albergo di Amburgo. «Prendi passa porto e soldi e scappa più in fretta che puoi!» è l’avvertimento all’altro capo del filo. Consapevole che un gruppo di trafficanti di armi che stava cercando di infiltrare potrebbero avere deciso di eliminarlo, lascia l’hotel, corre alla più vicina stazione ferroviaria e si tuffa letteralmente all’ultimo istante dentro il vagone di un treno in partenza, finendo tra i piedi del controllore. «Dove pensa di stare andando?», gli domanda quest’ultimo. «Dove va questo treno?» è la sua risposta. «Ad Amsterdam» è replica il controllore. «Anch’io», risponde Forsyth.
In un secondo episodio citato dal Telegraph, si trova a Praga, ufficialmente per un servizio giornalistico. Viene seguito ovunque da agenti dello StB, il servizio segreto della Cecoslovacchia comunista e fa di tutto per seminarli. In un bar conosce una giovane donna di nome Jana, bevono insieme un drink, vanno a cena, quindi raggiungono un lago a nord della città, dove fanno prima il bagno alla luce della luna, quindi l’amore su un telo steso sulla riva. Dopodiché, rimirando le stelle, Forsyth dice alla sua focosa amante: «Mi domando che fine ha fatto il mio pedinatore». E lei senza batter ciglio: «Ci hai appena fatto l’amore». In un’altra “relazione pericolosa”, quando si accorge di avere alle calcagna la Stasi, l’onnipresente servizio segreto della Germania Est, perché va a letto con l’amante del ministro della Difesa, un Forsyth 25enne passa il CheckPoint Charlie per tornare al sicuro in Germania Ovest, con soltanto uno zainetto sulle spalle, abbandonando tutti i suoi effetti personali nell’albergo in cui risiedeva. Se non fossero avventure di una spia, sembrerebbe un romanzo.
Enrico Franceschini, la Repubblica 26/7/2015