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 2015  luglio 18 Sabato calendario

SAMPDORIA, CHE CINEMA

Tutto riporta a una minuscola finanziaria costituita il 27 giugno 2014 per gestire il passaggio del controllo dalla Sampdoria, avvenuto due settimane prima. Holding Max, che ha un capitale sociale di soli 13.250 euro (dopo l’aumento di capitale deliberato lo scorso 6 maggio) ed è controllata da due ragazzi, Vanessa e Giorgio Ferrero.
Rispettivamente figlia e nipote di Massimo Ferrero. Il vulcanico cineasta romano che da un anno a questa parte ha preso le redini della Sampdoria (è presidente e amministratore delegato) senza ancora averci investito gli ingenti capitali che dal 2002 ha garantito la famiglia Garrone: 58 milioni solo nel periodo 2008-2012, oltre ai quasi 100 milioni - 35 milioni a titolo di garanzia su fideiussioni oggetto di trattative con le banche - lasciati in dote proprio a Ferrero (come anticipato da MF-Milano Finanza mercoledì 15 luglio) al momento di cedere la proprietà del club blucerchiato. Perché, come è emerso dall’analisi dei documenti contabili della squadra genovese e della sua controllante Sport Spettacolo Holding, finora quello che tutto il mondo calcistico conosce come Er Viperetta (soprannome che gli avrebbe affibbiato l’attrice Monica Vitti) ha versato solo 3 milioni. Chiedendo poi un ulteriore esborso di 4-5 milioni ai Garrone, in base agli accordi di compravendita.

Ora però la Sampdoria sarebbe in una posizione più stabile, con poco debito bancario (6-8 milioni) e con l’obiettivo dichiarato di puntare già al pareggio a fine 2015 per poi produrre utili nelle stagioni successivi.
Come fare? Cercando di incrementare i ricavi da stadio e quelli da merchandising e riprendendo pieno possesso del marchio ceduto qualche anno fa dai Garrone a una controllata (oggi messa in liquidazione) attraverso un contratto di sell&lease back. Anche in questo caso ci sono di mezzo le banche: sul piatto balla una fideiussione di 20 milioni che va garantita dalla nuova proprietà. Nel frattempo occorre sfoltire la rosa e abbassare il monte stipendi complessivo, puntando parecchio sul rafforzamento del vivaio. Insomma, come fanno sapere del quartier generale del club, l’obiettivo finale è arrivare all’auto-finanziamento del business calcistico come se si trattasse di una normale attività industriale. Anche se i casi di successo in questo senso si contano sulla dita di una mano. Almeno in Italia.

Ma contestualmente a questo impegnativo progetto sportivo, l’imprenditore deve affrontare un altro percorso a ostacoli. Quello della revisione e riorganizzazione dello storico core business: la gestione di sale cinematografiche.
Perché, come dimostra l’andamento delle attività (vedere tabelle in pagina), le cose non vanno proprio a gonfie vele, complice anche la crisi che da anni ha colpito il business cinematografico. Per questa ragione, qualche settimana fa, dalla Holding Max è partito l’input di un riassetto che farà convogliare tutte le controllate (alcune sono in liquidazione) sotto un unico cappello, quello della Eleven Finance, che tra l’altro delle sei aziende del settore è l’unica che l’anno scorso aveva i conti in utile, a fronte di un giro d’affari di 3,5 milioni. E proprio la Eleven, che si è accollata 21 milioni di debiti contratti dalle altre consorelle, ha ancora in essere un’esposizione nei confronti di Unicredit per 15,4 milioni. La banca di Piazza Gae Aulenti è poi esposta per 25 milioni con la Vici (la srl che ha rilevato dai Garrone la Samp, accollandosi 15 milioni di debiti, anche se la cifra non si riscontra nei bilanci societari, per poi girarla alla Sport Spettacolo Holding) per gli immobili di proprietà che facevano parte del circuito cinematografico romano già della famiglia Cecchi Gori e rilevato da Ferrero. Asset che oggi sono in carico alla stessa Vici per un valore contabile di 52,76 milioni, il tesoretto fatto di mattoni del proprietario del club blucerchiato. Ed è da qui che è partita l’avventura imprenditoriale del cineasta che gestisce, secondo quanto riportato in passato dalla stampa, una sessantina di sale. Oltre a una galleria commerciale a Pontedera (Pisa). Un piccolo impero.

Solo che a guardare i numeri delle società riconducibili direttamente a Ferrero - la moglie Laura Sini è compropietaria della società immobiliare ed erede di una famiglia di imprenditori caseari - non pare che il business prosperi. La Mediaport Cinema, la realtà più grande, che gestisce il Multisala Adriano di Roma, l’Atlantic, l’Ambassade, il Reale, il Royal, il Virgilio, l’Empire, il Broadway, il Troisi e l’Admiral, l’anno scorso aveva un fatturato di 7,9 milioni ma presentava una perdita di 728 mila euro (a fronte di un rosso di 1,3 milioni dell’anno precedente). È difficile, quindi, analizzando i bilanci, riscontrare quel patrimonio e quelle disponibilità economiche in possesso dei petrolieri genovesi, i Garrone, che continuano, nonostante le smentite di rito, ad aleggiare sulla Sampdoria. Anche se nella città della Lanterna - dove l’altro imprenditore con la passione del calcio, Enrico Preziosi, ha ricapitalizzato il Genoa per 25 milioni dopo aver perso il treno dell’Europa League per la mancata concessione della licenza Uefa proprio a vantaggio dei cugini blucerchiati - c’è chi da tempo ripete che tra poco più di un anno si paleserà quale nuovo e vero proprietario della Samp, il facoltoso petroliere Gabriele Volpi, patron della Pro Recco di pallanuoto e dello Spezia calcio.

A queste dicerie di caruggio, Ferrero può ribattere con un’altra dote. Quella immobiliare. Concentrata per la gran parte nella Farvem Real Estate compartecipata pariteticamente assieme alla consorte. Una cassaforte che ha in portafoglio proprietà per 49 milioni (bilancio 2013), la gran parte riferibili a un complesso di 20 mila metri quadrati a Roma affittato interamente al Comune che lo ha destinato a residenze popolari. Peccato che il 50% in mano a Ferrero sia stato oggetto, il 17 giugno 2011, di sequestro giudiziario e finito nelle mani di Meridie , la holding quotata di Gianni Lettieri che fece da advisor al cineasta nell’acquisto della compagnia aerea Livingston. Vettore poi dichiarato fallito nel 2011 e che ha visto Ferrero condannato, proprio nei giorni in cui rilevata la Samp, a un anno e dieci mesi per il reato di bancarotta fraudolenta in seguito al crack da 40 milioni. L’imprenditore romano nei mesi scorsi si era già detto disposto a risarcire la curatela fallimentare. Ma nel frattempo, assieme alla moglie, sta cercando di risanare i conti della Farvem Re visto che come riferiva il documento contabile del 2013, ultimo disponibile, sulla società gravavano debiti ipotecari per oltre 30 milioni per i prestiti concessi da Bnl-Bnp e Cariparma relativi all’acquisto dell’immobile che ospita 178 appartamenti nella Capitale. Ovviamente, i coniugi Ferrero, più di un anno fa avevano chiesto anche nuove linee di credito agli istituti per ritrovare l’equilibrio nei conti della Farvem.