Fabio Bogo, la Repubblica - Affari & Fiananza 19/7/2015, 19 luglio 2015
IL QE DI DRAGHI A STELLE E STRISCE
Il Quantitative Easing di Mario Draghi è stato una manna per i governi europei, che hanno collocato titoli del debito pubblico a tassi bassissimi, e per le banche, che si sono finanziate a costi irrisori rispetto al passato. Ma sul fronte del mercato dei capitali si affaccia un altro attore, che ha messo le mani sul risparmio del Vecchio Continente, modificandone equilibri e destinazione. Nei primi sei mesi del 2015 – segnala un rapporto di Bank Of America-Merrill Lynch – le corporation americane hanno collocato titoli in euro per 51 miliardi, diventando il primo emittente davanti alla Francia (31 miliardi) e alla Germania (27 miliardi). Le Reverse Yankees costituiscono così ora, grazie ai 206 miliardi di euro di titoli in circolazione, il 13% del mercato complessivo obbligazionario europeo. Le società Usa in pratica sono la terza nazione emittente in euro dopo Francia e Germania.
A favorire questa emigrazione sull’altra sponda dell’Atlantico i tassi di raccolta più bassi rispetto a quelli Usa per le high-grade corporate: mediamente l’1,4 % rispetto ad un 3,3 % del mercato domestico americano. Così in tante hanno fatto il salto, gonfiandosi la pancia di eurobond. Rispetto al passato le operazioni censite rivelano che non si tratta più di società finanziarie, ma di conglomerate attive nell’industria e nei servizi: la General Electric ha il 23% del suo debito in euro; McDonald’s il 28 per cento; Expedia il 29; Philip Morris il 30; la Coca Cola il 38. Sono tutte aziende che hanno anche una forte attività sul territorio europeo, per cui è lecito pensare che raccolgano denaro per rafforzarsi patrimonialmente e investire nelle attività produttive localizzate oltreoceano.
Non sempre però è così. Sempre la Bank Of America ha paragonato il volume di vendite in Europa con quello di emissione di bond: dove il rapporto è simile – dicono gli analisti – è plausibile pensare che i fondi siano stati utilizzati per operazioni all’estero: è il caso di McDonald’s, Expedia, General Electric. Ma come spiegare il caso della Att, fatturato in Europa pari a zero, indebitamento del 18% in Euro? O della Berkshire Hathaway di Warren Buffett (fatturato zero, indebitamento del 17%)? O della Prologis (14 % contro 60%)? O della Flowserve (21% contro 41%)? In questi e altri casi Bank Of America è netta: sono investimenti opportunistici, con i fondi raccolti che rientrano in patria attraverso il mercato spot Fx. Tutto lecito, ovviamente. Ma con il paradosso che il Qe di Francoforte, che doveva servire ad allentare il credit crunch sulle timide imprese europee, alla fine favorisce la liquidità di quelle americane: la trasmissione di politica monetaria funziona, ma a vantaggio degli Usa.