Anna Zafesova, La Stampa 19/7/2015, 19 luglio 2015
«CARI STUDENTI, SCRIVETE UNA DELAZIONE. SOLO COSI’ CAPIRETE LO STALINISMO»
Dio ti vede e Stalin no, ma i liceali russi non ne sono così sicuri. Alla richiesta di un professore di storia di scrivere una delazione contro qualcuno che conoscono, solo uno studente su 16 ha risposto con un rifiuto per «motivi morali». Gli altri si sono messi al lavoro, denunciando amici e conoscenti per idee e comportamenti sospetti, come il possesso di libri in tedesco. E uno della classe ha denunciato il professore stesso, accusandolo di «raccontare barzellette antisovietiche, esprimere idee imperialiste», insomma, «un vero nemico del popolo». Un esperimento riuscito, se Alexandr Fokin – al centro di una bufera sui media – voleva mostrare agli studenti come funzionava la mentalità dello stalinismo. Il professore dell’università di Celiabinsk - nel suo curriculum un dottorato sull’immaginario del futuro comunista nell’Urss sovietica – tiene ai liceali un corso di approfondimento della storia, leggendo i testi delle delazioni tipiche, come quando milioni di persone si riversavano negli uffici della polizia e del partito, per motivi ideologici o per prendere il posto di lavoro del denunciato. L’obiettivo del test era cercare di capire i meccanismi del consenso sociale per un dittatore, ma il risultato è stato sconcertante.
L’ombra del passato
Anche perché Fokin ha scoperto che quasi tutti gli allievi hanno copiato il compito da un sito semi-umoristico che genera automaticamente denunce-tipo in stile stalinista. Qualcosa di simile era stato fatto dall’americano Ron Jones nel 1967, simulando al liceo un movimento nazista che quasi scappò di mano. «Stalin è più che vivo tra noi, è nella nostra testa e nel nostro cuore» - commenta il professore che non esclude “conseguenze” per la sua lezione controversa. Alcuni accusano Fokin di distorcere negativamente il passato sovietico, altri di «pedofilia morale» nell’insegnare ai ragazzi a denunciare il prossimo. Un sito ucraino ha presentato la notizia come un vero corso scolastico obbligatorio. «Quando abbiamo scritto in aula una supplica a Ivan il Terribile non è successo niente», ironizza Fokin, che nel tempo libero fa anche il comico da cabaret, e dice pure di avere di Stalin una visione «positiva» su alcuni aspetti. Ma scherzare sul dittatore georgiano di questi tempi è sconsigliabile. Quasi la metà dei russi ritiene il suo ruolo nella storia più o meno positivo, vince regolarmente tutti i sondaggi sui più grandi leader nazionali di tutti i tempi, e alcune città russe hanno inaugurato musei e monumenti a lui dedicati.
E non c’è più bisogno di andare a cercare esempi di delazione in archivio. Un collega di Fokin, il professore di tedesco Alexandr Byvshev è stato condannato a 300 ore di lavori sociali, con divieto di insegnare per 2 anni e inserito nella lista federale degli “estremisti”, per aver pubblicato su Internet una poesia contro l’annessione della Crimea. A denunciarlo alle autorità giudiziarie, i compaesani del villaggio della regione di Orlov dove vive, mentre i colleghi insegnanti sono andati a testimoniare al processo contro di lui. E il professor Fokin ha già pronto il rimedio: «La prossima volta in classe scriveremo lettere di solidarietà con i dissidenti, come ai tempi di Solzhenitsyn».