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 2015  luglio 19 Domenica calendario

DUE SONDE DELL’ESA VERSO IL SOLE

Nasa batte Esa uno a zero. Ma il risultato è ancora provvisorio perchè la partita non è ancora finita: l’Europa spera nei supplementari. Dopo il fly-by su Plutone e le magnifiche immagini inviate sulla Terra da New Horizons, l’Ente spaziale europeo si organizza e prepara le contromosse. Le nuove missioni targate Stati uniti d’Europa si rivolgeranno dalla parte opposta del Sistema solare. In lista di attesa ci sono le missioni Bepi-Colombo e Solar Orbiter che verranno spedite verso il pianeta Mercurio e il Sole, rispettivamente, nel 2017 e nel 2018.
«Ogni successo dello “spazio” fa bene allo “spazio”. Siamo felici dell’ultimo risultato della Nasa, ma anche noi da tempo abbiamo in cantiere una serie di importanti missioni spaziali». A parlare è Fabio Favata, astrofisico e numero uno del coordinamento progetti dell’Esa, che illustra le prossime mosse dell’Europa.
«Rispetto alle sonde della Nasa, la nostra tecnologia non ci permette di oltrepassare l’orbita di Giove. Gli americani hanno un atteggiamento molto diverso. Loro utilizzano combustibili ad isotopi di Plutonio, “propellenti” che concedono ampie disponibilità per affrontare lunghissime distanze, tipo il viaggio in direzione di Plutone. Noi abbiamo fatto altre scelte».
Favata non lo dice chiaramente, ma l’utilizzo di tale “combustibile” continua a suscitare i timori rispetto ai rischi di contaminazione radioattiva in caso di incidente durante il lancio o in caso di caduta del velivolo nell’atmosfera terrestre.
E con lo spirito dei primi coloni europei che affrontavano la conquista delle terre dello sconosciuto West americano, ecco che si prefigura la prossima missione dell’Esa.
«Si chiamerà Bepi-Colombo e sarà la prima volta dell’Europa su Mercurio -commenta invece Ersilia Vaudo Scarpetta, anche lei astrofisica e capo del coordinamento degli stati membri dell’Agenzia Spaziale Europea-. La sonda verrà lanciata nel gennaio del 2017 e quando arriverà a destinazione, nel gennaio 2024, Bepi Colombo dovrà resistere a temperature superiori a 350 gradi centigradi. Dovrà raccogliere dati per un anno, che corrisponde alla durata nominale della missione, con una possibile estensione ad un altro anno addizionale.
La missione comprende due orbiter (due veicoli spaziali, ndr): il Mercury Planetary Orbiter (Mpo) e il Mercury Magnetospheric Orbiter (Mmo). Bepi Colombo è frutto di una collaborazione tra l’Esa e l’agenzia spaziale giapponese Jaxa». Originariamente la missione prevedeva anche un lander, il Mercury Surface Element (Mse) che doveva approdare sulla superficie del pianeta, ma il progetto è stato poi cancellato a causa della spesa. Attualmente il costo dell’intera missione si aggira intorno ai due miliardi di dollari, 1,7 per la precisione.
All’inizio fu Mariner 10 a esplorare quello che viene definito un “regno di ghiaccio e di fuoco”. La sonda della Nasa sfiorò Mercurio, gli si avvicinò a 703 km dalla sua superficie. Era il 29 marzo del 1974. Dopo 41 anni la seconda puntata con la sonda Messenger che ha considerevolmente aumentato la conoscenza del pianeta permettendo di mapparne il 100% della superficie. Tuttavia la missione Bepi Colombo (che deve il suo nome allo scienziato italiano Giuseppe Colombo, detto Bepi, scomparso nel 1984, ndr) sarà ancora più ambiziosa.
Ma il ruolino di marcia dell’Esa non termina qui e proseguirà con un’altra importante missione, il lancio della sonda Solar Orbiter nell’ottobre del 2018.
A differenza di Bepi Colombo quest’ultima entrerà in orbita intorno alla nostra stella e le si avvicinerà a soli 43 milioni di chilometri, una distanza mai raggiunta da un oggetto terrestre. Lo scopo è quello di misurare il plasma del vento solare. Inoltre gli strumenti di telerilevamento a bordo di Solar Orbiter invieranno immagini del Sole con una risoluzione mai raggiunta prima che dovrebbero fornire nuove elementi circa i cicli di 11 anni delle macchie solari e l’attività dei cosiddetti flare.
E in tutto ciò quale il contributo della tecnologia italiana? Quale l’importanza dell’Italia alla conoscenza dello spazio? «Lavoriamo in un contesto europeo -risponde e conclude Favata- e il nostro Paese è uno dei grandi protagonisti. Nella grande missione per la conoscenza dei segreti del nostro Universo essere primi è irrilevante».