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 2015  luglio 19 Domenica calendario

IL GIOIELLIERE MORTO E IL RITRATTO DEL PREGIUDICATO

L’hanno arrestato mentre tentava disperatamente di fuggire, di allontanarsi dai luoghi dove i carabinieri avrebbero potuto trovarlo. Soluzione lampo per il delitto di Giancarlo Nocchia, l’orafo di via dei Gracchi, ucciso nel pomeriggio del 15 luglio. Il Reparto operativo, diretto dal colonnello Lorenzo Sabatino, è riuscito a fermare Ludovico Caiazza, proprio mentre viaggiava sul treno dalla Campania a Roma, e si trovava all’altezza della stazione di Latina. Un nome noto alla giustizia, il suo, una lunga sfilza di precedenti per rapina, droga, furto ed estorsione. Nato a Napoli nell’83, tossicodipendente, vive a Roma, nella zona del Tufello. Qualche anno fa, a Formia, è stato arrestato anche per uno stupro. Un personaggio decisamente borderline, che aveva provato a disintossicarsi nella Comunità di San Patrignano. Ma, sembra, inutilmente.
I RILIEVI
I militari lo hanno bloccato ieri pomeriggio. Aveva con sé due pistole, una addosso, una calibro 38 e l’altra in un borsone, sempre una revolver, oltre alla refurtiva e al metadone. Dopo il delitto aveva cercato di fare perdere le sue tracce, ma i militari del Ris di Roma sono riusciti a risalire immediatamente alle impronte digitali che aveva lasciato sulla scena del crimine. Viaggiava in compagnia di un amico, sul quale gli investigatori stanno effettuando accertamenti. Ad arrestarlo sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci che nelle ultime ore avevano capito i suoi spostamenti, sebbene Caiazza si fosse liberato del cellulare fin dal principio. Non ha reagito: gli è stato consegnato un provvedimento di fermo e oggi il pubblico ministero Saverio Musolino, che ha diretto le indagini, formalizzerà la sua richiesta di arresto.
Caiazza era arrivato davanti al negozio in Prati il pomeriggio di mercoledì scorso. Si dice che avesse una fidanzata nella zona, la commessa di un altro negozio e forse proprio questa frequentazione gli aveva permesso di adocchiare la piccola bottega di via dei Gracchi, accurata, piena di pezzi di pregio e priva della porta blindata. Poi ha deciso che era arrivato il momento di colpire, ed è entrato in azione forse in preda alla droga, stordito da chissà quale sostanza. Ha indossato una parrucca che copriva il capo completamente rasato, si è messo in tasca un coltello e ha bussato alla porta della bottega. Le telecamere interne sembrano aver aiutato poco le indagini, mentre quello che è servito sono stati i testimoni, i rilievi sul posto. L’uomo ha lasciato ovunque le sue tracce, mentre frugava nelle vetrinette, incurante dell’agonia di Nocchia. Mentre lo colpiva davanti al suo rifiuto di aprirgli la cassaforte. Dopo circa dieci minuti dall’aggressione è fuggito perdendo anche parte del bottino e ha cercato di scappare il più lontano possibile da Roma.
Un paio di giorni fa gli investigatori l’hanno rintracciato ad Aversa. Forse ha provato a cercare aiuto dai suoi parenti. È riuscito a recuperare due pistole e chissà dove pensava di scappare. A Napoli ha incontrato l’amico e insieme sono saliti sul treno che li stava riportando nella Capitale. Finché non si sono trovati davanti ai carabinieri. La notizia dell’arresto è arrivata in tarda serata, con un tweet del ministro dell’Interno Angelino Alfano che si congratulava con i carabinieri. Ma sono stati lo stesso comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette e il comandante della Regione Lazio Angelo Agovino a recarsi in via In Selci per complimentarsi con i loro uomini. In questi giorni, in più occasioni, il generale Agovino aveva incontrato i parenti della vittima e ieri è stato lui stesso a comunicare la notizia dell’arresto alla moglie. La signora Piera ha risposto dicendo di provare «sollievo e rabbia»: «Sollievo perché pensare che l’uomo che ha ucciso mio marito fosse ancora fuori di prigione era troppo doloroso. Rabbia perché nessuno potrà restituirmelo. Mi auguro per quell’animale il carcere a vita».
I COMPLIMENTI DEL GOVERNO
«I Carabinieri di #Roma hanno fermato a #Latina un pregiudicato 32enne sospettato di essere l’autore dell’omicidio del gioielliere di #Prati», twitta rapido il ministro dell’Interno Angelino Alfano dando la notizia per primo. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha fatto sapere di essersi congratulato con il generale Del Sette e il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha sottolineato «la dedizione e la professionalità che hanno consentito l’individuazione del presunto autore dell’omicidio».
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Ritratto del preiudicato
«Un pregiudicato di 32 anni». Il ministro dell’Interno lo descrive così, su Twitter. Ma la storia di Ludovico Caiazza, l’uomo che è accusato dell’omicidio dell’orefice in Prati, è molto più complessa e tormentata: la biografia racconta di una gioventù agitata, problemi di droga, il coinvolgimento in una indagine sul traffico di sostanze stupefacenti a Formia, un passaggio anche nella comunità di San Patrignano. C’è anche di peggio: otto anni fa fu fermato, sempre a Formia, insieme ad altri due ragazzi con l’accusa di avere violentato e rapinato una studentessa. Eppure, per il napoletano che si era trasferito a Roma, la storia sembrava essere cambiata negli ultimi tempi. E’ fidanzato con una ragazza che lavora in un grande magazzino proprio in Prati e forse proprio quando andava a trovarla, nel bel quartiere non lontano dal Vaticano, è entrato in contatto con l’oreficeria di Giancarlo Nocchia. Caiazza abitava in un quartiere periferico e simbolico per Roma, il Tufello. Ecco, se è vero che il suo passato parla anche di coinvolgimento in un’indagine per rapina, il suo presente racconta di una vita che sembrava essere stata raddrizzata solo in apparenza. E anche di una buona dose di ingenuità visto ciò che è stato trovato nel borsone che aveva con sé quando è stato bloccato all’altezza di Latina sul treno diretto a sud. Aveva i gioielli rubati e due pistole. Ecco, per la verità la fuga in treno con refurtiva e armi, non è solo il segnale di una propensione all’imprudenza e alla sfida del destino. C’è anche poca lucidità: se sai che ti stanno dando la caccia per una rapina finita nel sangue non vai in giro con un borsone che ti inchioda. I carabinieri di via In Selci lo avevano già nel radar, sono saliti in treno con lui, e all’altezza di Latina è scattato l’arresto.
Mauro Evangelisti