Roberto Da Rin, Il Sole 24 Ore 21/7/2015, 21 luglio 2015
UN NUOVO QUADRO CON IL DISGELO CUBANO –
Sarà menzionata dai libri di storia. Verrà ricordata come una data importante, il 20 luglio 2015. La riapertura delle ambasciate, nel disgelo iniziato lo scorso 17 dicembre, quando Raul Castro e Barack Obama hanno annunciato una nuova stagione nei rapporti bilaterali, segna un punto di svolta.
La bandiera cubana issata ieri nella nuova ambasciata cubana a Washington è un’immagine certamente evocativa: di nuove speranze (la caduta di quest’ultimo, inutile, muro d’acqua), di pericoli scampati (la crisi dei missili nel 1962), di progressivo smantellamento di quell’apparato socialista che «non funziona più neppure a Cuba» (parole di Fidel Castro, nell’intervista concessa a un giornalista americano pochi anni fa).
La nuova politica migratoria e il progressivo abbandono dell’embargo sono le due tappe che L’Avana e Washington saranno chiamati ad affrontare nei prossimi mesi. A questo si aggiunge un’altra questione, vincolata al disgelo tra Stati Uniti e Cuba: il Venezuela.
Sarà il Congresso americano a ratificare l’abolizione dell’embargo e alcuni senatori repubblicani hanno già annunciato battaglia; tra questi Jeb Bush, candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Tutto vero. Oltre all’istituzione dell’embargo, nel 1962, ci sono due leggi americane, Torricelli e Helms Burton del 1995 che lo hanno inasprito. Eppure il presidente Obama potrà intervenire e “svuotare” gran parte delle restrizioni in corso. Per esempio aumentando il numero e le categorie di americani cui è concesso entrare a Cuba. Se per esempio viene incrementato notevolmente il numero di visitatori cui è consentito accedere a Cuba vi è un palese aggiramento delle misure in vigore.
Non è tutto. Obama potrebbe decidere che Cuba possa comprare nei mercati internazionali prodotti con più del 10% di componenti nordamericani, operazione attualmente proibita. Parallelamente Obama potrebbe consentire agli Stati Uniti di importare prodotti da Paesi terzi nella cui produzione siano incorporate materia prime cubane.
Infine la questione dei prodotti agricoli. Ora Cuba può acquistarli solo pagando in contanti e in anticipo, senza alcuna possibilità di accedere a linee di credito. Anche qui il presidente Obama potrebbe aggirare l’ostacolo con licenze ministeriali.
La fine dell’embargo favorirebbe anche migliaia di imprenditori americani, già ai blocchi di partenza per offrire prodotti a un mercato di 11 milioni di cubani. Sono molte le lobbies che premono per accelerare i tempi.
Il secondo grande capitolo, questa volta di politica internazionale regionale, riguarda il Venezuela.
La riapertura delle ambasciate di Cuba e Stati Uniti è un tassello di un quadro che raffigura uno scenario nuovo. Qualcosa di importante si sta muovendo, come fosse una triangolazione diplomatica. Stati Uniti e Venezuela, lontano dai grandi riflettori della politica internazionale hanno avviato un dialogo, correlato al disgelo tra L’Avana e Washington.