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 2015  luglio 19 Domenica calendario

Russia: l’economia dà segnali di ripresa– Segnali confortanti per un partner chiave dell’interscambio italiano, la Russia

Russia: l’economia dà segnali di ripresa– Segnali confortanti per un partner chiave dell’interscambio italiano, la Russia. È una nota del Csc (Centro studi Confindustria) a mettere in rilievo la possibile crescita dell’economia russa – colpita dalle sanzioni per la crisi ucraina – già prima della fine del 2015. Importante, a questo scopo l’attività di stabilizzazione messa in atto dalla Banca centrale. L’Italia è ovviamente un osservatore privilegiato. L’export verso la Russia, decimo mercato di destinazione, ha fatto registrare a maggio un calo tendenziale del 30,6%. La nota Csc, curata da Alessandro Gambini, evidenzia più di un fattore di miglioramento che fa presagire che stia ormai passando quella che si può considerare una «tempesta perfetta», innescata nel 2014 da tre potenti shock: le sanzioni occidentali collegate al conflitto in Ucraina (recentemente rinnovate fino a gennaio 2016); la fuga di capitali e il conseguente deprezzamento del rublo; il calo del prezzo del petrolio. Il Pil russo si è contratto del 2,2% annuo nel primo trimestre 2015, con discese a doppia cifra per i comparti produttori di servizi al consumo. Le sanzioni, che hanno colpito il credito in termini di restrizioni all’accesso al mercato dei capitali Ue e Usa e l’industria con il divieto di esportare tecnologie militari e legate al settore energetico, hanno creato un clima di incertezza che ha colpito soprattutto gli investimenti delle imprese. Nel contempo la scarsa fiducia ha contribuito alla fuoriuscita di capitali, determinante per la svalutazione del rublo. Le importazioni sono calate del 37,2% annuo nel primo trimestre 2015, penalizzate anche dal forte deprezzamento della moneta russa. Un circolo vizioso completato con il rovinoso calo del prezzo del greggio, arrivato a gennaio fin sotto i 50 dollari al barile. La Banca centrale tuttavia ha giocato un ruolo fondamentale nel contrastare fuga di capitali e svalutazione lasciando fluttuare liberamente il rublo, con l’effetto di una maggiore stabilità che a sua volta ha consentito un marginale recupero della fiducia. «Consumi e investimenti si contrarranno – rileva Csc – meno di quanto precedentemente ipotizzato». Ci sono segnali congiunturali che, seppure in modo ancora faticoso, vanno in questa direzione. La media dell’indice Pmi dei servizi, nel secondo trimestre, è la più alta da l 2014 e nel manifatturiero a giugno la contrazione dell’attività è in rallentamento. Nel contempo il calo degli ordini dall’estero, il 22esimo consecutivo, è stato il meno marcato dall’inizio del 2015. La fiducia dei consumatori è migliorata di 9 punti rispetto al primo trimestre. Lo stesso -2,2% del Pil nel primo trimestre, d’altronde, si è rivelato meno accentuato di quanto atteso. Si può stimare che l’economia russa (vale il 3,3% del Pil mondiale) torni a crescere nella parte finale dell’anno, trainata da investimenti governativi nel settore oil&gas e dal rimbalzo delle quotazioni del greggio. Il risultato complessivo del 2015 sarebbe un calo del 3,2%. Pil debolmente positivo nel 2016 (+0,4%). In un ragionamento più a medio termine, osserva il Csc, vanno comunque tenute in conto alcune variabili come un eventuale riaccendersi del conflitto in Ucraina e la mancata realizzazione di riforme strutturali per attivare investimenti. C.Fo.