Tommaso Rodano, il Fatto Quotidiano 19/7/2015, 19 luglio 2015
“Macché razzista, non sapete ridere" S’infuria, Emilio Giannelli. Non ci sta: “Macché razzista, ma non scherziamo
“Macché razzista, non sapete ridere" S’infuria, Emilio Giannelli. Non ci sta: “Macché razzista, ma non scherziamo. La gente non capisce più niente”. Giannelli disegna sulla prima pagina del Corriere della Sera dal lontano 1991 e prima ancora lavorava per Repubblica. Non è esattamente il più “abrasivo” tra i vignettisti, la sua satira è generalmente sobria, quasi mai aggressiva. Sul Corsera di ieri ha rappresentato una famiglia italiana che rientra dalle ferie e trova un gruppo di profughi che ha occupato il salotto. A quanto pare, non ha fatto ridere nessuno. Sono fioccate, invece, le polemiche e le reazioni ironiche (che vi mostriamo in questa pagina) soprattutto sui social network. “Guardi – dice Giannelli, classe 1936, cadenza toscano profonda – io son di un’altra generazione. Certe cose non le vedo e non le leggo”. Non le sarà sfuggito però che la sua vignetta è stata criticata molto. Sembra sposare gli istinti più bassi degli italiani sull’immigrazione. Si vede che la gente non ha più il senso del paradosso, dell’ironia. Questa polemica mi offende e mi indigna, non sono razzista, tutte le mie precedenti vignette sull’argomento lo testimoniano. Stavolta però qualcosa è andato storto, non trova? No, non trovo. Volevo fare ironia su chi è talmente spaventato dai profughi che si aspetta di trovarseli in casa al ritorno dalle ferie. Penso che gli italiani abbiano sempre più paura e siano sempre più legati ai propri beni materiali. Altri disegnatori (come Gipi e Spataro) hanno fatto satira sulla sua vignetta. Non pensa che l’argomento andasse trattato con più sensibilità dopo i fatti di venerdì? Io penso che chi non riesce a capire questa vignetta abbia bisogno di un’iniezione di fosforo. D’altronde non si può andare d’accordo con tutti. Non sono stupito. Ripeto: tante persone hanno perso il senso dell’ironia. Basterebbe riflettere un secondo: la vignetta rappresenta un sentimento e lo ridicolizza. L’obiettivo non è certo mettersi al livello di chi ha paura dei migranti. Le era già capitata una polemica di questo tipo per un suo lavoro? Anni fa, per una vignetta sul tema della prostituzione: ebbi la pessima idea di disegnare una prostituta di colore. Fui accusato anche allora di razzismo. Probabilmente quelle critiche erano più sensate: fu una mia leggerezza. Dal Corriere nessuna perplessità per il suo disegno? Assolutamente no, altrimenti mica l’avrebbero pubblicato. Non s’è pentito, insomma? No. Può darsi che mi sia spiegato male io, ma mi pare che la gente non capisca più niente.