Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 17 Venerdì calendario

DOSSIER PEZZI SU LEGALIZZAZIONE MARIJUANA


Cannabis, la spinta di 218 parlamentari Proposta di legge per la vendita nei negozi e la coltivazione in casa. Polemica della Lega

Sarà in vendita nei negozi autorizzati, se ne potranno coltivare cinque piante in casa e sarà consentito consumarla in luoghi privati. Se la proposta di legge bipartisan sulla legalizzazione della cannabis dovesse passare, i maggiorenni potranno detenere fino a 15 grammi. Via libera ai «social club» per la coltivazione associata in enti senza fini di lucro. Il leader leghista Salvini: meglio regolare la prostituzione.
ROMA Si potrà vendere in negozi con licenza dei Monopoli di Stato. Si potrà coltivare sul balcone di casa (fino a cinque piante). Si potrà fumare liberamente, ma soltanto in luoghi privati. Se la proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis dovesse passare, inoltre, i maggiorenni potranno anche detenere fino a 15 grammi di cannabis. Consentiti anche i «cannabis social club», per la coltivazione in forma associata in enti senza fini di lucro.
Il promotore della proposta è Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri. Ma ad oggi la sua proposta ha già avuto l’adesione di 218 parlamentari, «e stanno crescendo», quasi tutti di Pd, Sel e M5s, ma con piccole incursioni anche di Forza Italia e Scelta civica.
Molte anche le polemiche e la più forte è arrivata dalla Lega, dal suo leader, Matteo Salvini: «Personalmente sono contrario: sarei per la legalizzazione e la regolamentazione della prostituzione, perché fino a prova contraria il sesso non fa male, la cannabis sì». Immediata la replica del sottosegretario Dalla Vedova: «Vorrei capire da Salvini se pensa di legalizzare la prostituzione o le prostitute che sono quasi tutte straniere, clandestine e illegali».
La proposta di legalizzazione della cannabis ha tra i suoi obiettivi primari la tutela dell’uso terapeutico delle sostanze e si muove in un solco già adottato negli Stati Uniti. Come il divieto di poter fumare spinelli in luoghi pubblici, anche all’aperto, compresi i parchi. In caso di trasgressione la proposta di legge prevede sanzioni di tipo amministrativo, multe insomma, dello stesso tipo di quelle previste per il divieto del fumo.
«Se vogliono legalizzare la cannabis se lo scordino», ha detto l’ex-ministro Maurizio Lupi, di Ncd, e a rincarare la dose ci hanno pensato i senatori Maurizio Gasparri (Forza Italia) e Carlo Giovanardi (Ncd): «La legalizzazione della cannabis è un regalo alle mafie». Il deputato Tancredi Turco, di Alternativa libera, ha invece calcolato: «Con gli introiti della vendita della cannabis si potrebbe abolire l’Imu».
Un appello in favore arriva anche da Pippo Civati, ex-Pd ora passato al gruppo misto: «Sappiamo che il premier si è sempre dichiarato contrario alla legalizzazione, ma crediamo che in una legislatura così che il governo decida di rimettersi al Parlamento».
Il sottosegretario Della Vedova è ottimista: «Ci sono ancora alcuni giorni per poter firmare la proposta di legge e io penso che ci sia ancora un’area liberal che potrebbe aderire, soprattutto dentro Forza Italia. Anche perché i sondaggi di Pagnoncelli ci segnalano che l’elettorato di centrodestra è altamente favorevole alla legalizzazione. In ogni caso anche senza firmarla si può votare a favore: credo che i numeri ci siano».
C’erano anche Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera del Pd, e Stefano Fassina, ex-Pd ora misto, alla conferenza stampa di ieri dove si presentava la proposta di legge che mantiene divieti severi in caso di spaccio della cannabis, con le punizioni penali oggi in vigore, quindi anche il carcere.
Da fuori fa sentire la sua voce contraria la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, mentre da esperto si leva in difesa la voce dell’oncologo Umberto Veronesi: «Da almeno vent’anni mi batto per la legalizzazione della cannabis e spero che sia la volta buona. Fare leggi proibizioniste non serve: il 48% dei ragazzi ammette di aver usato cannabis. Dunque la legge ha fallito. Nessuno di noi è favorevole all’uso della marjuana così come non lo siamo per il tabacco e l’alcol. Ma la proibizione non è la soluzione».
Alessandra Arachi [Cds 16/7/2015]

***
Il commento È dannosa Soprattutto per i giovani

L egalizzare la cannabis? O no? Nella proposta di legge presentata ieri c’è il divieto assoluto
di detenere e coltivare anche modiche quantità
di cannabis per i minorenni. È giusto, perché per gli adolescenti assuefarsi è più facile — capita ad un ragazzo
su sei — ma se uno fuma tutti i giorni diventa la regola. È perché il cervello dei giovani è più vulnerabile, anche ai sintomi di astinenza che vuol dire ansia, irritabilità, angoscia e perdita del sonno. L’uso costante di cannabis interferisce
con il rendimento a scuola e se uno va in motorino dopo aver fumato, la probabilità di incorrere
in incidenti stradali anche fatali aumenta di 3-7 volte. E gli adulti? Anche loro
se fumano regolarmente cannabis soffrono di ansia e depressione e arrivano più spesso di chi non fuma a manifestare sintomi
di schizofrenia. A distanza di un mese dall’aver fumato cannabis c’è un restringi-mento del calibro delle pic-cole arterie del cervello
che ricordano quello di chi ha la pressione alta o il diabete. E questo lo si vede persino nei ragazzi. Qualcuno sostiene che la marijuana è più pericolosa del tabacco un po’ perché contiene molte più sostanze cancerogene
e poi perché chi fa uso
di cannabis trattiene fumo più a lungo nei polmoni. Questa teoria però non ha basi solide. La cannabis piuttosto compromette
il sistema immunitario degli organi della respirazione e aumenta
la probabilità di avere infarto del cuore e ictus
del cervello. Chi ha fumato cannabis fa uso più spesso anche di altre droghe? Questo è un punto molto controverso. Lo studio
più convincente è stato fatto su 100 milioni di americani; 30 milioni di loro poi hanno provato altre droghe ma il rapporto causa effetto tra questi due fenomeni è stato molto discusso. Non si può escludere che i fattori che inducono le persone a fumare cannabis siano gli stessi che spingevano quegli individui all’uso di altre droghe. Quando si parla dei danni della cannabis, c’è sempre qualcuno che fa notare come non si faccia nulla per il fumo di sigaretta o per i giovani che bevono. È un argomento molto debole. I danni del fumo di sigaretta sul sistema cardiovascolare e nell’indurre i tumori o quelli dell’alcol sul fegato e sul cervello possono essere devastanti ma questo non vuol dire che non si debba fare anche alla luce di questo progetto di legge un’analisi critica delle conoscenze disponibili oggi sui danni della cannabis per la nostra salute.
[Cds 16/7/2015]

***

Ma sappiamo che fa male
Nel testo di legge c’è il divieto di detenere e coltivare cannabis per i minorenni. Per gli adolescenti assuefarsi è più facile. Ma anche gli adulti se fumano regolarmente cannabis soffrono di ansia e depressione.
L egalizzare la cannabis? O no? Nella proposta di legge presentata ieri c’è il divieto assoluto
di detenere e coltivare anche modiche quantità
di cannabis per i minorenni. È giusto, perché per gli adolescenti assuefarsi è più facile — capita ad un ragazzo
su sei — ma se uno fuma tutti i giorni diventa la regola. È perché il cervello dei giovani è più vulnerabile, anche ai sintomi di astinenza che vuol dire ansia, irritabilità, angoscia e perdita del sonno. L’uso costante di cannabis interferisce
con il rendimento a scuola e se uno va in motorino dopo aver fumato, la probabilità di incorrere
in incidenti stradali anche fatali aumenta di 3-7 volte. E gli adulti? Anche loro
se fumano regolarmente cannabis soffrono di ansia e depressione e arrivano più spesso di chi non fuma a manifestare sintomi
di schizofrenia. A distanza di un mese dall’aver fumato cannabis c’è un restringi-mento del calibro delle pic-cole arterie del cervello
che ricordano quello di chi ha la pressione alta o il diabete. E questo lo si vede persino nei ragazzi. Qualcuno sostiene che la marijuana è più pericolosa del tabacco un po’ perché contiene molte più sostanze cancerogene
e poi perché chi fa uso
di cannabis trattiene fumo più a lungo nei polmoni. Questa teoria però non ha basi solide. La cannabis piuttosto compromette
il sistema immunitario degli organi della respirazione e aumenta
la probabilità di avere infarto del cuore e ictus
del cervello. Chi ha fumato cannabis fa uso più spesso anche di altre droghe? Questo è un punto molto controverso. Lo studio
più convincente è stato fatto su 100 milioni di americani; 30 milioni di loro poi hanno provato altre droghe ma il rapporto causa effetto tra questi due fenomeni è stato molto discusso. Non si può escludere che i fattori che inducono le persone a fumare cannabis siano gli stessi che spingevano quegli individui all’uso di altre droghe. Quando si parla dei danni della cannabis, c’è sempre qualcuno che fa notare come non si faccia nulla per il fumo di sigaretta o per i giovani che bevono. È un argomento molto debole. I danni del fumo di sigaretta sul sistema cardiovascolare e nell’indurre i tumori o quelli dell’alcol sul fegato e sul cervello possono essere devastanti ma questo non vuol dire che non si debba fare anche alla luce di questo progetto di legge un’analisi critica delle conoscenze disponibili oggi sui danni della cannabis per la nostra salute.
[Cds 16/7/2015]

***

Il fronte laico si rafforza in Parlamento –
ROMA «Nel Pd ci sono i laici, non i laicisti...» chiarisce il senatore democratico Miguel Gotor mentre chiacchiera, su un divanetto della Camera, con Monica Cirinnà e Ivan Scalfarotto. Lei è la relatrice della legge sulle unioni civili a Palazzo Madama e lui, sottosegretario alle Riforme, è al diciottesimo giorno di sciopero della fame per i diritti delle coppie gay, «battaglia di civiltà».
Laici o laicisti? La domanda aleggia in un Parlamento che vede gonfiarsi l’onda di deputati e senatori pronti a votare provvedimenti che fanno scendere in piazza i cattolici integralisti. Dal divorzio breve al divorzio immediato, ora in commissione Giustizia del Senato. Dalla legalizzazione della marijuana alle coppie di fatto, riforma che Renzi vorrebbe approvare entro l’estate grazie anche alla desistenza di Alfano.
Contro il disegno di legge Cirinnà, che prevede l’adozione del figlio del partner all’interno di una coppia omosessuale, si è riempita il 20 giugno la San Giovanni del Family day. Ma se nel 2007 la protesta fermò i «dico» di Rosy Bindi, questa volta la battaglia sembra vinta in partenza. Perché gli anni della Cei di Ruini sono lontani e perché sul soglio di Pietro siede un «rivoluzionario». Per dirla col giovane pd Enzo Lattuca, «fra poco la battaglia per le nozze gay la fa papa Francesco!». È una battuta, ma racconta l’aria che tira fra Montecitorio e Palazzo Madama, dove i cattolici sembrano essersi inabissati mentre i laici sono sempre più forti. Lo conferma l’asse antiproibizionista saldato dall’ex radicale Benedetto Della Vedova, partito con 218 firme al documento che lancia l’intergruppo parlamentare per la legalizzazione della cannabis. Roberto Giachetti sogna in grande: «Siamo oltre le 250 firme, di cui 200 solo alla Camera. Non vorrei esagerare, ma possiamo arrivare a quota 316». Grazie al Pd, ai grillini, a Sel, ai socialisti, a qualche centrista di Scelta civica e anche agli azzurri Martino, Monica Faenzi e Gabriella Giammanco, la quale vorrebbe legalizzare droghe leggere e prostituzione assieme.
Caduto il tabù delle «canne», il sottosegretario Angelo Rughetti ci scherza su: «La verità? Stiamo tutti invecchiando e non vogliamo che i nostri figli si mettano nei guai». Il laicismo non c’entra assicura Giachetti, vicepresidente della Camera e pontiere col M5S: «È una iniziativa così vasta da contenere anche i cattolici, non la caratterizzerei con fotografie ingiallite del passato. La società è cambiata e i sondaggi dimostrano che la è gente è con noi». I renziani la chiamano realpolitik. Ma il capogruppo del Misto, Pino Pisicchio, va più a fondo: «Il disimpegno delle gerarchie ecclesiastiche ha portato al silenzio i cattolici in politica». Dov’è Beppe Fioroni? E Matteo Richetti, che aveva provato a lanciare una corrente di catto-renziani con Guerini e Delrio, si prepara a votare le unioni civili: «Non ci siamo inabissati, ma la presenza dei cattolici è più carsica che in passato». Casini voterà contro le unioni civili, però riconosce che il clima è cambiato: «La piazza del Family Day non l’ha organizzata la Cei». Tra i pontieri al lavoro perché il ddl Cirinnà non venga depotenziato c’è un ex dc come Giorgio Tonini, che si è formato alla scuola di laicità di Zaccagnini e c’è un ex ds come Beppe Lumia, già vicepresidente della Fuci.
«La mia legge sarà approvata — incrocia le dita la Cirinnà — perché questo Parlamento, composto al 90% da eterosessuali sposati, si fa finalmente carico anche delle convivenze dei gay». L’hashtag #stopcirinna che la perseguita su Twitter, accusandola di voler legalizzare l’utero in affitto, non le fa paura. Perché i «cattofascisti», come i laici del Pd chiamano gli amici di Giovanardi, Malan, Gasparri e Sacconi, sembrano destinati a perdere la guerra.
Monica Guerzoni [Cds 17/7/2015]

***
Contrario Risé: «Basta parlare per slogan Le droghe fanno male e basta»–

Claudio Risé, psicoterapeuta, lei ha scritto un libro intitolato «Cannabis»...
«Già e a oggi è rimasto l’unico testo che continua in Italia a dar conto di statistiche sul fenomeno».
Cosa vuol dire?
«Che quando si parla di Cannabis, i sostenitori usano molti slogan. Come per esempio: per uno spinello non è mai morto nessuno».
E invece si muore per gli spinelli?
«Non direttamente. Ma non si muore nemmeno di overdose di sigarette».
Cosa intende dire?
«Non si muore per uno spinello, ma si muore arrivando sulla strada dove portano gli spinelli. Conosco tanta gente morta di droga che aveva cominciato con la Cannabis» .
Benedetto Della Vedova, il sottosegretario che ha proposto legge sulla liberalizzazione, sostiene che con questa si può sottrarre la Cannabis al mercato illegale. E che la Cannabis fa meno male dell’alcol e del tabacco...
«Che senso ha fare questa graduatoria dei danni?».
Beh, perché l’alcol e il tabacco sono legali...
«Allora diciamo: non ci sono prove che sotto i 15 anni l’alcol genera psicosi, mentre ci sono molte prove che questo succeda quando si usa la Cannabis. È dannosissima per un cervello in formazione».
E la questione economica? Legalizzando la Cannabis si sottrae il denaro al mercato illegale. È innegabile che la Cannabis si possa comprare ovunque nelle città...
«Io credo che con la legalizzazione si avvantaggerebbero i i grandi gruppi economici. Così è successo negli Stati Uniti: la legalizzazione della Cannabis è stato uno dei fattori di sostegno alla borsa di New York. Così stanno pensando di fare da noi le multinazionali del tabacco: vogliono aggiungere Cannabis ai loro prodotti».
Legalizzando la Cannabis, rendendola alla stessa stregua dell’alcol e del tabacco, si potrebbero fare campagne per disincentivare l’uso...
«E perché non le facciamo già adesso? Anzi, meglio: perché non facciamo una bella campagna di informazione sulle conseguenze della Cannabis? Fino ad ora si sono fatte soltanto campagne pro-Cannabis».
Cosa vuole dire?
«La peggiore è stata quella di parlare di droghe leggere e di droghe pesanti. Questa differenza non c’è. Le droghe fanno male e basta. E se guardiamo gli effetti della Cannabis sui minori di 15 anni ci mettiamo le mani nei capelli. Questi danni durano fino a quando il cervello non si è formato».
Ovvero fino a quale età?
«L’altra fascia a rischio è fino ai 18 anni. Diciamo che dopo i 21 danni non ce ne sono più e le persone sono libere di fare quello che vogliono» .
Al.Ar [Cds 17/7/2015]

***
Favorevole Manconi: «È la strada giusta Nessuno muore di marijuana»–
Luigi Manconi, lei da sempre è stato ed è favorevole alla legalizzazione della cannabis...
«Sono esattamente quaranta anni che cerchiamo di spiegare che quello vigente è un regime di liberalizzazione illegale».
Ovvero?
«Oggi, infatti, è possibile acquistare qualsiasi droga a qualsiasi ora del giorno e della notte in qualsiasi strada e piazza, da una rete amplissima di esercizi commerciali criminali: gli spacciatori piccoli, medi e grandi».
La legalizzazione voluta dalla legge come è invece?
«La legalizzazione proposta dalla legge firmata da oltre duecento parlamentari è l’esatto contrario di questo».
In che senso?
«Chiediamo per i derivati della cannabis lo stesso identico regime che regolamenta sostanze incomparabilmente più nocive, come alcol e tabacco».
Ma allora lei vuole sostenere che la cannabis non procuri alcuno tipo di danno? Che non fa male fumarsi uno spinello?
«Mai sostenuto questo in vita mia. È vero che nella storia dell’umanità nessuno è mai morto di cannabis, mentre per abuso di alcol e tabacco sono milioni i morti in tutto il mondo».
E comunque lei sostiene che la cannabis sia meno nociva di sostanze come, appunto, l’alcol e il tabacco...
«Non lo dico io, lo sostiene la gran parte degli scienziati. E basta consultare la ricerca condotta dall’Istituto Mario Negri: si può vedere come la dipendenza da cannabis sia estremamente minore di quella da alcol e da tabacco».
Ma l’abuso di cannabis è altamente nocivo?
«L’abuso di cannabis produce danni nei minori, negli adolescenti. Negli adulti questi danni non sono mai stati provati».
Quindi, se passa la proposta di legge, potremmo andare a comprare gli spinelli tranquillamente dal tabaccaio, come le sigarette?
«Potremmo fare tante cose se trattiamo la cannabis come le sigarette. La prima è quella di condurre lo stesso tipo di campagna di dissuasione, che ha ridotto il numero dei consumatori di tabacco».
Oggi non si possono fare queste campagne?
«Non con la stessa efficacia finché il mercato rimane illegale e gestito dalla criminalità. E sappiamo bene che il proibizionismo ha il sicuro effetto di aumentare il numero dei consumatori. Cosa puntualmente avvenuta con la legge Fini-Giovanardi».
Ovvero?
«Basta vedere cosa è successo con la legge Fini-Giovanardi sugli stupefacenti».
Cosa è successo con la legge Fini-Giovanardi?
«Sono dati sotto gli occhi di tutti: la diffusione della cannabis è assai cresciuta, come ha autorevolmente affermato la Direzione nazionale antimafia».
[Cds 17/7/2015]

***

REPUBBLICA
“Cannabis libera ma mai all’aperto” battaglia sulla legge
Testo bipartisan di 218 parlamentari. No dei centristi Salvini: “La prostituzione non fa male, la droga sì”
TOMMASO CIRIACO
ROMA . Canne libere e polemiche. La campagna per la legalizzazione della marijuana parte ufficialmente da Montecitorio. Dopo mesi di trattative, duecentodiciotto parlamentari sottoscrivono il disegno di legge per regolarizzare la vendita della cannabis. Una pattuglia trasversale e agguerrita. Tra loro, sessantacinque dem, un centinaio di grillini, l’intero gruppo di Sel, qualche centrista e pure due berlusconiani di estrazione liberale: Antonio Martino e Monica Faenzi. Un attimo dopo la conferenza stampa dell’intergruppo guidato da Benedetto Della Vedova, però, l’area di governo si spacca. Con il Nuovo centrodestra che avverte Palazzo Chigi: «È inaccettabile procedere con maggioranze trasversali ».
Il progetto propone un’autentica rivoluzione nella galassia delle droghe leggere. Con la nuova legge, i maggiorenni potranno possedere tra le quattro mura domestiche fino a quindici grammi di cannabis per uso ricreativo (solo cinque grammi fuori dal proprio domicilio), mentre le canne continueranno a essere off limits per i minorenni. E sempre a casa sarà possibile coltivare — non venderne il “raccolto”, però — fino a cinque piantine di marijuana, a patto che si comunichi il possesso all’ufficio dei Monopoli.
Il vero colpo grosso degli antiproibizionisti è però un altro. Il ddl dell’intergruppo parlamentare introduce la vendita al dettaglio. Veri e propri negozi, con tanto di licenza. Un’impresa commerciale, insomma, con un ciclo che parte dalla coltivazione, passa per la lavorazione autorizzata dai Monopoli e si conclude dietro al bancone del coffee-shop. Vietato pero l’import-export della sostanza, così come il consumo di marijuana in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Come fumare liberamente, allora? In poltrona nella propria abitazione, oppure iscrivendosi a un “Cannabis social club”, un’associazione senza fini di lucro. Cinquanta associati, duecentocinquanta piantine e la comune passione per le canne.
Con il provvedimento si punta anche a favorire la prescrizione dei farmaci a base di cannabis. Tra i divieti, invece, resta in piedi quello della guida in stato di alterazione da marijuana. Quanto ai proventi della legalizzazione, il 5% sarà destinato a finanziare il Fondo nazionale per la lotta alla droga.
La trasversalità della proposta è la forza e insieme il rischio del progetto dell’intergruppo dell’ex radicale Della Vedova. Il sogno è di avviare alla Camera la discussione in commissione prima della pausa estiva. Difficile però convincere i centristi governativi della bontà dell’operazione, impossibile conquistare il blocco di destra che si oppone al via libera alle canne. E infatti le resistenze del Nuovo centrodestra non tardano ad arrivare, per bocca di Maurizio Lupi: «La legalizzazione? Per quanto mi riguarda se la possono scordare». Gli argomenti sono già noti e tocca comunque al capogruppo alfaniano ribadirli: «Nessuno ci assicura che l’accesso facile alle sostanze cosiddette “leggere” scongiurerebbe il salto verso le droghe più pesanti». Poi arriva la minaccia contro l’esecutivo, anche se per adesso solo implicita: «Non è pensabile che su tematiche che hanno evidenti implicazioni sociali ed etiche si proceda a strappi, cercando maggioranze trasversali che non saranno mai quella che sostiene il governo». Anche Pino Pisicchio, presidente del Misto, si preoccupa: «Il Parlamento si esprima liberamente, ma attenzione a non trascurare la tutela dei minori». Mettono agli atti la propria contrarietà anche Fratelli d’Italia e la Lega. Con Matteo Salvini che azzarda un parallelo bizzarro: «Personalmente sono favorevole alla legalizzazione della prostituzione. Fino a prova contraria il sesso non fa male, la cannabis sì».
[Tommaso Ciriaco, la Repubblica 16/7/2015]

***
“Il proibizionismo è un tabù ma riusciremo a sconfiggerlo”–
«Se in altri tempi sulla legalizzazione della cannabis non ci sarebbe stata partita, oggi si gioca alla pari». È fiducioso il senatore Benedetto Della Vedova, promotore del gruppo interparlamentare che ha presentato la proposta di legge. «I tempi ormai sono maturi - spiega per una discussione in aula e per una svolta».
Ce la farà questa proposta a diventare legge?
«Sono realista e so che il cammino è lungo e difficile e l’esito tutt’altro che scontato, ma la partenza è buona. Un sostegno così ampio e trasversale, parliamo di 235 firme e altre spero se ne aggiungeranno, dà al progetto una possibilità concreta di arrivare in aula».
Ma di parlamentari ce ne sono altri 700...
«Puntiamo a incardinare una discussione. Alla Camera servono 316 sì, la maggioranza più uno».
Riuscirete ad avere l’appoggio del governo?
«Non lo chiediamo e credo che su un tema come questo sia più sano avere una iniziativa parlamentare senza vincolo di maggioranza. Finora hanno firmato tutta Sel, oltre cento parlamentari del M5s, oltre cento del Pd. Ancora pochi del centrodestra ma mi auguro che se ne aggiungano altri».
Quali gli scogli maggiori?
«La difesa ideologica del proibizionismo da parte di chi considera questi temi un tabù non discutibile, mentre bisognerebbe fare una analisi dei costi e dei benefici in un Paese in cui milioni di italiani fanno uso della cannabis».
[c.sal. la Repubblica 16/7/2015]

***
La battaglia per la legalizzazione della cannabis, come tutte le battaglie antiproibizioniste, è una cosa seria e importante, fondata sull’alleanza virtuosa tra libertà e responsabilità. Credo di avere firmato il primo appello antiproibizionista una trentina di anni fa, e ancora non ho cambiato idea. Bisognerebbe però che il lungo e meritorio lavoro dei legalizzatori non fosse appesantito, nel suo tratto finale e forse risolutivo, dai gruppi di fresconi che nelle manifestazioni pubbliche sventolano cannoni da un chilo, con lo stesso giubilo beota dell’ubriacone che inalbera il fiasco o la bottiglia cantando “me piase il vin”. Non potrebbe esserci, per un alimento nobile e colto come il vino, pubblicità peggiore del culto della sbornia; allo stessissimo modo il fricchettone con lo sguardo lucido che inneggia all’imbambolamento da cannabis fa venire in mente le peggiori cose a proposito di sostanze che, se usate con sobrietà, direi con gentilezza, fanno parte legittima dei nostri vizi più soavi e della gioia di vivere; se usate con stolta dismisura danneggiano la salute e (dettaglio non trascurabile) rendono ridicola e poco dignitosa l’utenza. Tra l’uso e l’abuso la differenza è immensa. Dite per favore ai cannonieri più spiritati che ogni volta che aprono bocca (in genere ridendo senza motivo) fanno un favore a Salvini e Giovanardi.
Michele Serra, la Repubblica 17/7/2015

***
LA STAMPA
Cannabis, se è legale fa meno male
Massimo Russo
Diceva Victor Hugo che «Niente è più forte di un’idea il cui tempo sia venuto». Per la proposta di legge di legalizzazione della cannabis presentata alla Camera da 220 parlamentari di diversi schieramenti, questa potrebbe davvero essere la volta buona. Di regolamentare l’uso delle droghe leggere in Italia si parla da molto tempo, fin dalle battaglie radicali sull’antiproibizionismo degli Anni 70. Non è un caso se il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova e il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, due tra i nomi di spicco dei 220, provengono da quella diaspora.
Ma, a differenza dal passato, oggi esistono evidenze che permettono di sgombrare il campo dalle considerazioni ideologiche. Non per sostenere che le droghe leggere non facciano male, questione pacifica. Ma perché - in un’ottica di riduzione del danno - è dimostrato che la legalizzazione è la strategia più efficace per affrontare il problema. Una consapevolezza fatta propria anche dalla Direzione nazionale antimafia. I numeri presentati lo scorso febbraio nella relazione annuale dal procuratore nazionale Franco Roberti, mostrano «un’eccezionale espansione dei consumi di hashish». Tra 2013 e 2014, si legge nel rapporto, i sequestri di cannabis sono aumentati del 120%, per un totale di 147 tonnellate, «un picco che appare altamente dimostrativo della sempre più capillare diffusione di questo stupefacente». Secondo le stime i sequestri riguardano tra il 5 e il 10 per cento di quanto consumato. Il che porta a dire che esiste un mercato tra le 1500 e le 3000 tonnellate. Una quantità equivalente a 25/30 grammi pro-capite, vecchi e bambini inclusi. Oltre 100 dosi l’anno per ogni cittadino italiano. Dati che, commenta la Direzione antimafia, dimostrano «il totale fallimento dell’azione repressiva». E, poiché non è «pensabile né auspicabile» impegnare ulteriori mezzi e uomini, conclude la relazione, «spetterà al legislatore valutare se sia opportuna una depenalizzazione della materia».

Ma che succede dove l’approccio è differente? Non molto lontano da noi, in Portogallo, dal 2001 esiste una legislazione che ha decriminalizzato il consumo di stupefacenti, spostando il 90% della spesa pubblica dalla repressione al trattamento delle dipendenze. Ciò ha portato a dimezzare i tossicodipendenti, mentre i decessi sono calati dell’80%: tre persone ogni milione di abitanti, contro una media europea di 17,3.
Un vento diverso soffia ormai anche negli Stati Uniti. Barack Obama qualche giorno fa ha promulgato un provvedimento di clemenza nei confronti di 46 persone detenute per reati di droga, mentre la sua amministrazione ha da poco reso più semplice la ricerca scientifica sulla marijuana a scopo terapeutico. In quattro stati - Alaska, Colorado, Oregon, Washington - e nel distretto amministrativo della capitale, oggi la cannabis è legale. In Colorado, dove il consumo è regolamentato dopo un referendum del 2012, un anno e mezzo fa sono stati aperti i primi negozi. I dati: il consumo tra gli studenti delle scuole superiori è leggermente calato, il commercio di droghe leggere e dei loro derivati come olii e alimenti ha totalizzato un giro d’affari legale di 700 milioni di dollari, con la creazione di 16mila posti di lavoro. I ricavi da tassazione sono stati di 76 milioni nel 2014 e supereranno i 90 quest’anno, reinvestiti in forze dell’ordine e nella costruzione di scuole. Si stima che il mercato illegale riguardi ancora il 60% del consumo, ma di sicuro le sue dimensioni si sono ridotte. Certo, gli effetti andranno valutati nel lungo periodo, ma ce n’è già abbastanza. Come ha dichiarato il mese scorso all’Economist César Gaviria, che da presidente della Colombia negli Anni 90 guidò la lotta ai narcotrafficanti e non è dunque sospettabile di intelligenza con il nemico, «il mondo si sta muovendo verso la regolamentazione invece del proibizionismo. Si tratta di abbandonare qualcosa che non ha funzionato».
[Massimo Russo, La Stampa 16/7/2015].

***
Quando il “compagno” Salvini voleva lo spinello–
«Noi ci rapportiamo alle tematiche classiche della sinistra, dalla forte presenza statale alla liberalizzazione delle droghe leggere». Correva l’anno 1998 e quello che sarebbe diventato il leader della Lega Nord parlava così al giornale Il Sole delle Alpi.
Un giovane Matteo Salvini, poco più che ventenne, che aveva appena concluso l’esperienza da consigliere comunale a Milano nella giunta Formentini. Pochi sanno, però, che ricopriva anche l’incarico di capolista dei comunisti padani, gruppo di cinque indipendentisti del «parlamento» di Chignolo Po, in provincia di Pavia.
Anche lo scorso ottobre, intervistato in tv a Coffee Break su La7, aveva aperto alla legalizzazione («Parliamone», disse). Ieri il dietrofront: meglio riaprire le case chiuse. «La cannabis fa male, il sesso no». Che fine ha fatto il compagno Salvini?
[Davide Lessi, La Stampa 16/7/2015]

***

Un ragazzo su quattro fuma.
Quasi un ragazzo su quattro fuma spinelli e il consumo è in aumento, secondo la Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze 2014. Un fenomeno che riguarda 520 mila ragazzi, 75 mila dei quali si fa una canna tutti i giorni (ricerca elaborata dal Cnr). E se negli anni ’80 si provava la prima «maria» tra i 18 e i 20 anni, oggi l’età è scesa tra i 14 e i 16 anni (a volte anche 13). Un uso che fa concorrenza a quello dell’alcool nelle tribù dei giovanissimi che pensano di riuscire a divertirsi solo con lo sballo.
E spesso accade che i minorenni per finanziarsi il vizio inizino a venderla ai coetanei. Diventano, è il caso di dirlo, «spacciatori in erba». Due canne? Dieci euro. Al punto che in tutte le città d’Italia si moltiplicano i sequestri di cannabis trovata nei motorini, nelle macchinette o addosso ai ragazzini. E quando la quantità è troppa, scatta l’accusa di spaccio. «Questa è un’altra conseguenza nefasta del proibizionismo», dice Rita Bernardini, radicale, che da anni attua una disobbedienza civile coltivando piantine di marijuana in casa. «Ma a noi radicali non ci arrestano, per evitare di aprire un confronto serio», spiega. «I ragazzini invece non solo vanno incontro a guai penali, ma vengono sfruttati dalla criminalità che gestisce il commercio».
L., 16 anni, studente di un liceo classico della Capitale, ammette di rifornirsi da suoi coetanei. Non conosce la legislazione che giudica spaccio anche il regalo o l’acquisto conto terzi. Cade dalle nuvole quando gli si spiega che comunque anche la detenzione per uso personale di stupefacenti comporta la segnalazione al Prefetto della provincia del luogo di residenza e l’attivazione del procedimento amministrativo sanzionatorio previsto dall’ex art. 75 del D.P.R. 309/90. Il che può significare ritiro della patente, del passaporto e anche l’obbligo di partecipare a un programma terapeutico. Claudia, mamma di F., 17 anni, è terrorizzata: «So che fuma e gli spiego continuamente che fa male, ma la mia vera paura è che possa andare incontro a guai giudiziari che gli compromettano il futuro. Bisogna investire risorse per fare capire ai ragazzi che fumare erba fa male piuttosto che nella repressione, che mi sembra fallimentare». E che sia fallimentare lo pensa anche la Direzione nazionale antimafia che nota come ormai il fenomeno sia diventato «endemico, capillare e sviluppato ovunque», non dissimile a quello del consumo di tabacco e alcool. E quindi è tempo di depenalizzazione.
[Maria Corbi, La Stampa 16/7/2015]
***

Garattini: “Fa sempre male
Danni anche dopo 15 anni
soprattutto ai più giovani”
Giacomo Galeazzi
«La cannabis produce danni al sistema nervoso centrale anche 10-15 anni dopo l’assunzione regolare», spiega il professor Silvio Garattini, fondatore e direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri» di Milano. È autore di studi internazionali che dimostrano la pericolosità della cannabis.
Cosa rende nociva la cannabis?
«Il tetraidrocannabinolo. Oggi, attraverso la selezione delle piante, la concentrazione del principio attivo viene accresciuta fino a sei volte rispetto alla cannabis coltivata normalmente. Prima i contenuti erano molto più bassi».
I danni documentati sono maggiori negli adolescenti? Qual è il motivo scientifico?
«La cannabis fa male sempre e a tutti. Ma danneggia maggiormente i ragazzi perché il loro cervello è in fase di sviluppo: le conseguenze sono ancora più gravi e si registrano a distanza di anni. I dati scientifici dimostrano che chi ha assunto regolarmente cannabis in periodo adolescenziale ha un’incidenza di problemi di tipo mentale notevolmente più elevata dei non consumatori. I giovani che usano cannabis diventano più frequentemente apatici e hanno maggiori difficoltà nell’apprendimento».
Quali sono le malattie più frequenti per i consumatori abituali?
«Soprattutto patologie legate al sistema nervoso centrale. La dipendenza psichica è documentata scientificamente. La cannabis ad elevata concentrazione di principio attivo è molto più forte e ha effetti più pesanti. Il consumatore non sa con quale preparato o varietà ha a che fare. Sono a rischio generazioni».
È un’emergenza sanitaria?
«Va contrastato l’uso specie nei soggetti in età giovanile. L’utilizzo costante crea gravi danni al sistema nervoso centrale. C’è una maggiore incidenza di fenomeni depressivi e psicotici nei consumatori di questo tipo di sostanze. Un allarme».
E per l’uso terapeutico?
«Non ci sono ancora evidenze sufficienti per affermare l’efficacia e la sicurezza dei farmaci a base di cannabinoidi. C’è ancora molto da lavorare per capirne sia i benefici sia i rischi. Quando si parla di farmaci a base di cannabinoidi non si può fare riferimento a un “fai da te” che è assolutamente da evitare, bensì a preparati in cui è stata studiata la riproducibilità del principio attivo, la qualità e la sicurezza. Non c’è certezza scientifica che i danni non siano superiori ai benefici. Perciò trovo pericoloso che ogni Regione abbia le proprie regole nella gestione di queste terapie. E’ in gioco la salute».
[Giacomo Galeazzi, La Stampa 16/7/2015]