Daniela Cipolloni, Focus 8/2015, 17 luglio 2015
EROS CI VUOLE NUDI
Fateci caso, in spiaggia: a quanti, tra un tuffo e una spalmata di crema, non scappa l’occhiata malandrina al pettorale scolpito del bagnino o al topless della sirenetta di turno? Anche se ci vergogniamo ad ammetterlo, siamo tutti un po’ guardoni. La carne è debole, ma la pelle scoperta è irresistibile. La nudità colpisce, attrae, seduce. Alla vista di un corpo svestito il cervello reagisce in meno di 0,2 secondi, il tempo di un battito di ciglia. Una folgorazione. Secondo i ricercatori dell’Università di Tampere, in Finlandia, che hanno misurato l’attività elettrica cerebrale di alcuni volontari davanti a fotografie di persone nude, in costume da bagno o in abiti comuni, non c’è niente che scateni una risposta più rapida e intensa come una silhouette “al naturale”. Quella femminile per i maschi, mentre per le donne l’iper-attivazione della corteccia visiva si ha per entrambi i sessi in versione integrale. Se il fine più “animalesco” della nostra specie è la riproduzione, una sensibilità così spiccata verso il nudo potrebbe rivelarsi vantaggiosa: è come se fossimo dotati di uno speciale radar per captare all’istante un potenziale partner nei paraggi e non farcelo sfuggire. Dal momento che siamo soliti coprire in pubblico le parti intime, l’associazione nudo e sessualità è automatica (d’altronde, per fare l’amore ci si spoglia, no?). «Persino nei campi naturisti, dove si rivendica la libertà di non indossare nulla come filosofia di vita, vige una precisa autodisciplina nei gesti, nelle movenze e soprattutto nello sguardo: le persone si fissano negli occhi, evitano di mirare i genitali, non assumono posizioni troppo disinvolte o esibizioniste. Questo regolamento ristabilisce un’intimità reciproca, che è un po’ la stessa funzione dei vestiti. Altrimenti l’aspetto erotico influenzerebbe l’interazione sociale», spiega Marco Costa, ricercatore in psicologia del comportamento e delle relazioni sociali all’Università di Bologna. Restare impassibili o indifferenti di fronte a un corpo nudo, insomma, è tutt’altro che naturale. La ragione è molto semplice: il nudo è eccitante.
ANATOMIA DELL’ECCITAZIONE. Ai primi bollori, nel cervello si attivano alcune regioni come l’amigdala, implicata nell’attrazione sessuale, l’ipotalamo, che regola molte funzioni ormonali, e soprattutto il circuito del piacere, responsabile della gratificazione sensoriale. Mentre i neuroni si ubriacano della dopamina che scorre a fiumi (è il messaggero chimico del piacere, nonché della dipendenza), il battito cardiaco aumenta, il respiro accelera, la pressione arteriosa sale e il sangue affluisce nelle parti basse per “attrezzare” lui e lei all’imminente (si spera...) rapporto. In tutto ciò anche la percezione emotiva si altera. Al cospetto di qualcuno in déshabillé, la mente è talmente sopraffatta dall’aspetto esteriore che tende a focalizzarsi solo sull’oggetto del desiderio, come se l’amante si riducesse a una cosa, a uso e consumo della pulsione carnale. Sembra quasi che, sfilate mutande e canottiera, scivoli via anche il romanticismo. Possibile che qualche centimetro di stoffa in più o in meno influenzi la nostra lucidità di giudizio? Il rischio esiste, in effetti. Un gruppo di psicologi, tra cui Paul Bloom della Yale University, ha condotto sei esperimenti per approfondire la questione, chiedendo a diversi soggetti di valutare volti e corpi in svariati contesti. In uno studio, per esempio, si mostravano ritratti di pornostar (uomini e donne) abbigliati o nudi, nella stessa identica posa ed espressione. Ebbene, hanno concluso gli scienziati sul Journal of Personality and Social Psychology: più il corpo è nudo, più tendiamo a svalutare la persona, attribuendole minori capacità di autocontrollo, moralità e doti professionali, ma al tempo stesso immaginiamo una maggiore sensibilità agli stimoli sensoriali, come il piacere e il dolore. Becero, come ragionamento. Ma si sa: l’apparenza inganna. A maggior ragione, quand’è senza veli. Sono i maschi, soprattutto, ad avere un debole per il nudo. Seno e glutei sono vere e proprie armi di seduzione.
QUESTIONE DI GUSTI. «Per gli uomini il nudo è lo stimolo erotico per eccellenza, l’anticamera del sesso: l’erezione scatta quasi immediata», afferma Emmanuele Jannini, sessuologo e docente di endocrinologia all’Università di Roma Tor Vergata. Sulla preferenza tra seno e sedere il dibattito è aperto. Pare che i latino-americani siano più attratti dal fondoschiena, mentre gli europei dal décolleté. C’è chi osserva come, in realtà, siano forme simili che si richiamano a vicenda. Ma perché le curve in mostra sono così sexy? «Sono indice di fecondità, cioè rivelano una distribuzione del grasso corporeo tipica di una donna in età fertile e perciò “papabile” per i nostri antenati», risponde Jannini. Sulle misure ideali, sono gli scienziati a esprimersi: la coppa C e la coppa D sono universalmente considerate le più provocanti, secondo una ricerca di antropologi polacchi apparsa su Archives of Sexual Behaviour. Taglie più grandi risulterebbero meno gradite perché, sempre all’uomo delle caverne, avrebbero suggerito una potenziale gestazione in corso, mentre un petto poco sviluppato poteva essere sinonimo di immaturità sessuale. Invece, il segreto del lato B perfetto? Non conta tanto la generosità della ciccia, quanto la conformazione della colonna vertebrale: a detta di uno studio dell’Università del Texas pubblicato su Evolution and Human Behavior, la curvatura lombare più desiderabile è di 45,5 gradi, goniometro alla mano, tra l’attaccatura della schiena e la parte più protesa delle natiche. Un’eredità, anche qui, ancestrale, perché quest’angolo avrebbe assicurato alla donna il miglior bilanciamento posturale durante la crescita del pancione e una più facile fuoriuscita del neonato. Ora sappiamo perché i glutei di Jennifer Lopez e Kim Kardashian fanno furore.
COME MAMMA L’HA FATTO. E alle donne, l’uomo nudo piace altrettanto? «Certo che sì, ma i meccanismi della libido femminile sono ben più complessi della mera visione dei genitali di lui: le donne trovano più stuzzicante il contesto, l’atmosfera, dell’esibizione tout-court», osserva Jannini. Per quanto i gusti siano soggettivi e non generalizzabili, dozzine di studi scientifici confermano questo atteggiamento: in uno, per esempio, guidato da Meredith Chivers della Queen’s University, le partecipanti giudicavano l’immagine di un atleta nudo intento a far yoga: eccitante quanto il panorami dell’Himalaya. Ma forse la dimostrazione più schiacciante delle differenze di genere è il porno. Delle decine di milioni di adulti che ogni giorno si trastullano sui siti hard, dove di mercanzia in bella vista ce n’è in abbondanza e per tutti gusti, il 75 per cento è maschio. Era così anche quando Internet non c’era: mentre Playboy ha sempre riscosso successo l’omologo Playgirl, illustrato con nudi adamitici, ha avuto misera fortuna tra le donne, anzi inaspettatamente è diventata una rivista cult del mondo gay. Secondo Marco Costa la questione è biologica più che culturale: «Nel passato evoluzionistico, la scelta del partner aveva implicazioni più rischiose per la donne che per l’uomo», sostiene il ricercatore. «Se lui per riprodursi poteva badare solo alla bellezza, a lei conveniva tener conto di altri criteri, non solo la prestanza ma anche l’affidabilità e l’attitudine alla paternità. Ecco perché il fattore estetico nell’attrazione non sarebbe né l’unico né quello predominante per le donne, per lo meno nelle relazioni a lungo termine». A scanso di equivoci: siccome il nudo non mente, due spalle larghe, un torso muscoloso e gli addominali a tartaruga attirano infinitamente di più di un fisico rilassato, con le maniglie dell’amore e la pancetta. Alla faccia della presunta moda del “dad-bod” (letteralmente: pancetta da papà), il rassicurante fisico da papà di chi ha esagerato con le birre e disertato le palestre. O par condicio, o niente.
VEDO E NON VEDO. Almeno su un punto, però, le due metà del cielo concordano: il nudo parziale solletica di più rispetto a quello totale. Se l’erotismo è l’arte di alludere e intrigare, allora il gioco sta proprio nella malizia di celare alcune parti anatomiche. O svelarle a poco a poco, come nello spogliarello. Piccole nudità possono avere carica ormonale elevatissima (e le donne in questo sono favorite). Così, spalline e top lasciano nude le spalle, la scollatura fa intravedere il seno, l’orlo della gonna scopre le gambe, lo spacco si apre in direzione genitale, gli shorts sulle natiche, pizzi e trasparenze esaltano la lingerie. Anche l’uomo può osare con una camicia leggermente aperta sul petto ed è comunque più sexy in boxer o slip che completamente svestito. «Il look studiato della nudità stimola la fantasia, ma serve anche a sottolineare, valorizzare i propri punti di forza, far risaltare le parti considerate eroticamente interessanti», conclude Jannini. Solo un’avvertenza: il rischio è che il pacchetto finale sia meno allettante della confezione intorno. Daniela Cipolloni