VARIE 25/7/2015, 25 luglio 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - LE SCUOLE CATTOLICHE DEVONO PAGARE L’ICI
ROBERTO PETRINI SU REPUBBLICA
25 lug 2015 12:15
NON C’È PIÙ RELIGIONE – LA CASSAZIONE DICE CHE ANCHE LE SCUOLE CATTOLICHE DEVONO PAGARE L’ICI – “NON BASTA SOSTENERE DI ESSERE IN PERDITA PER ESSERE ESENTATI” – PAGINONE DI “REPUBBLICA” IN PRIMO SFOGLIO, CHE GODE DOPO LA GUERRA DEI VATICANISTI
La sentenza nasce da un contenzioso sollevato dal comune di Livorno contro due istituti religiosi ai quali è stata chiesta la tassa sugli immobili. Per i giudici del Palazzaccio la tassa si paga se c’è organizzazione imprenditoriale e il pagamento delle rette ne è la prova…
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MOTIVAZIONI IDEOLOGICHE
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Roberto Petrini per “la Repubblica”
SCUOLE CATTOLICHE
SCUOLE CATTOLICHE
Nessun appello: le scuole religiose devono pagare le tasse sulla casa. La Corte di Cassazione, con due sentenze depositate l’8 luglio, spiega che gli istituti scolastici gestiti da congregazioni e ordini religiosi quando incassano una retta e sono dunque organizzati commercialmente, non possono beneficiare di alcuna esenzione e devono pagare l’Ici. Anche se dimostrano di avere i bilanci in rosso cronico e dunque di non riuscire a realizzare profitti. La sentenza non cita Imu e Tasi, tasse analoghe giunte in un secondo momento, ma potrebbe aprire la strada a nuove richieste dei sindaci a caccia di risorse e a nuovi contenziosi con le scuole religiose.
La sentenza della Cassazione, la prima del genere in materia, è stata messa in moto da un contenzioso che va avanti dal 2010 tra il Comune di Livorno e i due istituti «Santo Spirito» e «Immacolata». Il Municipio allora bussò alla porta dei due istituti chiedendo conto del pagamento dell’Ici (ancora non era arrivata l’Imu) per gli anni 2004- 2009: furono formulati avvisi di accertamento per «omessa dichiarazione» e «omesso pagamento ».
SCUOLE CATTOLICHE
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Le scuole risposero picche e per due gradi di giudizio hanno avuto ragione: la tesi sostenuta dalla difesa è che l’attività commerciale, condizione che fa scattare il pagamento dell’Ici in base alla legge istitutiva della tassa che risale al 1992, non sussiste perché i due istituti sono in perdita. Si continua dunque ad insegnare agli studenti ma non per lucro.
La Cassazione tuttavia non ha accettato questa linea difensiva. Per non pagare l’Ici gli enti religioso, ma anche di altra natura, devono rispettare due condizioni: la prima, che sussisteva, era quella di fare attività didattica (vale anche nei casi di attività di assistenza, sanitaria, previdenziale o sociale); la seconda è che l’attività commerciale, cioè il pagamento di rette, fosse marginale, in altri termini una eventuale esenzione non può essere riconosciuta se l’attività commerciale è esclusiva e dunque si deve sottostare alla tassa sugli immobili.
«Si riconosce e si ribadisce che quando c’è il pagamento di una retta e una apposita organizzazione si tratta di attività commerciale», spiega il tributarista Nicola Forte.
Per le scuole paritarie e religiose si profila una batosta a cominciare dai due istituti livornesi che dovranno pagare al Comune 422 mila euro, con le sanzioni.
SCUOLE CATTOLICHE
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Indignata la reazione del mondo cattolico: «Chiuderemo», si è lamentato don Francesco Macrì, presidente della Fidae (Federazioni istituti attività educative). Il 63 per cento dei 13 mila istituti paritari è infatti gestito dalle congregazioni cattoliche che da oggi entrano a pieno titolo nel mirino degli uffici tributari dei Comuni.
La sentenza della Cassazione non riguarda la vecchia questione degli alberghi o delle foresterie spacciate per luoghi di culto per la presenza di una cappella o di una piccola chiesa di pertinenza. Il problema stavolta era limitato alla questione se una attività in perdita poteva essere considera commerciale o meno.
Dall’introduzione dell’Imu da parte del governo Monti nel 2012 (regime assunto anche dalla Tasi) infatti, dopo le pressioni di Bruxelles (scaturite da una iniziativa dei radicali Turco e Pontesilli), fu sgombrato ogni dubbio: non si paga la tassa sull’immobile solo se l’attività al quale è destinato non è commerciale e non più se l’attività commerciale è semplicemente marginale. In ogni caso, nelle situazioni miste, viene esentata la parte relativa al culto e si paga su quella commerciale.
SCUOLE CATTOLICHE
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La sentenza è stata accolta con preoccupazione dalla schieramento cattolico che attraversa tutte le forse politiche. «Le scuole paritarie svolgono un servizio pubblico e ora sono a rischio», ha dichiarato Edoardo Patriarca (Pd). «La sentenza lascia interdetti», per Elena Centemero di Forza Italia.
La Chiesa insorge e definisce ’’pericolosa’’ la sentenza di Livorno per paura del contagio. Arriva infatti dopo il ricorso del Comune livornese che chiedeva il pagamento dell’Ici/Imu vista la retta incassata, tipica di attività commerciale e non di attività ’’senza fini di lucro’’. Altri Comuni potrebbero imitare l’iniziativa, nonostante che il Governo Renzi sia a favore del sostegno alle Paritarie, come confermano i fondi erogati e le recenti polemiche con il mondo della scuola pubblica.
Nella sostanza, però, gli argomenti della gerarchia cattolica non sono cambiati, né i toni sono più duri del passato, anche nel caso di Monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei (Conferenza episcopale italiana).
Di Paolo Rodari
(a cura di Silvia Garroni)
MOTIVAZIONI IDEOLOGICHE
ROMA - Una "sentenza pericolosa" che limita fortemente "la garanzia di libertà sull’educazione che tanto richiede anche l’Europa". La pronuncia della Cassazione sugli istituti scolastici religiosi di Livorno che dovranno pagare l’Ici fa insorgere il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino. Mentre il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini non si sbilancia e rimanda alla necessità di una "riflessione più generale" sul tema. E il capogruppo di Area Popolare alla Camera Maurizio Lupi parla di "discriminazioni e disuguaglianza".
All’indomani del verdetto pilota di piazza Cavour, Galantino esprime tutto il suo dissenso e la preoccupazione: "Siamo davanti a una sentenza pericolosa. Chi prende decisioni, lo faccia con meno ideologia. Perché ho la netta sensazione che con questo modo di pensare, si aspetti l’applauso di qualche parte ideologizzata. Il fatto è che non ci si sta rendendo conto del servizio che svolgono le scuole pubbliche paritarie".
Dati alla mano, il segretario generale della Cei ricorda che "ci sono un milione e 300 mila studenti nelle scuole paritarie. Bisogna anche sapere che a fronte dei 520 milioni che ricevono le scuole paritarie, lo Stato risparmia 6 miliardi e mezzo. Attenzione, dunque, a non farsi mettere il prosciutto sugli occhi dall’ideologia".
Galantino insiste su un concetto: "Non stiamo parlando solo di scuole cattoliche. Impariamo a chiamare le cose con il loro nome, parliamo di scuole pubbliche paritarie. Lo stesso ministro Giannini, in maniera illuminata, sta cercando di fare percepire che le scuole paritarie sono pubbliche". Il segretario generale della Cei si rivolge anche alla magistratura: "Chi conosce realtà della Chiesa cattolica che non pagano, lo denunci, subito. Mi rivolgo anche alla magistratura". Una sentenza "pericolosa due volte", sottolinea ancora il segretario generale della Cei: "Da una parte c’è un discorso tutto ideologico. Ho l’impressione che si voglia fare passare il problema come fatto tutto cattolico. È venuto il momento di smetterla con i tiri allargati. Cominciamo a chiamare le cose con il loro nome".
Una sentenza pericolosa anche perchè, per dirla con Galantino, "come ha detto giustamente il presidente della Fidae si rischia davvero la chiusura di queste scuole. Ma la chiusura delle scuole paritarie vuol dire limitare la libertà. E’ la stessa Europa - ricorda ancora Galantino - che ci chiede garanzie sulla libertà educativa. Quello che pericolosamente caratterizza l’Italia è l’ideologizzazione passata all’estremo. Smettiamola di pensare che sia la Chiesa cattolica ad affamare l’Italia".
Come detto, il ministro Giannini da Aosta è intervenuta sulla sentenza della Cassazione: "I giudici dicono che c’è un trattamento diverso tra pubbliche e paritarie perché sono istituzioni diverse. Penso che forse ci sia una riflessione da fare", ha detto dopo aver ricordato che in regioni come il Veneto, senza paritarie, Stato e Regione "si troverebbero in enormi difficoltà economiche e strutturali". La responsabile del Miur ha sottolineato che la sentenza riguarda un "capitolo che non è di mia pertinenza, quindi non lo commento nel merito". Ha spiegato poi che "il nostro provvedimento non interviene certo sulle questioni che riguardano le amministrazioni locali e le scuole. Interviene su un altro principio, dal mio punto di vista assai più fondante, quello della libertà di scelta educativa, con una, per carità, simbolica, diciamo, possibilità di riconoscimento alle famiglie che o scelgono o sono talvolta anche obbligate a scegliere".
Scuole paritarie, Rodari: ’’Su Imu toni duri per timore del contagio’’
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Più in generale, ha sottolineato il ministro, "il tema delle scuole paritarie va affrontato in un quadro anch’esso europeo di riferimento. L’Italia l’ha fatto 15 anni fa, con una belle legge a firma Berlinguer che così sintetizzo: ’La Repubblica italiana è dotata di un sistema nazionale pubblico, statale e non statale. È un sistema integrato dell’istruzione, un sistema che lo Stato si impegna ovviamente con modalità differenti, a far sviluppare e non declinare".
Per Maurizio Lupi, come visto, la sentenza "invece di fare giustizia discrimina pesantemente queste scuole e genera una pericolosa diseguaglianza. Le scuole paritarie e le scuole statali per legge fanno entrambe parte del sistema pubblico, perchè entrambe svolgono un servizio pubblico. Perchè le paritarie pubbliche devono pagare l’lmu e le statali pubbliche no? La chiusura di molte scuole paritarie è il rischio concreto delle conseguenze di questa sentenza con oltretutto un consistente aggravio dei costi per lo stato che dovrà farsi carico degli studenti che resteranno a spasso, e là dove adesso spende 600 euro per studente ne dovrà spendere 6000". Preoccupazione che è anche del presidente della Regione Lombardia: Maroni annuncia di avere allo studio misure di sostegno
LASTAMPA.IT
La legge, secondo la Cassazione, è chiara: anche le scuole religiose devono pagare l’Ici (che dal 2011 è diventata parte integrante dell’Imu) poiché non sono attività che possono godere dell’esenzione. Quella della 5/a sezione civile della Cassazione, che ha accolto un ricorso del Comune di Livorno, è la prima sentenza del genere in Italia su una questione finora così controversa.
IL MONDO CATTOLICO INSORGE
La sentenza ha provocato allarme nel mondo cattolico, fino a prospettare la chiusura delle scuole paritarie, annunciata da don Francesco Macrì, presidente della Fidae, la Federazione Istituti di attività educative, che non ce la farebbero a reggere l’urto del fisco. Anche la reazione dei vescovi è dura: «Così si limita la libertà», dice il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino.
CEI IN CAMPO
Interpellato dall’Adnkronos, Galantino parla di «sentenza pericolosa». «Chi prende decisioni, lo faccia con meno ideologia. Perché ho la netta sensazione che con questo modo di pensare, si aspetti l’applauso di qualche parte ideologizzata. Il fatto è che non ci si sta rendendo conto del servizio che svolgono le scuole pubbliche paritarie», che «fanno risparmiare 6 miliardi e mezzo allo Stato». «Si rischia davvero la chiusura di queste scuole. Ma la chiusura delle scuole paritarie vuol dire limitare la libertà»
LA SENTENZA
L’esenzione, spiega la Cassazione nella sentenza delle polemiche, è «limitata all’ipotesi in cui gli immobili siano destinati in via esclusiva allo svolgimento di una delle attività di religione e di culto» indicate dalla legge del 1985. Ed in esse «non rientra l’esercizio di attività sanitarie, ricettive o didattiche, salvo non sia dimostrato specificamente che le stesse non siano svolte con modalità non commerciali». La linea tenuta dalle scuole paritarie è quella di provvedere ad un servizio, ma ciò alla Cassazione non basta. Come non basta il fatto che tali strutture possano operare in perdita: «Questione priva di fondamento, perché anche un imprenditore può operare in perdita».
LA FINESTRA DEL 2005
Secondo i togati della Cassazione, il giudice di primo grado, ovvero la commissione tributaria Toscana, sbaglia a ritenere irrilevante ai fini dell’Ici il corrispettivo pagato dagli utenti delle scuole paritarie, poiché esso «è un fatto rivelatore dell’esercizio dell’attività con modalità commerciali». C’è stata una sola “finestra”, aperta dal decreto legge della fine del 2005, che salvava dall’Ici le attività eventualmente commerciali. Ma esso, ricorda la Cassazione, ha avuto vita breve, fino al luglio 2006, poiché il provvedimento era «sospettato, non senza fondamento, di essere in conflitto con la normativa comunitaria sugli aiuti di Stato e con le regole della concorrenza».
IL RICORSO
Il ricorso del Comune di Livorno, che secondo la Fism, la federazione toscana delle scuole materne sarebbe stato animato da «pervicacia persecutoria», riguarda due istituti, uno gestito rispettivamente dalle Suore Mantellate Serve di Maria e l’altro dalle Salesiane di Don Bosco, e risale al 2010. Adesso però è l’intero sistema delle scuole paritarie, oltre 13.000 di cui il 63% delle quali cattoliche, che si sente in pericolo e la preoccupazione è bipartisan. Così se il sottosegretario del Miur Gabriele Toccafondi (Ncd) prevede che tra le scuole gestite da religiosi «molte aumenteranno le rette o chiuderanno» e nota che «l’Imu le scuole pubbliche statali non la pagano ed è giusto che lo stesso valga anche per le scuole pubbliche non statali», è il Pd Edoardo Patriarca a segnalare che «questi istituti vengono assimilati a realtà commerciali, ma in realtà svolgono un servizio pienamente pubblico, spesso laddove lo Stato non riesce ad arrivare». Entrambi dicono che la sentenza sarà comunque da rispettare. Ma, commenta Don Macrì della Fidae, è una sentenza che «lascia interdetti, che lascia senza parole, perché costringeranno le scuole paritarie a chiudere: hanno già dei bilanci profondamente in rosso, sono scuole che allo Stato costano quasi nulla, pur garantendo un servizio alla Nazione equiparabile a quello statale».
La Giunta regionale della Lombardia condivide le preoccupazioni espresse in queste ore dal mondo cattolico, dopo la sentenza della Cassazione che prevede il pagamento delle tasse sugli immobili da parte degli istituti religiosi ad uso scolastico. E pensa già a un pacchetto di aiuti per scongiurare le conseguenze che la decisione potrebbe avere sul funzionamento delle scuole paritarie.
"In Regione Lombardia - ha spiegato l’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro Valentina Aprea - le scuole paritarie rappresentano una percentuale importante del sistema scolastico lombardo dalla scuola dell’infanzia alle scuole superiori. La Regione ha sempre sostenuto il sistema delle scuole paritarie attraverso il buono scuola e, nonostante ciò, non sono pochi gli istituti che hanno chiuso l’attività a causa dell’aggravio di spese di funzionamento e di tasse".
"Conoscendo e apprezzando il contributo che le scuole paritarie e in particolare quelle religiose hanno sempre dato alla
qualità del sistema scolastico lombardo - aggiunge Aprea - non staremo fermi di fronte a queste nuove difficoltà. Sta per iniziare la fase dell’assestamento di bilancio. Secondo quanto indicato dal presidente Roberto Maroni, valuteremo, nel corso dell’esame del provvedimento e anche nei mesi successivi, l’impatto di questa sentenza per intervenire eventualmente con misure ad hoc per le scuole religiose paritarie del sistema lombardo e scongiurarne la chiusura".