VARIE 21/7/2015, 21 luglio 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO CONDANNA L’ITALIA PERCHE NON TUTELA LE COPPIE GAY
STRASBURGO - L’Italia deve introdurre il riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani. I giudici di Strasburgo hanno condannato l’Italia per la violazione dei diritti di tre coppie omosessuali.
La sentenza provoca la reazione di gran parte della politica italiana: in primis del presidente della Camera Laura Boldrini che sottolinea: "Ora bisogna agire. Il Parlamento non può più rinviare, deve esprimersi chiaramente su un tema così centrale. Farò tutto quanto è nelle mie facoltà perchè ciò avvenga", scrive su Facebook la terza carica dello Stato che aggiunge: "Non possiamo continuare ad essere un Paese malato di disuguaglianza, economica prima di tutto, ma anche sociale".
LA SENTENZA DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO
La sentenza: violato art. 8 Convenzione Diritti umani. Il giudizio è stato emesso all’unanimità nell’ambito del caso sollevato da Oliari e altri contro l’Italia. Si tratta di tre coppie omosessuali, guidate da di Enrico Oliari, presidente di Gaylib, l’associazione nazionale dei gay liberali e di centrodestra, che hanno fatto ricorso a Strasburgo contro l’impossibilità di vedersi riconoscere in patria l’unione. Le tre coppie omosessuali che vivono insieme da anni rispettivamente a Trento, Milano e Lissone (provincia di Milano) hanno chiesto ai loro Comuni di fare le pubblicazioni per potersi sposare ma si sono viste rifiutare la possibilità.
"La corte ha considerato che la tutela legale attualmente disponibile in Italia per le coppie omosessuali non solo fallisce nel provvedere ai bisogni chiave di una coppia impegnata in una relazione stabile, ma non è nemmeno sufficientemente affidabile", si legge in una nota della Corte. Per la corte dunque "un’unione civile o una partnership registrata sarebbe il modo più adeguato per riconoscere legalmente le coppie dello stesso sesso".
Diritti gay, Oliari: ’’Il paese è più avanti della politica, da Renzi solo parole’’
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La sentenza della Corte arriva dopo diverse determinazioni del Parlamento europeo in materia, l’ultima del giugno 2015, quando l’Europarlamento ha approvato una relazione in cui si chiede di riconoscere i diritti delle famiglie gay. Non è la prima volta che la Corte europea dei diritti dell’uomo, che non è un organismo dell’Unione europea, emette sentenze su questa materia: nel 2013 aveva condannato la Grecia per aver escluso le coppie dello stesso sesso dalle unioni civili.
La Corte ha condannato l’Italia per violazione dell’articolo 8 della Convenzione dei diritti dell’uomo, quello sul "diritto al rispetto della vita familiare e privata". E ha stabilito che lo Stato dovrà versare a ognuno dei ricorrenti 5 mila euro per danni morali. La Corte sottolinea che tra i Paesi membri del Consiglio d’Europa c’è la tendenza a riconoscere i matrimoni omosessuali, con 24 su 47 stati che hanno adottato una legislazione in tal senso, e ha ricordato che la Corte Costituzionale italiana ha invitato ripetutamente a creare una protezione legale anche in italia.
La sentenza di oggi della Corte di Strasburgo diverrà definitiva tra 3 mesi se i ricorrenti o il Governo non chiederanno e otterranno un rinvio alla Grande Camera per un nuovo esame della questione.
Le reazioni politiche. Ma in Parlamento il disegno di legge sulle unioni gay, dopo il primo sì da parte della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, giace in Senato."Ho digiunato per spiegare che non avere una legge sulle unioni gay era un grave imbarazzo per l’Italia. Oggi la CEDU condanna l’Italia" ha scritto su Twitter Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle Riforme costituzionali e ai rapporti con il Parlamento, da giorni impegnato in uno sciopero della fame per chiedere al Parlamento l’approvazione di una legge in materia. "Mi dispiace ma non mi stupisce" spiega Scalfarotto a RepTv (video). Poi in una nota aggiunge: "Nell’europa dei diritti umani e dei diritti civili non c’è spazio per discriminazioni odiose come quelle inflitte alle persone omosessuali, alla loro affettività e alle loro unioni."
Legge la sentenza in modo diverso il senatore del Nuovo centrodestra Maurizio Sacconi, secondo il quale la Corte "ha ribadito che i Paesi membri possono liberamente regolare l’istituto matrimoniale riservandolo, come nel caso dell’italia, alle sole coppie eterosessuali". Per Monica Cirinnà (Pd), relatrice del ddl all’esame del Senato, è "necessario e urgente giungere ad un testo che tenga conto dell’insieme dei diritti umani e sociali che vanno riconosciuti alle coppie gay". Anche il gruppo M5S al Senato ha chiesto "di colmare questo vuoto normativo che non è degno di un Paese civile". Per Roberto Speranza (minoranza Pd) la società è molto più avanti della politica e lancia l’hashtag #Renzifacciamopresto.
Da Forza Italia anche Mara Carfagna chiede che si proceda velocemente verso l’approvazione: "E’ arrivato il momento per l’Italia di riconoscere le unioni omoaffettive. Non si può più far finta di nulla, le coppie omosessuali sono una realtà già presente nella nostra società, il compito che la politica ha ora è quello di regolamentarle, definendo diritti, doveri e responsabilità". Spara a zero contro la Corte di Strasburgo il leader della Lega Nord Matteo Salvini su Facebook: "La Corte di Strasburgo condanna l’Italia perchè non riconosce le coppie gay. Non una parola sull’immigrazione, sulle tasse, sulle pensioni, sulla disoccupazione. Penso che le emergenze, per eterosessuali e omosessuali, siano queste. La corte di Strasburgo ha rotto le palle! Non sarà un burocrate europeo a decidere il futuro nostro, e dei nostri figli".
IL PARLAMENTO EUROPEO FAVOREVOLE ALL’UGUAGLIANZA DI GENERE 9 GIUGNO 2015
STRASBURGO - Dopo il referendum irlandese che ha dato il via libera ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, un altro importante passaggio verso il riconoscimento di maggiori diritti per le coppie omosessuali arriva anche dalle istituzioni europee, che già si erano espresse sul tema.
Il Parlamento europeo di Strasburgo ha approvato a larga maggioranza un rapporto sull’uguaglianza di genere in Europa in cui si parla, per la prima volta in maniera così esplicita, di ’famiglie gay’. "Il Parlamento - si legge nel testo - prende atto dell’evolversi della definizione di famiglia". La relazione, che non contiene elementi vincolanti per gli stati membri, è stata approvata con 341 voti favorevoli, 281 contrari e 81 astensioni.
SCHEDA/NOZZE GAY, ITALIA TRA I 9 PAESI UE SENZA LEGGE
Ancora più significativo un secondo passaggio del testo in cui il Parlamento raccomanda "che le norme in quell’ambito (compresi i risvolti in ambito lavorativo come i congedi) tengano in considerazione fenomeni come le famiglie monoparentali e l’omogenitorialità".
Non si tratta del primo pronunciamento in questo senso del Parlamento di Strasburgo: a marzo l’assemblea aveva votato a larga maggioranza a favore del riconoscimento delle unioni civili e del matrimonio tra persone dello stesso sesso "considerandolo come un diritto umano".
Le nuove aperture Ue sulle famiglie gay in realtà sono contenute in una risoluzione sulle nuove strategie sulla parità di genere in cui si invita la Ue ad adottare azioni specifiche per rafforzare i diritti delle donne disabili, migranti, appartenenti a minoranze etniche, delle donne Rom, delle donne anziane, delle madri single e le LGBTI. Tra le altre indicazioni contenute nel testo anche l’invito alla Commissione a promuovere nuove leggi che contengano misure vincolanti per proteggere le donne dalla violenza, in particolare dalle nuove forme di violenza come le cyber-molestie, il cyber-stalking e il cyber-bullismo.
Esultano le associazioni omosessuali: per Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, quelle provenienti da Strasburgo sono "notizie confortanti". Il leader di Sel Nichi Vendola parla, su twitter, di "un altro passo in avanti in Europa sui diritti di tutte le persone". Poi aggiunge: "In Italia invece la politica balbetta, non è riuscita neanche a dire no, finora, alle pretese della sentinella della morale Alfano e alle sue ottuse circolari" .
Di tenore completamente opposto le reazioni che giungono dal partito di Angelino Alfano. Non usa mezzi termini il senatore Giuseppe Marinello, presidente della Commissione Ambiente di Palazzo Madama: "Poco importa - afferma Marinello - se il Parlamento Europeo riconosce famiglie gay. L’Italia se ne frega altamente". Poi annuncia: "Sarò in piazza a Roma il 20 giugno per difendere il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà e dire sì alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna: tutto il resto sono elucubrazioni mentali senza senso". Parla di "arretramento culturale grave dell’Europa che svilisce il valore della famiglia" il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa.
SCHEDA SUI MATRIMONI GAY NEL MONDO
DUBLINO - Con un referendum la cattolicissima Irlanda è diventato il 14esimo Paese dell’Unione europea a dire sì ai matrimoni tra omosessuali. Nel mondo sono complessivamente più di 20 gli Stati che riconoscono le nozze gay. In altri sono legali le unioni civili, mentre i Paesi europei che fino ad oggi non hanno previsto alcun tipo di tutela per le coppie omosessuali restano nove: Italia, Grecia, Cipro, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania.
Questi sono i Paesi che hanno adottato una legge sui matrimoni gay:
OLANDA: E’ stato il primo Paese nel 2001 ad aprire al matrimonio civile per le coppie gay con stessi diritti e doveri delle coppie etero, tra cui l’adozione.
BELGIO: Il matrimonio omosessuale è in vigore dal 2003, mentre il via libera alle adozioni per le coppie gay è arrivato nel 2006.
SPAGNA: Le nozze gay sono legali dal luglio 2005. E le coppie gay, sposate o no, possono adottare bambini.
NORVEGIA: Dal gennaio 2009 omosessuali ed eterosessuali sono equiparati davanti alla legge in materia di matrimonio, di adozione e di fecondazione assistita.
SVEZIA: Le coppie gay possono sposarsi con matrimonio civile o religioso da maggio 2009. L’adozione era già legale dal 2003.
PORTOGALLO: Una legge del 2010 ha abolito il riferimento a "sesso diverso" nella definizione di matrimonio. Ma è esclusa la possibilità di adottare.
ISLANDA: Le nozze gay sono legalizzate dal 2010. Le adozioni sono legali dal 2006.
DANIMARCA: Primo Paese al mondo ad aver autorizzato le unioni civili tra omosessuali nel 1989, la Danimarca ha dato il via libera nel giugno 2012 alle coppie gay a sposarsi davanti alla Chiesa luterana di Stato. FRANCIA: La legge passa il 18 maggio 2013 dopo durissime contestazioni da parte dei movimenti di difesa della famiglia tradizionale.
GRAN BRETAGNA: Il sigillo reale è giunto nel luglio 2013.
FINLANDIA: Il 28 novembre 2014 il Parlamento di Helsinki ha detto sì alla legge che regola le nozze omosessuali. Anche le adozioni diventano legali. Unioni civili e adozione dei figli del partner erano gia’ possibili dal 2002.
LUSSEMBURGO: Approvata a giugno 2014 la legge sui matrimoni gay è entrata in vigore il 1 gennaio 2015.
SLOVENIA: Il 4 marzo 2015 il Parlamento sloveno ha approvato un emendamento alla legge sui matrimoni e la famiglia, che equipara i matrimoni omosessuali a quelli eterosessuali.
Fuori dall’Europa:
CANADA: La legge sul matrimonio gay è del luglio 2005.
SUDAFRICA: Nel novembre 2006 il Sudafrica è diventato il primo Paese africano a legalizzare le unioni gay attraverso "matrimonio" o "partenariato civile". Le coppie possono anche adottare.
ARGENTINA: Il 15 luglio 2010 l’Argentina è diventato invece il primo Paese sudamericano ad autorizzare il matrimonio gay e le adozioni da parte di omosessuali.
URUGUAY: L’11 aprile 2013 è diventato il secondo Paese latinoamericano a permettere le nozze tra omosessuali, dopo l’Argentina.
NUOVA ZELANDA: Il 17 aprile 2013 il Parlamento ha approvato la legge sui matrimoni gay, diventando il primo Paese dell’Asia-Pacifico a legalizzarli. La legge apre la strada all’adozione.
BRASILE: I matrimoni sono stati approvati nel maggio del 2013. Le unioni civili erano permesse già
dal 1999.
MESSICO: le nozze gay sono legali in 5 Stati.
Negli STATI UNITI sono saliti a 37 (più il District of Columbia, dove si trova la capitale Washington), gli Stati che permettono le nozze fra persone dello stesso sesso.
IL GIORNALE.IT
La sentenza di condanna per l’Italia sulle unioni civili da parte della Corte di Straspurgo per i diritti civili riapre il dibattito politico per l’approvazione della norma sulle coppie di fatto.
Il Pd torna alla carica.
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violazione dell’articolo 8 della Convenzione, ci dice che dobbiamo fare presto ad approvare il provvedimento sulle unioni civili".
"E’ necessario e urgente - aggiunge - giungere ad un testo che tenga conto dell’insieme dei diritti umani e sociali che vanno riconosciuti alle coppie gay. Nessuno vuole fare equiparazioni con l’istituto del matrimonio ma occorre riconoscere anche in Italia diritti sacrosanti ormai riconosciuti in tutte le democrazie europee, assegnando alle coppie omosessuali e alle loro famiglie un riconoscimento che abbia il rango del diritto pubblico, inserendole nelle tutele degli articoli 2 e 3 della Costituzione". Infine anche la vicepresidente Pd del Senato Valeria Fedeli spinge per la norma sulle unioni civili: "La sentenza con cui questa mattina la Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato lo Stato italiano a risarcire le coppie ricorrenti contro l’assenza, nel nostro Paese, di una legge sul riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso, era prevedibile e sottolinea ancora di più quanto sia importante approvare, al più presto, la legge sulle unioni civili, colmando il ritardo che abbiamo rispetto al resto d’Europa". Infine sulle unioni civili ha parlato anche la presidente della Camera, Laura Boldrini: "Purtroppo era prevedibile. La Corte europea di Strasburgo ha condannato l’Italia per non riconosce i diritti delle coppie omosessuali. Ora bisogna agire. Il Parlamento non può più rinviare, deve esprimersi chiaramente su un tema così centrale. Farò tutto quanto è nelle mie facoltà perchè ciò avvenga", scrive su Facebook Laura Boldrini. "Non possiamo continuare ad essere - aggiunge la presidente della Camera - un Paese malato di disuguaglianza, economica prima di tutto, ma anche sociale".
WIKIPEDIA
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Coppia di fatto, matrimonio, matrimonio omosessuale, Costituzione e diritto dell’Unione europea
L’Italia non ha una legge sulle unioni civili. Tuttavia le coppie di fatto (eterosessuali, ma anche omosessuali) hanno diritti e doveri. Sono state presentate molte proposte di legge sulle unioni civili, nessuna della quali però, al 14 giugno 2014, è ancora diventata legge.
Il tema dell’unione civile è molto legato a quello del matrimonio e a quello del matrimonio omosessuale, e l’opinione che una persona ha su questi due argomenti influenza decisamente quello che la stessa persona pensa dell’unione civile. Il punto di partenza giuridico è la definizione del modello di famiglia che una persona adotta, a partire dalla Costituzione della Repubblica Italiana ove si parla di famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio» (art. 29 della Costituzione).
Da questa definizione letterale sono state tratte conclusioni opposte, riassumibili in tre teorie diverse. Vi sono autori che:
partendo dalla lettera dell’articolo, che riconosce solo la famiglia fondata sul matrimonio, negavano qualunque diritto e dignità alla coppia di fatto;
altri autori affermano la piena rilevanza giuridica del fenomeno, osservando che, secondo loro, l’art. 29 della Costituzione, pur conferendo "superiore dignità" alla famiglia fondata sul matrimonio, non era di ostacolo al riconoscimento di unioni di fatto simili al matrimonio;
una terza teoria, intermedia fra le precedenti, seguita da autori quali Rescigno, Bianca, Bessone, ammette la configurabilità della famiglia di fatto, basata non sull’art. 29 della Costituzione, che parla solo di matrimonio, ma sull’art. 2, che parla di "formazioni sociali". Quindi la coppia di fatto, pur priva di tutela specifica, sarebbe una "formazione sociale" ai sensi dell’art.2, tutelabile e rilevante giuridicamente a vari effetti.[4]
L’art. 29 della Costituzione ed il codice civile, dove descrive diritti e doveri dei coniugi, non menzionano esplicitamente la diversità di sesso di coloro che intendo sposarsi (in termine tecnico, "nubendi"). È presumibile che la Costituzione non ne parli perché all’epoca della sua stesura (è entrata in vigore il 1º gennaio 1948), per quanto scritta con lungimiranza, ritenesse tale requisito implicito, al punto da non dover neppure essere espresso nel testo. Per anni, giuristi, teorici e giudici hanno ritenuto che i due requisiti minimi, ancorché implici, del matrimonio, fossero due: la diversità di sesso dei nubendi e la volontà di sposarsi da parte di entrambi.[5]
Con il cambiamento della realtà sociale sono arrivati una serie di atti giuridici, esposti in seguito, che hanno messo in discussione gli assunti tradizionali, senza tuttavia chiarire il problema in modo definitivo.
Sentenza 138/2010 della Corte costituzionale
Interpellata in merito alla costituzionalità di alcuni articoli del Codice Civile che, di fatto, a causa della terminologia utilizzata, impediscono il matrimonio tra individui dello stesso sesso, la Corte costituzionale ha emesso una sentenza nella quale le unioni civili sono chiaramente chiamate in causa. Dichiarando inammissibili e non fondati i due ricorsi sollevati dal Tribunale di Venezia e dalla Corte d’Appello di Trento (fine dei quali era il riconoscimento del matrimonio civile tra individui dello stesso sesso) la Consulta ha chiarito alcune questioni legate a tale argomento. Avendo definito, da parte del legislatore, la mancanza dell’obbligo di estendere alle coppie omosessuali la possibilità di accedere all’istituto del matrimonio (lasciando quindi discrezionalità al parlamento su questo punto) la Consulta ha affermato che, nonostante ciò, le coppie omosessuali devono comunque vedere soddisfatta l’aspirazione all’accesso a determinati diritti. Così, i giudici, spiegano il concetto:
"L’art. 2 Cost. dispone che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Orbene, per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri".
Escludendo che la realizzazione di tali aspirazioni "possa essere realizzata soltanto attraverso una equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio" i giudici invitano ad esaminare le legislazioni dei Paesi che finora hanno riconosciuto le unioni suddette. Al tempo in cui è stata emessa la sentenza, la maggioranza dei Paesi dell’Europa occidentale non consentiva alle coppie dello stesso sesso di accedere al matrimonio e prevedeva svariate disparità di trattamento legale tra coppie di sesso diverso unite in matrimonio e coppie dello stesso sesso riconosciute tramite varie forme di unioni civili. La Francia, ad esempio, ancora consentiva il matrimonio alle sole coppie di sesso diverso e riconosceva le coppie dello stesso sesso unicamente tramite il patto civile di solidarietà e il concubinage, che comportavano un trattamento legale piuttosto diverso da quello spettante ai coniugi; la Germania all’epoca non prevedeva per le coppie dello stesso sesso in unione registrata parità di trattamento legale rispetto ai coniugi né in materia fiscale né in materia di prerogative quali l’adozione del figlio adottivo del partner.
La risoluzione del Parlamento europeo del 13 marzo 2012
Il 13 marzo 2012 il Parlamento Europeo ha votato a maggioranza una risoluzione, secondo la quale gli Stati membri dell’Unione europea (fra cui ovviamente l’Italia) non devono dare al concetto di famiglia "definizioni restrittive" allo scopo di negare protezione alle coppie omosessuali e ai loro figli.[6] Immediatamente dopo, il 15 marzo 2012, e quindi senza appoggiarsi sulla Risoluzione, ma arrivando indipendemente a conclusioni simili, la Corte di Cassazione italiana depositava una sentenza molto importante sul tema, la n. 4184/2012.
La sentenza 4184/2012 della Suprema Corte di Cassazione: verso un pieno riconoscimento della famiglia omosessuale
La Corte di Cassazione, con sentenza n. 4184/2012, depositata il 15 marzo 2012, ha affermato che, in alcune specifiche situazioni, le coppie omosessuali hanno il pieno diritto di rivolgersi al giudice per far valere il diritto ad un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata.[7]
Nella stessa pronuncia si afferma che i componenti della coppia omosessuale, a prescindere dall’intervento del legislatore in materia, sono titolari del diritto alla vita familiare, del diritto inviolabile di vivere liberamente una condizione di coppia e del diritto alla tutela giurisdizionale di specifiche situazioni.
La Corte ha inoltre precisato che la differenza di sesso non è più da considerare quale elemento naturalistico del matrimonio.
Secondo la massima (cioè il riassunto ufficiale) della sentenza[8] il matrimonio contratto all’estero non è trascrivibile nei registri dello stato civile italiano. Tuttavia, esso può produrre effetti anche in Italia, quali il sorgere del diritto della coppia gay alla vita familiare e all’unità della coppia.
Più precisamente, nelle motivazioni della sentenza i Giudici della Corte Suprema hanno affermato espressamente che: "i componenti della coppia omosessuale, conviventi in stabile relazione di fatto, se - secondo la legislazione italiana - non possono far valere né il diritto a contrarre matrimonio né il diritto alla trascrizione del matrimonio contratto all’estero, tuttavia - a prescindere dall’intervento del legislatore in materia - quali titolari del diritto alla "vita familiare" e nell’esercizio del diritto inviolabile di vivere liberamente una condizione di coppia e del diritto alla tutela giurisdizionale di specifiche situazioni, segnatamente alla tutela di altri diritti fondamentali, possono adire i giudici comuni per far valere, in presenza appunto di "specifiche situazioni", il diritto ad un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata e, in tale sede, eventualmente sollevare le conferenti eccezioni di illegittimità costituzionale delle disposizioni delle leggi vigenti, applicabili nelle singole fattispecie, in quanto ovvero nella parte in cui non assicurino detto trattamento, per assunta violazione delle pertinenti norme costituzionali e/o del principio di ragionevolezza".
La I Sezione civile del Tribunale di Reggio Emilia si è spinta oltre. In una recentissima Sentenza, ha affrontato il problema della definizione di "coniuge" ai fini del diritto al permesso di soggiorno. Giudicando il caso di un italiano sposato con cittadino extracomunitario in Spagna ha sancito che "il termine coniuge non può essere interpretato secondo la normativa italiana", ma secondo il diritto comunitario. E quindi ha riconosciuto, ai fini del permesso di soggiorno, il matrimonio contratto in Spagna da due uomini, l’uno italiano, l’altro extracomunitario (nel caso, uruguayano).[9] Al giovane uruguayano è stato concesso, in basea tale sentenza, il permesso di soggiorno. È la prima volta in Italia. Per essere più precisi, il Tribunale, come la Cassazione nella sentenza di cui sopra, non ha riconosciuto il matrimonio, ma, sulla base di tale atto, il diritto della coppia gay ad avere una vita familiare in Italia.[10]
Sentenza 170/2014 della Corte costituzionale
L’11 giugno 2014 la Corte Costituzionale ha emesso una sentenza in cui le unioni civili sono ancora chiamate in causa. La Corte ha infatti dichiarato incostituzionali le norme dell’ordinamento italiano che disciplinano l’automatico scioglimento del matrimonio in seguito al cambiamento di sesso di uno dei coniugi laddove non consentono ai coniugi stessi, dopo lo scioglimento del matrimonio, di mantenere in vita un rapporto di coppia giuridicamente regolato con altra forma di convivenza registrata, che tuteli adeguatamente i diritti ed obblighi della coppia medesima, con le modalità da statuirsi dal legislatore
PEZZO DI TRE GIORNI FA
http://www.repubblica.it/politica/2015/07/18/news/cei_a_renzi_altre_urgenze_prima_di_unioni_civili-119359459/
ROMA - Il premier Matteo Renzi promette "entro la fine dell’anno" l’approvazione di una legge sulle unioni civili. Il sottosegretario alle riforme Ivan Scalfarotto, protagonista di uno sciopero della fame in segno di protesta per la mancata approvazione della legge, ci crede e interrompe il digiuno. Tutto è bene quel che finisce bene? L’Italia è pronta a fare il primo passo per tornare in armonia con il comune sentire mondiale? Niente affatto, perché l’apertura repentina del presidente del Consiglio con tanto di precisa tempistica fa insorgere la Conferenza Episcopale Italiana e l’opposizione politica più conservatrice. E’ il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, a dettare all’Ansa parole che raccontano sorpresa e irritazione. "Rispetto alle urgenze che si impongono, è paradossale questa attenzione (alle unioni civili, ndr). Peccato non poterne riscontrare altrettanta in effettive misure di sostegno alla famiglia, nonostante questa sia la cellula fondamentale del nostro tessuto sociale, l’unica che assicura una serie di funzioni preziose e insostituibili".
"Nessuno è qui a mettere in discussione i diritti individuali, che sono sacrosanti. La nostra contrarietà - spiega Galantino - riguarda la confusione che il disegno di legge introduce, evitando opportunamente l’utilizzo del termine ’matrimonio’, ma di fatto attribuendo alle unioni omosessuali diritti e doveri uguali a quelli previsti per la famiglia fondata sul matrimonio. Al di là delle questioni terminologiche, se si guarda alla sostanza si deve considerare che siamo di fronte all’attribuzione di un eguale regime a realtà che sono di fatto diverse, come è sempre stato riconosciuto sia a livello giuridico che di senso comune. Principio di giustizia sarebbe, piuttosto, dare a ciascuno il suo". "Restiamo convinti - ha concluso il vescovo - che una cosa sia la famiglia fondata su due persone di sesso diverso, come prevede l’articolo 29 della Costituzione, e tutt’altra siano le unioni tra persone dello stesso sesso. È troppo chiedere che tale diversità venga rispettata dal Legislatore come dal Governo?".
Mentre Lucio Malan, senatore di Forza Italia e Questore del Senato, porge immediatamente a Renzi una domanda diretta: "Ora che ha deciso i tempi parlamentari della discussione delle unioni civili, con il consueto disprezzo per Senato e Camera e persino per gli organi del Pd, dentro il quale il mal di pancia sul testo Cirinnà pare siano parecchi, deve dire chiaro agli italiani cosa pensa delle adozioni per le coppie omosessuali. Infatti, nonostante gli spudorati tentativi di negarlo, le adozioni nel testo Cirinnà ci sono eccome. Ad esse è dedicato l’intero articolo 5, che include la possibilità di adozione diretta non solo per i figli del coniuge, ma anche per i figli dell’altra parte dell’unione civile, cosa che nella quasi totalità dei casi di coppie maschili implica anche la pratica dell’utero in affitto".
Matteo Renzi non mancherà di motivare in dettaglio la repentina rottura di ogni indugio su una "questione, i diritti civili, che deve essere risolta una volta per tutte". Annuncio che il premier ha fatto parlando da Milano all’assemblea del Pd a Expo. Aggiungendo, appunto, che l’impegno che "ci prendiamo è di chiudere entro l’anno la legge sulle unioni di fatto. Vorrei che dopo il Senato, il passaggio della legge sulle unioni civili alla Camera, sia per una volta confermativo e non ci sia bisogno di fare navetta". Matteo si è quindi rivolto a Scalfarotto: "Ivan guarda che ti porto di peso a mangiare - ha scherzato il leader Dem -. Facciamo un hashtag: #ivanmagna". Poco dopo, il premier e il sottosegretario si sono ritrovati nel backstage per una pausa pranzo a base di fragole che certificava la fine dello sciopero della fame di Scalfarotto.
Causa fragole, Renzi non era sul palco quando ha parlato Alfredo D’Attorre, uno dei dem più critici nei suoi confronti. Ma, assicurano i suoi, ha continuato a seguire sugli schermi installati nel backstage gli interventi. Tra cui, quello dello stesso Scalfarotto. "Da questo palco oggi Renzi ha preso l’impegno di portare avanti la legge sulle unioni civili. Mi fido di Matteo, perciò termino lo sciopero della fame che andava avanti da 20 giorni" l’annuncio del sottosegretario all’assemblea nazionale del Pd ad Expo. Caratterizzato da un affondo sul matrimonio tra omosessuali: "Siamo in una posizione imbarazzante. Siamo insieme a Bielorussia e Moldova. Chi si oppone a questa legge, come
Carlo Giovanardi, Maurizio Gasparri ed Eugenia Roccella, lo fa come una battaglia di vita o di morte. Lo sia anche per tutti noi qui presenti. È un’emergenza, una violazione dei diritti umani. Serve un patto davanti al Paese, perché è una situazione che non fa onore".
social groups where personality is expressed
did not require full equality between homosexual unions and marriages between a man and a woman, as this was a matter of Parliamentary discretion to be regulated by national law, as evidenced by the different approaches existing in Europe.
1. The Italian Constitution
33. Articles 2, 3 and 29 of the Italian Constitution read as follows:
Article 2
"The Republic recognises and guarantees inviolable human rights, both as an individual and in social groups where personality is developed, and requires the fulfilment of obligations of political, economic, social solidarity, against which there is no derogation."
Article 3
"All citizens have equal social dignity and are equal before the law, without distinction of sex, race, language, religion, political opinion, personal and social conditions. It is the duty of the Republic to remove those obstacles of an economic or social nature which constrain the freedom and equality of citizens, thereby impeding the full development of the human person and the effective participation of all workers in the political, economic and social organization of the country."
Article 29
"The Republic recognises the rights of the family as a natural society founded on marriage. Marriage is based on the moral and legal equality of the spouses within the limits laid down by law to guarantee the unity of the family."
36. Furthermore, the Constitutional Court in its judgment no. 170/2014 concerning "forced divorce" following gender reassignment of one of the spouses, found that it was for the legislator to ensure that an alternative to marriage was provided, allowing such a couple to avoid the transformation in their situation, from one of maximum legal protection to an absolutely uncertain one. The Constitutional Court went on to state that the legislator had to act promptly to resolve the legal vacuum causing a lack of protection for the couple.
36. Furthermore, the Constitutional Court in its judgment no. 170/2014 concerning "forced divorce" following gender reassignment of one of the spouses, found that it was for the legislator to ensure that an alternative to marriage was provided, allowing such a couple to avoid the transformation in their situation, from one of maximum legal protection to an absolutely uncertain one. The Constitutional Court went on to state that the legislator had to act promptly to resolve the legal vacuum causing a lack of protection for the couple.
44. Nevertheless, some cities have established registers of "civil unions" between unmarried persons of the same sex or of different sexes: among others are the cities of Empoli, Pisa, Milan, Florence and Naples.