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 2015  luglio 21 Martedì calendario

IL PREZZO DELL’ORO AI LIVELLI DEL 2012

Anche l’oro crolla assieme a tutte le altre materie prime. Il bene rifugio per eccellenza, solitamente presente nei portafogli di piccoli e grandi investitori, è precipitato ieri di oltre il 4% fino a toccare i minimi da marzo 2010, a 1.080 dollari l’oncia. Uno scossone che si spiega con le vendite massicce messe in atto nel giro di pochi minuti all’apertura del mercato cinese. Il metallo giallo ha poi ridotto le perdite, recuperando la soglia dei 1.100 dollari, ma resta ben lontano dai 1.200 dollari dei mesi scorsi, per non parlare del record assoluto a 1.900 dollari l’oncia segnato nell’autunno 2011. Per l’oro si profila infatti lo scenario più temuto: il rialzo dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve. Sulle attese di questa mossa il dollaro ha ripreso a correre, rendendo meno conveniente l’acquisto del metallo prezioso, che come le altre commodities è denominato in dollari. Tassi d’interesse più alti inoltre spingono gli investitori a cercare rendimenti altrove. Le vendite cinesi sono state innescate invece da un rapporto della Banca del Popolo sulle riserve auree della Repubblica popolare, risultate di molto inferiori alle attese, e da voci di un maxi ordine di vendita da parte di un grande fondo. «Sono molte le ipotesi circa i temi che stanno alimentando l’attuale fase di debo-lezza, certo è che il rafforzamento del dollaro ed il probabile rialzo dei tassi Usa, unitamente ad una possibile minor crescita delle riserve auree cinesi, genera aspettative chiaramente più negative», commenta Alessandro Allegri, Amministratore Delegato di Ambrosetti A.m. Sim. «Inoltre – prosegue Allegri – i dati economici in miglioramento e le quotazioni azionarie sostenute non attirano in questa fase molti investimenti sul cosiddetto bene rifugio. Il futuro ci riserva dunque ancora incertezza con alte probabilità di nuovi picchi di volatilità prima di trovare solidi flussi in acquisto».
Il calo coincide anche con il ritorno della propensione al rischio. «La situazione diventa complicata per i metalli preziosi, oro in primis, alla luce delle recenti evoluzioni sui mercati – spiega Fabio De Gaspari, Proprietary trader di Invest Banca –. Il venire meno della tensione sulla Grecia apre le porte ad un atteggiamento pro-rischio ed allontana la ricerca di ’porti sicuri’ quali l’oro. Così viene meno uno dei motivi per posticipare un prossimo rialzo dei tassi Usa, portando ad un rafforzamento del dollaro e ulteriori pressioni sui metalli. Tutto ciò in un panorama di mercato che vede una latente crisi cinese legata allo scoppio della bolla azionaria, con implicazioni dirette sui consumi di materie prime».