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 2015  luglio 20 Lunedì calendario

L’UNITÀ È PROPRIO UN’ALTRA COSA

Per capire l’effetto Renzi basta gettare uno sguardo a l’Unità di ieri, lunedì. Il quotidiano storico del comunismo italiano reca ancora l’indicazione «fondata da Antonio Gramsci nel 1924», ma i contenuti sono ben lontani da quelli che lo caratterizzarono per decenni.
L’Unità renziana non è più il giornale dei reduci del socialismo reale: ambisce, invece, a presentarsi come l’organo di stampa del riformismo. Di sinistra, senza dubbio, però riformismo.
Il titolo dell’editoriale parla da solo: «Meno tasse più crescita». Pietro Reichlin esprime concetti che saranno pure discutibili, ma si lascia andare ad affermazioni lontane dal consolidato fiscalismo della sinistra: «È necessario allargare la base imponibile e abbassare, ove possibile, le aliquote». C’è perfino un accenno al «peso della tassazione sugli immobili molto concentrato sulla seconda casa», anche se poi la soluzione prospettata va verso aliquote comunali più progressive.
Il titolo portante della copertina de l’Unità è «Ventimila poltrone in meno». L’articolo, firmato da Erasmo D’Angelis, non tace una soddisfazione quasi esaltante: «Municipalizzate, fine del modello ’sovietico’ che resiste dal 1903». Vi si legge fra l’altro: «Oltre settemila posti, caso unico nell’Unione Europea», «La strada è: ridimensionare», «L’operazione porterà risorse utili per far diminuire le tasse», «Un settore che crea debito pubblico e sprechi». Dunque, lo spazio pubblico (in questo caso soprattutto comunale) va ridotto, per consentire di far calare il peso tributario.
Potranno essere mere esercitazioni scrittorie e laudative nei confronti del segretario del partito; però non ci si può nascondere quanto sia netta la deviazione da un percorso ormai quasi secolare (a oltre novant’anni dalla fondazione gramsciana). Semmai, c’è da chiedersi come si comporteranno i residui lettori della vecchia Unità, quelli cioè che avevano resistito alla concorrenza de la Repubblica e del Fatto Quotidiano. Difficilmente potranno riconoscersi in un giornale che taccia di «modello sovietico» la legge giolittiana sulle municipalizzate. In passato, anzi, l’Unità era di solito apparsa interprete di un comunismo osservante, prima, e di una sinistra poco propensa ad aggiornarsi, poi. Il lettore che condivide il riformismo di Renzi si rivolge oggi a quotidiani che un tempo l’ortodossia del Pci definiva borghesi, quali il Corriere della Sera e La Stampa. Li abbandonerà per passare a l’Unità, vincendo l’avversione spontanea per la testata e per la tradizione che essa si porta dietro?