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 2015  luglio 25 Sabato calendario

SCAVI, GLI STOP COSTANO FINO A 780MILA EURO ALL’ANNO

LO SCENARIO
POMPEI Gli scavi chiudono e i turisti «scappano». In media il forfáit forzato dei visitatori causa un danno economico alle casse della Soprintendenza da un minimo di 110mila euro l’anno ad un massimo di 780mila euro. Basta un solo gruppo di croceristi in un giorno, (circa seimila) che rinuncia a Pompei perché i cancelli sono chiusi, a far sfiorare la quota massima di mancato guadagno.
Per non parlare, poi, dell’ingente danno di immagine che le continue chiusure (in media 20 l’anno) arrecano al patrimonio archeologico vesuviano. Il record, negativo, della Pompei archeologica: in 10 anni sono state circa 200 le assemblee indette dalle organizzazioni sindacali. Per un totale di 600 ore negate alla visita ai tesori della Pompei archeologica.
Centinaia di migliaia Di turisti che hanno dovuto rinunciare alla visita alla città eterna oppure che hanno dovuto attendere ore prima di oltrepassare il cancello. Centinaia, invece, i tour operator che hanno dovuto cancellare la tappa Pompei dal pacchetto venduto, mesi prima, ai gruppi turistici.
LE PERDITE
Tutto questo ha comportato grosse perdite economiche: per la cattiva pubblicità e le continue ed improvvise chiusure degli scavi archeologici, costringe le agenzie di viaggi internazionali ad abbassare i prezzi per vendere i pacchetti «Pompei all inclusive».
La vertenza Pompei è viva più che mai da 20 anni. Una sorta di record delle pubbliche amministrazioni, in particolare nei beni culturali.
È l’unico luogo d’arte italiano in cui si chiude con così tale frequenza per le lotte interne tra soprintendente e sindacati. È calda d’estate e fredda d’inverno. Nel senso che nell’alta stagione turistica – da maggio a settembre - sono più frequenti le chiusure per assemblee. Negli altri mesi invernali di bassa stagione, dove i numeri dei visitatori sono inferiori, le assemblee indette sono una rarità.
IL MASANIELLO
Sarà una coincidenza, ma le vertenza si infiamma in date particolarmente importanti. L’ultima annunciata in concomitanza con un grande evento è stata quella di oggi dalle 20 alle 22, nel pieno dello spettacolo di Roberto Bolle.
Il buon senso, per fortuna, alla fine ha prevalso fino ad annullare l’assemblea e a far rientrare il pericolo di annullare lo spettacolo del Teatro Grande. Le assemblee sono preferite agli scioperi: così i lavoratori alla fine del permesso che gli consente di partecipare alle riunioni sindacali ritornano sul posto di lavoro.
Al principio era la Uil a tenere banco alle assemblee e a fare il muro contro muro con i vari soprintendenti di turno. Oggi è la Cisl. Anche se nel tempo le due sigle si sono avvicendate, il leader è sempre lui: Antonio Pepe. Il segretario, ieri Uil, oggi Cisl catalizza nel suo sindacato il 90 percento dei lavoratori della soprintendenza.
«Riteniamo – spiega Antonio Pepe - che le soluzioni alle problematiche possano essere trovate solo con la partecipazione di un’amministrazione responsabile, evitando bracci di ferro che danneggiano solo l’utenza. Nell’immediato, l’amministrazione potrebbe sgravare il carico di lavoro al personale attuando la flessibilità tra profili professionali».