Pietro Saccò, Avvenire 22/7/2015, 22 luglio 2015
ECCO LA BANCA MONDIALE DEI BRICS
Con un ritmo davvero impressionante, in meno di un mese la Cina ha lanciato due alternative alla Banca Mondiale. Il 29 giugno i delegati di ben 56 paesi – compresi Germania, Francia, Italia, India, Australia e Corea del Sud – sono andati a Pechino per partecipare alla solenne cerimonia delle firme con cui hanno sancito la partecipazione dei rispettivi Stati all’Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), guidata dalla capitale cinese (primo socio, con una quota del 30%) che parte con 100 miliardi di dollari per finanziare lo sviluppo economico dell’Asia. Ieri a Shanghai, con una cerimonia meno affollata, i delegati dei paesi cosiddetti Brics – cioè Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – hanno formalmente inaugurato la New Development Bank (Ndb), altra istituzione che nasce per sostenere progetti di sviluppo, ma – almeno per ora – soltanto nell’area dei cinque paesi membri. La Ndb ha meno partecipanti della Aiib ma è destinata ad diventare altrettanto ricca. Parte con 50 miliardi di dollari, entro un paio d’anni il capitale raddoppierà. La Cina si è già impegnata a mettere 41 miliardi, India e Russia 18 a testa, il Sudafrica 5.
Pechino ora ha la guida di due banche per i progetti internazionali che assieme hanno un capitale più o meno equivalente a quello della Banca Mondiale, l’istituzione basata a Washington e creata nel 1944 con gli accordi di Bretton Woods per combattere la povertà a livello mondiale. L’obiettivo dei cinesi è evidente: dotarsi di un arsenale economico sufficiente a imporre la propria egemonia in diverse aree del mondo, a partire dal resto dell’Asia, senza più lasciare campo libero a istituzioni americo-centriche come la Banca Mondiale o il Fondo monetario internazionale. Non è un caso che gli Stati Uniti, assieme al Giappone, siano le uniche due potenze mondiali che hanno scelto di restare fuori dall’Aiib. Anzi, da Washington non avevano nascosto la loro contrarietà alle prime adesioni ’pesanti’ dei paesi occidentali, a partire da quelle di alleati storici come l’Australia e il Regno Unito. Ovviamente Kuandapur Vaman Kamath – il manager indiano chiamato a Shanghai per guidare la Ndb – smentisce questa lettura. «Il nostro obiettivo – ha spiegato ieri – non è sfidare il sistema esistente, ma completare e migliorare il sistema a modo nostro». La Ndb e la Aiib saranno alleate. Kamath ha chiarito che le due banche hanno deciso di creare una linea diretta per collaborare, pur essendo, ha aggiunto, «due istituzioni completamente differenti». Anche la Banca Mondiale non è ostile alla nascita di queste istituzioni alternative. «Guardiamo avanti per collaborare con le nuove istituzioni, il bisogno di infrastrutture è enorme » ha detto il vice presidente Karin Finkelston.
Questo clima positivo, però, nasconde rivalità e divisioni tra le istituzioni ma anche al loro interno. Come ha fatto notare il Financial Times, mentre tra l’annuncio della nascita dell’Aiib e la sua creazione sono passati solo due anni, la Ndb nasce a più di quattro anni di distanza dal lancio del progetto. Un ritardo provocato dalla tradizionale litigiosità della variegata alleanza tra i Brics. Una litigiosità che rischia di ostacolare anche l’efficacia delle iniziative di questa istituzione potenzialmente potentissima, i cui paesi membri rappresentano il 40% della popolazione e più del 25% del territorio e del Pil mondiale.