Nuccio Ordine, Sette 24/7/2015, 24 luglio 2015
ELOGIO DEL BACIO “PARLATO”
Ci sono baci e baci. Quelli veri e quelli fatti di parole. Tra questi ultimi, i versi di Rostand occupano un posto di grande rilievo perché mostrano che il bacio “parlato” può avvincere con la stessa forza (o, talvolta, con più forza) di un bacio “materiale”. Tutta la commedia — pubblicata nel 1897 e rappresentata nel dicembre dello stesso anno nel teatro della Porte Saint Martin a Parigi — si fonda sulla dialettica “essere”/”apparire”. Rostand racconta l’amore che il grande spadaccino e poeta Savinien Cyrano de Bergerac (1619-1695) — autore di viaggi immaginari, tra filosofia e letteratura, nei fantastici mondi del Sole e della Luna — nutre per sua cugina Rossana. Quest’ultima, però, si innamora del giovane cadetto Cristiano di Neuvillette e prega Cirano di proteggerlo. Ma il poeta farà molto di più: lui (cosciente della sua poca avvenenza e del suo grosso naso) metterà a disposizione del bel “rivale” (consapevole della sua misera eloquenza) la forza travolgente dei suoi versi. E nella famosa scena in cui Rossana ascolta sul suo balcone la dichiarazione d’amore di Cristiano (pronunciata dallo stesso Cirano nascosto nell’ombra) si manifesta l’intera essenza della pièce. La donna viene rapita dalla profonda dolcezza della poesia: è innamorata di Cristiano (che, senza alcun merito, riceve il bacio) soprattutto perché crede che sia lui l’autore di quelle dolci parole. Cirano-Cristiano offre alla sua amata diverse immagini, alcune diventate celebri, che definiscono il bacio («un apostrofo rosa messo tra le parole/ t’amo»). La bellezza esteriore (quella del corpo) può colpire in superficie, ma solo la bellezza interiore (di cui la forza della poesia è potente espressione) è in grado di far vibrare le corde dei nostri cuori.