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 2015  luglio 23 Giovedì calendario

ATENE E LA CATENA BANCHE-STATO

Sarà la Grecia a impugnare per prima la tenaglia del bail-in per spezzare la catena che lega il rischio-Stato al rischio-banca? Forse. L’Unione bancaria è decollata con il Meccanismo di vigilanza unico e il meccanismo di stabilità Esm è pronto a ricapitalizzare direttamente le banche. Dal primo gennaio 2016 sarà operativo il Meccanismo di risoluzione unico, con Comitato e Fondo. Ma è una corsa contro il tempo.
Ancora ieri, le statistiche di Eurostat sulla mole del debito pubblico europeo sono state impietose: lo stock del government debt dei 19 Stati dell’Unione monetaria nel primo trimestre 2015 è risultato pari a 9.432 miliardi (92%del Pil) contro i 7.000 miliardi circa a fine 2009. L’aumento del debito pubblico in questo quinquennio per molti Stati (ma non per l’Italia) è stato causato dalle crisi bancarie e dai salvataggi di istituti bancari di rilevanza sistemica. Per questo, spezzare la catena che lega il rischio-banca al rischio-Stato (e viceversa) è un passaggio fondamentale per fortificare l’Eurozona e l’euro. L’Unione bancaria, un intreccio di complessi meccanismi, è stata avviata per evitare il ripetersi di questo tipo di crisi e conta già sul funzionamento di un organismo unico di vigilanza con la Bce. Un altro passo indispensabile per i singoli Stati, quello compiuto ieri dalla Grecia e da qualche giorno dall’Italia, è il recepimento della direttiva europea Brrd che stabilisce i criteri per il risanamento e la risoluzione delle crisi bancarie e che persegue principalmente due obiettivi: ridurre il rischio di moral hazard che deriva dai salvataggi pubblici e diminuire il “costo sociale” che finora è ricaduto sui contribuenti nei casi di banche in difficoltà. Il principio alla base della direttiva, che introduce lo strumento del bail-in e il fondo unico di risoluzione a livello nazionale ed europeo, è quello di una procedura di risoluzione o risanamento delle banche a carico in primis dei privati (azionisti, creditori anche sottoscrittori di obbligazioni bancarie non garantite), e solo in extremis il ricorso a capitali pubblici.
L’accelerazione della crisi greca ha assestato un colpo quasi letale alle banche, franate con la corsa ai depositi, il controllo dei capitali e la conseguente impennata delle sofferenze (36% dei prestiti totali al primo trimestre 2015). Peccato però che i nuovi meccanismi non siano tutti pronti. La ricerca affannosa di un accordo per un terzo programma di aiuti ad Atene, da chiudersi idealmente entro il 20 agosto, potrebbe non conserire il collaudo di tutta la gamma dei nuovi strumenti di cui si è dotata l’Europa per gestire le crisi bancarie. Le misure di sostegno al sistema bancario greco adottate in questo terzo bail-out cadono infatti in un limbo, tra il vecchio sistema e il nuovo meccanismo che entrerà in piena operatività dal primo gennaio 2016.
Nulla è definito . Tuttavia è prevedibile che l’Esm intervenga a favore delle banche greche con un prestito fino a 25 miliardi erogato allo Stato, aumentando il debito pubblico greco di pari entità. L’Esm infatti può ricapitalizzare direttamente le banche solo in seguito al “bail-in” cioè alla partecipazione dei creditori privati (per esempio con la trasformazione in azioni delle obbligazioni bancarie senior non garantite ).
Secondo Sam Theodore, managing director di Scoperatings per le banche ed ex dirigente dell’autorità di controllo inglese FSA, un’immediata ricapitalizzazione delle banche greche entro quest’anno potrebbe bastare per evitare il bail-in e l’intervento del Fondo unico di risoluzione che decollerà all’inizio del 2016 e che sarà alimentato da contributi provenienti dalle stesse banche per arrivare in otto anni a una dotazione massima di circa 55 miliardi (pari all’1% dei depositi aggregati garantiti al 2011). Gli analisti di RBS, per contro, in una nota ieri hanno ammonito che il sostegno Esm potrebbe non bastare.
Il bail-in tuttavia non tocca i depositi e i conti correnti fino a 100mila euro e le obbligazioni bancarie garantite dallo Stato (e quelle greche lo sono per la maggior parte) e non si applica neppure ai covered bond e alle cartolarizzazioni di prestiti alle Pmi o di mutui ipotecari residenziali o commerciali.
Uno strumento ibrido che potrebbe emergere in questo limbo tra vecchie e nuove procedure è un ricorso a speciali titoli emessi dall’Esm per essere utilizzati come garanzia collaterale e consentire alle banche greche di continuare ad attingere alla liquidità dell’Eurosistema e della linea di emergenza ELA. È proprio la catena tra banche e Stato a soffocare la Grecia. Da un lato, lo Stato deve evitare a tutti i costi il default sui titoli di Stato in circolazione, che devono essere rimborsati puntualmente e integralmente anche perché usati come collaterale dalle banche greche per finanziarsi presso l’Eurosistema e la Banca centrale greca; dall’altro lato le banche camminano ora sull’orlo del baratro dove una crisi di liquidità può trasformarsi in un attimo in una crisi di insolvenza.