Paolo Siepi, ItaliaOggi 17/7/2015, 17 luglio 2015
PERISCOPIO
Salvini: «Legalizzate le prostitute, non le canne. Le prime non fanno male». Beh, se ti becca tua moglie, non so. Il rompi-spread. MF.
Le nazioni, come le civiltà, sono mortali. La nostra inizia la sua agonia con lo sgretolamento di ciò che fu, nei due ultimi secoli, il suo onore: la scuola. Natacha Polony, Le pire est de plus en plus sûre, il peggio è sempre più sicuro. Mille et une nuits.
Fatima, la jihadista italiana: «Il profeta ha detto che a Roma ci sarà una grande battaglia». Previsione fatta cercando parcheggio. Spinoza. Il Fatto.
Il Trattato di Maastricht era stato firmato nel 1992. Un Trattato il cui testo sembra scritto da alieni i quali, in base ai loro concretissimi interessi di denaro e solo denaro, impongono a popoli altamente civili, con la sicurezza dittatoriale di chi non sa quel che dice e quello che fa, di centrare la propria vita, il proprio futuro, solo sulle regole del «mercato» assurto a infallibile divinità. Ida Magli, La dittatura europea. Rizzoli, 2010.
Il premio alla sincerità deve essere attribuito all’economista Daniel Gros, direttore del Cesp, centro studi finanziato dalla Ue, che ha detto: «Il vero pericolo per l’Europa non sembri surreale, è che la Grecia sia un successo. L’ipotesi peggiore infatti è che Atene, una volta uscita dall’euro, si riprenda, magari rapidamente e prosperi con la sua dracma. Allora sì che per l’Europa sarebbe davvero finita». la Repubblica.
Il subcomandante Fausto Bertinotti si calò infine nella quotidianità e utilizzò un volo di Stato per recarsi in vacanza con la consorte nell’amena penisoletta di Quiberon, in Bretagna. Mi toccò strigliarlo in prima pagina su Libero. Ma lui non se ne diede per inteso. Continuò a servirsi degli aviogetti pagati dalla collettività anche per raggiungere Parigi, dov’era invitato al ricevimento per le future nozze della nipote del banchiere Mario D’Urso con Arthur de Kersauson de Pennendreff, e per farsi trasportare in Grecia, dove lo attendeva una visita privata ai monaci ortodossi del Monte Athos, così privata che si portò al seguito una troupe del Tg1 e il direttore di Radio Rai, Sergio Valzania. Del resto lo spirito ha le sue esigenze e l’ateo Bertinotti confessò, da segretario di Rifondazione comunista, che il primo quotidiano che sfogliava la mattina era L’Osservatore Romano, peraltro uscito nel pomeriggio del giorno precedente. Un uomo vigile, sempre sulla notizia. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio
Eravamo nell’estate del 1981 e avevo appena avuto in regalo la mia prima mountain bike. Dispiace dirlo, ma la sognavo da tempo anche se erano appena uscite. Subito sono andato a provarla sull’argine del Po e mi sono spinto giù nelle strade sterrate della Golena. In un boschetto, all’improvviso, ho visto due uomini nudi che facevano le «brutte cose». Sono subito corso a casa e, nell’ordine, ho fatto le seguenti cose: ho venduto la bici; ho smesso di andare a scuola (mancava un anno per diplomarmi); mi sono licenziato dalla consegna pizze serale; non ho più rinnovato il canone Rai; non ho più letto un libro. Insomma, per me, lo choc è stato potentissimo. Dimenticavo: ho lasciato la mia fidanzata. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.
A teatro, in La vita è un viaggio (riprendiamo a recitarlo a gennaio) dico, alla giovane Marta, mia compagna notturna nell’aeroporto di Lisbona: «Gli uomini a cinquant’anni fanno qualcosa di strano: è matematico». C’è chi compra la superbike (che non sa guidare), chi scopre la decappottabile (che gli provoca la cervicale), chi scala in bici quattro passi al giorno (poi cade da fermo e si fa male). Chi osserva le ragazzine con occhio non proprio paterno. Chi si butta nel lavoro, e lo usa come alibi a tutto tondo. Un terzo del cinema e della letteratura mondiale, e metà delle crisi coniugali, sono legati a questi temi. Beppe Severgnini. Sette.
Un esodo. Un esodo biblico. Veicoli incolonnati su otto corsie, il ruggito straziante di decine di camion che cercano contemporaneamente di uscire dal fango, greggi e mandrie, enormi; più oltre, carri scricchiolanti trainati da cavalli, migliaia di convogli coperti di tela da sacchi colorata, compensato, latta. I profughi dell’Ucraina. Vasilij Grossman, romanziere russo, Uno scrittore in guerra. Adelphi.
L’orologio a pendolo era nero, grosso, antico, appeso sul muro a un’altezza irraggiungibile per me, che avevo cinque anni. Nel silenzio della cucina di montagna, il ticchettio si allargava sonoro. Mi sembrava, della vecchia casa, il cuore. E, come un cuore, batteva, costante. Sapevo che l’orologio misurava il tempo, anche se non sapevo ancora leggere le lancette d’oro che impercettibilmente si spostavano sul quadrante. Quella lunga si muoveva più veloce, la piccola sembrava immobile. La fissavo ostinatamente, per coglierla nell’atto di avanzare: ma non ci riuscivo mai. Allora, mi dicevo, il tempo doveva essere lentissimo. Nella stanza che odorava di legno e di pane, seduta al tavolo coperto di cerata, accanto alla vecchia padrona di casa, contemplavo accigliata l’orologio, che mi guardava altero. Cosa vuoi saperne tu, pareva dirmi, del tempo? Come avrei voluto aprire lo sportello, che si spalancava sul meccanismo interno. Una volta ne avevo intravisto l’ingranaggio minuto, di rotelline d’oro. Sospettavo che il tempo se ne stesse nascosto lì dentro, come un tarlo, e spingesse le lancette, piano. Così piano, che le giornate mi sembravano sterminate. Il tempo, a cinque anni, era una prateria immensa, in cui avrei potuto correre, correre per giorni, senza mai arrivare alla fine. Marina Corradi. Avvenire.
Io lo conosco benissimo, Nicola Lagioia, premio Campiello 2015, era il mio migliore amico fino al 2001. Seguii personalmente la stesura del suo primo vero romanzo, Occidente per principianti, mi mandava ogni capitolo e io elargivo consigli, e ne venne fuori un bel lavoro, prima di essere stravolto da Paola Gallo, editor dell’Einaudi, per renderlo più vendibile. È ciò che uno scrittore non deve mai fare, piegarsi all’editor, ma è ciò che un autore in carriera deve fare, e già cominciai a insospettirmi. Dieci anni fa gli dissi: «Se continui così finirai al Premio Strega», e all’epoca era un’offesa per entrambi, così i nostri rapporti cominciarono a incrinarsi. Massimiliano Parente. Il Giornale.
La bicicletta è una penna che scrive sull’asfalto. Francesco Ricci. Blog Biciclette cosmiche.
Anche quando penso agli altri non dimentico mai me stesso. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 17/7/2015