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 2015  luglio 22 Mercoledì calendario

COPRITEMI D’ORO


[Gregorio Paltrinieri]

Cammina piano, Gregorio Paltrinieri. Si muove quasi danzando sulle punte, a piccoli passi silenziosi. E sorride tanto e spesso, e tutte le volte che si riavvia il ciuffone biondo bruciato dal cloro scopri perché questo ragazzo di Carpi, Reggio Emilia, a 20 anni è la speranza del nuoto italiano: perché qualunque cosa provi a fare gli riesce assai bene, anzi benissimo. Per dire. Non aveva neanche 18 anni quando agli Europei di Debrecen 2012 ha vinto l’oro nei 1.500 stile libero e un argento negli 800: Massimiliano Rosolino ne aveva compiuti 19 quando “esplose” agli Europei con 2 argenti. Ecco, Gregorio è addirittura meglio.
Ai Mondiali di Doha, a un certo punto, sembrava che nuotasse da solo. Tra lui e il resto del mondo c’erano quasi 10 secondi. Ora che ha infranto entrambi i record continentali dei 1.500 (14’16”10 in vasca corta, 14’39”33 in vasca lunga), molti si aspettano che ai Mondiali di Kazan, in Russia (dal 24 luglio al 9 agosto), entri definitivamente nella storia gloriosa dei mezzofondisti con le branchie. E che insomma all’Olimpiade di Rio 2016 non si parli e si scriva che di lui, altro che Federica Pellegrini. Da lei, peraltro, ha ereditato il coach, Stefano Morini, allenatore dell’anno nel 2014. Che di Gregorio dice: «Sa quel che vuole: vincere. Per diventare un campione non basta essere veloci. Ci vuole l’intelligenza, eh». Del resto, nello stesso anno in cui dava la maturità scientifica (votazione: 80 su 100) si addestrava per entrare nelle Fiamme Oro della Polizia: arruolato, of course.
Ora fa anche il tutor di Arena Swim Your Best, progetto di scouting realizzato insieme alla Federazione Italiana Nuoto: si cercano e si seguono giovani talenti che entreranno nell’Elite Team Arena con un contratto di sponsorizzazione tecnica. Gregorio insegna a ragazzi tra i 14 e i 17 anni valori come il sacrificio e l’impegno. Lui che in acqua è entrato a 3 mesi appena per un corso di acquaticità con papà, che gestiva una piscina a Novellara. Il tutto mentre a bordo vasca sua madre stava per svenire.
Ma com’è possibile?
«Mamma è terrorizzata dall’acqua e quando siamo al mare, al massimo, si bagna le gambe. Più in là non va, se non tocca. Le stava pervenire un colpo, una volta, durante una vacanza in barca alle Eolie. Avrò avuto 12 anni e, prima di colazione, tutte le mattine mi tuffavo e raggiungevo l’isola. Poi tornavo indietro. Ma facevo già le gare da un pezzo».
Da quando, scusa?
«Ho sperimentato tutti i corsi di nuoto possibili, a 6 anni ero in agonistica, a 7 gareggiavo. Da piccolo, però, scegli la specialità che ti viene meglio, quindi io sono diventato ranista. Solo che a 12 anni mi sono venute delle gambe lunghissime e ho cominciato ad avere qualche difficoltà perché la rana è una specialità molto tecnica e funziona se hai leve corte. Così mi è toccato virare sullo stile libero e le distanze lunghe».
Come mai gli 800 e i 1.500 metri?
«Sono sempre stato un fondista e più mi allenavo più andavo meglio. Ho iniziato coi 400 e sono arrivato ai 1.500. Naturalmente».
Quando hai capito che avevi la stoffa del campione?
«Sono sempre stato forte, sai? La verità è che il talento ce l’hai o non ce l’hai, non è che puoi allenarlo. Non è detto però che se vinci da piccolo vinci sempre. È verso i 14 anni che inizi a capire se puoi fare il professionista. Se vinci i campionati italiani entri in nazionale: a me è successo a 16 anni e, ormai, quelli di agosto saranno i miei terzi Mondiali».
Paura? Eccitazione?
«Se continuo a essere in forma ce la posso fare. Nei 1.500 quest’anno ho il primo tempo al mondo, ma gli uomini da battere sono gli australiani e i cinesi. Mack Horton lo conosco, ci siamo anche allenati insieme a Melbourne quando a ottobre sono restato là per un mese: è potente».
Be’, se riesci anche a battere il cinese Sun Yang, 1,98 per 89 chili, primatista mondiale, squalificato per doping e di nuovo in gara, è fatta. Ti sei allenato?
«Tutti i giorni tranne Natale, Capodanno e due settimane d’estate. Per me non esistono domeniche. Mi alzo alle 7 e dalle 9 alle 11 nuoto. Poi ricomincio alle 17 e vado avanti per altre due ore. Un giorno sì e l’altro no faccio palestra: esercizi a corpo libero, niente macchine».
Si vede: sei così asciutto. Come se ti avessero strappato ai canestri per la gloria del nuoto. Avresti potuto diventare Belinelli...
«Ma va’, preferisco restare un appassionato di NBA: tifo per i New York Knicks, il basket mi piace molto. Come la musica hip hop, del resto. E comunque, non devo essere mica grosso per fare i 1.500. Guarda Usain Bolt, il velocista, e un qualunque maratoneta: il primo è supermuscoloso, l’altro è magrissimo. E sai perché?».
Ti consumi, in acqua. Povera stella.
«Io devo rimanere leggero perché più sono leggero meno peso ho da portarmi dietro per trenta vasche. Quindi in palestra non lavoro troppo: flessioni, addominali, trazioni. Ora sono 77 chili per 1,91 e vado discretamente, capisci?».
Certo. Ma è vero che prendi anche lezioni di danza?
«Sì, mi sono esercitato tutto lo scorso anno in una grande stanza luminosa. Accendevo la musica, per lo più pop di quello che ti fa venir voglia di scatenarti, e cominciavo a fare stretching, poi dei passi di danza: questo perché in acqua mi trovo bene, fuori, avendo le leve lunghe, non riesco a coordinare perfettamente braccia e gambe insieme. Ballare, invece, mi ha aiutato molto, attivavo una catena motoria e certi muscoli che abitualmente non uso».
Quindi se tutto va male, al massimo, ti vedremo a Ballando con le stelle?
«Diciamo che ho altri progetti, ecco. Per esempio, studiare. Mi sono appena iscritto a Scienze politiche a Roma e spero di riuscire a prendermi una laurea».
Appassionato pure di politica? Renziano?
«Ma no, anche se Matteo Renzi mi piace molto. Però io ho sempre votato, eh. Scrivilo pure».
Fatto. Domanda: ti piacerebbe diventare popolare come Federica Pellegrini? Oppure non fa proprio per te?
«Dipende. Federica ha vinto tutto, è una campionessa pazzesca. Solo che la stampa le sta addosso. Buon per lei. O male, non
so. Non che io muoia dalla voglia di avere tutta questa attenzione perché ti carica soprattutto di responsabilità. Però è anche vero che se io diventassi famoso come lei significherebbe che ho vinto tutto, che sono forte».
Collezionare medaglie: come si fa, esattamente?
«Mah, di solito si parte piano e poi si aumenta il ritmo. Io invece riesco solo a partire veloce, ma poi sono capace di mantenere la stessa andatura. Se non funziona vorrà dire che proverò con le competizioni in mare aperto».
Acqua salata, quindi.
«Alla maggior parte dei nuotatori non piace il mare aperto: temono l’acqua alta, il fatto che non vedono il fondo, i pesci, le meduse. A me, invece, piace anche se è fredda. E pazienza se non è a 26 gradi come quella della piscina».
Altrimenti puoi sempre fare il poliziotto, dai: quanto prendi?
«Per ora a casa ho la divisa, in caserma sono restate la pistola e le manette: io gareggio nella loro squadra, fine. Ho uno stipendio di 1.500 euro. Che si somma alle medaglie che riesco a vincere».
Quanto vale una medaglia?
«Cifre che rispetto a quelle del calcio fanno ridere: tra i 10 e i 30mila euro, dipende se vinci un bronzo, un argento o un oro».
Abbastanza per regalare un diamante alla tua fidanzata.
«Letizia è una mia ex compagna di scuola del liceo, stiamo insieme da due anni e mezzo, e anche lei fa l’università. Medicina: abbiamo tutta la vita davanti».
Bello, un medico in famiglia.
«Sì, un medico un po’ geloso. Ma ci sta. Io però sono fedele».