Maria Teresa Cometto, Corriere Economia 19/7/2015, 19 luglio 2015
SPAZIO LE GUERRE STELLARI DEI PAPERONI DI INTERNET «UN PRIVATO SU MARTE? NON LO VEDO PROPRIO»
Qual è il settore high-tech che assomiglia oggi all’industria nascente del personal computer? Quello dei voli nello spazio. Parola di uno che si intende di entrambi i business: paul allen, co-fondatore 40 anni fa del gigante del software microsoft e fondatore nel 2011 anche di stratolaunch, società per sviluppare un nuovo sistema di lanci spaziali.
Allen non è l’unico imprenditore che ha fatto i miliardi con l’alta tecnologia e ora li reinveste puntando al cielo. Altri «visionari» con la passione dei razzi sono il fondatore di amazon.com jeff bezos, il boss del gruppo inglese virgin richard branson e il fondatore di tesla elon musk. Ma la recente disavventura di quest’ultimo — l’esplosione in cielo del suo razzo falcon 9 — ha riportato un po’ con i piedi per terra tutti i programmi. Senza tuttavia far cancellare gli ambiziosi obiettivi di portare prima o poi nello spazio la gente «normale», come turisti o addirittura coloni di altri pianeti.
Il precursore
il business privato dei voli spaziali comunque è già cominciato e proprio musk, con la sua spacex, è il primo che ne ha approfittato, riuscendo a ottenere dalla nasa, l’agenzia spaziale americana, la commessa di trasportare rifornimenti e materiale scientifico all’international space station (iss).
Il governo obama, infatti, nel 2010 aveva deciso di cambiare le priorità della nasa: niente più shuttle e voli di routine, delegati appunto a «taxi» spaziali privati, e invece ricerca sullo spazio più profondo con la preparazione di una missione umana su marte entro il 2033. Come costruire il mega-razzo per quest’ultima lo stanno studiando gli scienziati e ingegneri della nasa a huntsville, la «città dei razzi» dove era stato inventato e fabbricato il saturn v per la luna (vedi box).
Intanto dal 2013 spacex ha lanciato sette missioni di rifornimento dell’iss,mostrando di poter dimezzare i costi di queste imprese, da 150 milioni di dollari l’una — lo standard prima dell’ingresso di musk in questo business — a soli 70 milioni. Ma la settima è andata male: il 28 giugno scorso il razzo falcon 9 è esploso pochi minuti dopo il decollo da cape canaveral, mandando in fumo quintali di prezioso materiale per gli astronauti e richiamando l’attenzione sul semplice fatto che «lo spazio è difficile», come ha twittato l’astronauta scott kelly a bordo dell’iss.
Fondata nel 2002, spacex vorrebbe tagliare ancor di più il costo dei lanci con l’impiego di razzi riutilizzabili, un’idea perseguita anche dai concorrenti ma finora non concretizzata. Intanto spacex è già riuscita a rompere il monopolio delle missioni spaziali private, fino a poco fa nelle mani della united launch alliance (ula), la joint venture fra boeing e lockheed martin.
Non solo libri
su quest’ultima pende anche l’ultimatum del parlamento americano di smettere di usare i motori russi finora impiegati per le missioni che realizza per conto del pentagono, per esempio i lanci di satelliti spia. Per questo l’anno scorso ula ha deciso di adottare il nuovo motore made in usa, be-4, sviluppato da blue origin, l’azienda spaziale di bezos. Sul suo sito il fondatore di amazon.com annuncia: «la terra è solo il nostro punto di partenza. Adesso è l’ora di aprire a tutti la promessa dello spazio». Lo scorso aprile ha realizzato con successo il primo volo di prova della sua navicella new shepard, ma non è riuscito il recupero del razzo. Il presidente di blue origin, bob meyerson, un veterano del settore, non si scoraggia e ha ribadito al quotidiano di seattle — la città vicino cui ha sede la società — che il turismo spaziale è uno dei suoi obbiettivi: «siamo focalizzati nella ricerca di come rendere più accessibili i nostri voli così che un giorno ci saranno milioni di persone che vivono e lavorano nello spazio».
In vacanza
branson sperava di essere lui il primo turista «extra-terrestre» a bordo della sua navicella virgin galactic. Aveva già anche fissato il prezzo del biglietto per i futuri clienti: 250mila dollari a viaggio. Ma il suo sogno ora è rimandato a data da destinarsi dopo l’incidente fatale dello scorso 31 ottobre, quando la navicella si è schiantata nel deserto mojave della california uccidendo uno dei due piloti a bordo e ferendo in modo grave il secondo. Molti i possibili motivi del crash, da problemi al motore a difficoltà nel disegno del razzo, e gli uomini di branson sono intenti a capire come procedere dopo questo fallimento.
Nuovi lanci
stratolaunch, ora inglobata nel gruppo vulcan aerospace di allen, sta cercando di sviluppare un sistema di lancio alternativo alle rampe classiche. L’idea è che le navicelle siano spedite in orbita da un gigantesco aereo dall’altezza di 10mila metri. L’apparecchio è in costruzione in un hangar nel deserto .
La ricerca della soluzione del problema del riutilizzo dei razzi continua, mentre il settore spaziale privato — nonostante i crash di virgin e spacex — assume sempre più un’aurea da silicon valley, attirando ingenti capitali di rischio. Come il miliardo di dollari investito nella società di musk pochi mesi fa da parte di google e della società di gestione di fondi fidelity.