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 2015  luglio 18 Sabato calendario

LA PROCURA: “NON C’È NULLA” L’ESPRESSO: “IL NASTRO ESISTE”

E ora si indaga sulla pubblicazione di una frase fantasma che l’Espresso continua a difendere, considerandola una “verità scomoda, diversa da quelle ufficiali”. La Procura di Palermo ha aperto un fascicolo “a modello 45”, senza reati né indagati, per chiarire le radici della diffusione sull’Espresso delle orribili parole di Matteo Tutino accompagnate dal silenzio di Crocetta, che per 24 ore sono state il segno di un’infamia che ha fatto vacillare il governatore, immediatamente autosospeso, a due giorni dall’anniversario più tormentato della strage di via D’Amelio.

Ieri quelle parole si sono scolorite sotto il peso di altre parole del procuratore Francesco Lo Voi, che è intervenuto la seconda volta, mettendoci, come si dice, la faccia per ribadire la smentita di ieri affidata ad una nota dell’ufficio: “L’intercettazione tra il dottor Tutino e il presidente Crocetta, di cui riferisce la stampa, non è agli atti di alcun procedimento di questo ufficio e neanche tra quelle registrate dal Nas”. Tradotto in linguaggio giornalistico: niente trascrizioni, niente brogliacci, niente bobine: per noi che indaghiamo quella frase non è mai stata pronunciata. Una bufala, insomma, uno scivolone professionale, forse una “polpetta avvelenata”.

La pensa come Lo Voi anche l’ex pm Antonio Ingroia: “Smentita tranchant, purtroppo, come a volte accade, i giornalisti sono stati vittime di qualche fonte inaffidabile”. Una versione seccamente rispedita al mittente dal direttore dell’Espresso, Luigi Vicinanza, che ieri è tornato a difendere il lavoro dei suoi cronisti, senza stupirsi delle smentite di Lo Voi: “Sia chiaro quella telefonata, orrenda, imbarazzante, esiste. I nostri cronisti a Palermo l’hanno ascoltata e ne hanno verificato l’autenticità con diverse fonti di tutti gli ambienti investigativi. E dopo l’arresto di Tutino l’autenticità è stata nuovamente verificata. Solo dopo tutti questi controlli è stata pubblicata sul nostro giornale”.

E la smentita della Procura? Per il direttore un tentativo di censurare “verità scomode e diverse da quelle ufficiali“: “Già in passato – scrive Vicinanza – per tutelare il segreto di inchieste relative a cariche istituzionali, la procura di Palermo ha smentito rivelazioni de l’Espresso che poi si sono dimostrate vere. Come quando anticipammo la notizia dell’iscrizione dell’allora presidente del Senato Renato Schifani nel registro degli indagati: la procura negò. Trascorsero mesi, la notizia si rivelò fondata”. Posizioni inconciliabili alimentano il giallo in una città soffocata dal caldo. Palermo rivive una stagione di veleni, che sembrava archiviata, proprio a ridosso dell’anniversario del più emblematico, e irrisolto, dei misteri di Stato. E proprio i familiari di Paolo Borsellino hanno chiesto alla Procura di chiarire i contorni del caso (“andando sino in fondo”) che ha avuto come bersaglio Lucia, figlia di Paolo Borsellino, dimessasi da assessore sull’onda dello scandalo che ha condotto Tutino ai domiciliari.

Il fascicolo è aperto a modello 45, e per ora non ha reati né indagati: “Il reato potrebbe essere procurato allarme – ipotizza il procuratore Leonardo Agueci – una contravvenzione punibile con un decreto penale di condanna”. Non sarà facile, del resto, ricostruire i passaggi di una vicenda che continua a presentare molte ombre alimentando veleni, sospetti e ricostruzioni fantasiose nei palazzi e tra la gente, che sintetizza così il giallo, riducendolo all’osso: “Credi di più all’Espresso o al procuratore di Palermo?”.

Rosario Crocetta non ha dubbi, e dal suo ritiro di Tusa, dov’è chiuso nel suo “doloroso silenzio”, rilancia l’ipotesi del complotto attraverso un’operazione di dossieraggio (“volevano farmi fuori con un dossier”) ordita attraverso l’ex capo ufficio stampa della Regione, da lui licenziato: Piero Messina, autore dell’articolo. Che si difende: “Il licenziamento è vero, ma con questa storia non ha nulla a che vedere. Io faccio il giornalista e non ho alcuna acredine nei confronti del governatore, che ho sempre rispettato per il suo ruolo e le sue funzioni”. Ma la parola dossieraggio attiva un circuito di gossip e indiscrezioni sottotraccia che conducono a Roma, ad un misterioso dossier su Crocetta che conterrebbe l’intercettazione, registrata due anni fa all’insaputa della Procura insieme ad altri indagini segretissime. Boatos incontrollati che non scuotono l’avvocato Vincenzo Lo Re, difensore di Crocetta: “Questo è il momento del ricordo di Paolo Borsellino – dice il legale – con calma valuteremo i profili, sia penali che civili, da attivare per questa vicenda.”