Goffredo Pistelli, ItaliaOggi 17/7/2015, 17 luglio 2015
IO SONO PER NON PAGARE I DEBITI
[Intervista a Maurizio Milani] –
Facciamo squillare il telefono di Carlo Barcellesi, a casa sua, nella Bassa lodigiana, per capire se Maurizio Milani, il suo alter-ego comico, lo scrittore umoristico che verga lettere da “Innamorato fisso” su Foglio, sta per caso scrivendo una missiva accorata a Zoe Costantopoulou, la pasionaria presidente del Parlamento greco che minaccia di bloccare gli accordi di Aleksis Tsipras.
Come sempre, con questo, 53enne di Codogno (Lodi), non si capisce mai il confine fra il serio e il faceto, fra l’invettiva e la burla, fra Carlo e Maurizio.
Domanda. Allora Milani, ha già scritto a Zoe?
Risposta. No, per la verità avevo scritto già a quello che ha preso il posto di Yanis Varoufakis.
D. A Euclid Tsakalotos? Ma che fa? Ora si innamora anche degli uomini?
R. Certo. Ho quelle tendenze. Tengo la fidanzata ma come maschera, sono da sempre per il matrimonio gay, anche per le adozioni. Anzi le dico di più.
D. Avanti.
R. Sono per l’eugenetica. Matrimonio omo o etero, dovremmo poter scegliere i figli, biondi e con gli occhi azzurri, come se fossero arredamento, tappezzeria. Io, sa, sono per esagerare. E se dobbiamo esagerare, facciamolo. Se si può tutto, perché no? Anche non pagare i debiti, no?
D. Ecco, mi torni sulla Grecia.
R. Ah, io sono per non pagare mai i debiti. Ho preso una bicicletta nuova, col telaio di carbonio, e non ha saldato il conto. Ma non è che sono stato lì a contrattare, eh. Non mi sono fatto più vedere, ho cambiato il telefonino ed evito i posti soliti. Si fa così.
D. Mica come Tsipras che si toglie la giacca e fa la scenata...
R. Ah quelli sono comunisti, sono marxisti, vogliono tutte le tutele della protezione sociale ma anche l’opportunità di diventare ricchi. Vogliono che il figlio giochi nel Real Madrid, capisce? E che faccia un sacco di soldi. Non fanno mica come i campioni del baseball cubano.
D. Non la seguo più...
R. No, dico, quelli bravi nel baseball, a L’Avana, gli danno due dollari, se giocassero nel Miami farebbero i milioni. Ecco, i nostri marxisti vorrebbero stare a Cuba ma guadagnando come in Florida. Voglion fare gli imprenditori coi soldi dello Stato. Prenda Varoufakis.
D. Che cosa ha fatto oltre a farsi fotografare in piscina o locali alla moda?
R. Ora magari lo vedremo tenere una lezione universitaria al Festival di Spoleto, per 500mila euro, tipo parlare del più o del meno, dell’industria dal 1800 a oggi. Sono fatti così: gente che va in giro a vantarsi senza prendersi responsabilità, un po’ come Pippo Civati.
D. Lei , da che l’han mandata via dal programma di Fabio Fazio, ce l’ha su con la sinistra.
R. No, che dice? Io l’ho sempre pensata così, son figlio di democristiani che amavano Giovanni Marcora e sono sempre stato cattolico, di Medjugorie addirittura, non scherzo.
D. Me l’ha detto anche nell’altra intervista.
R. Quando venne un cardinale da Fazio, una decina di anni fa, forse era Agostino Casaroli, buon anima, io gli baciai l’anello, per rispetto, come mi ha insegnato a fare mio papà.
D. Un bel gesto.
R. Ma lo sa che il giorno dopo, in redazione mi «scherzavano»? C’era la segretaria di produzione che lo diceva a tutti: «Lo sapete che gli ha baciato l’anello?».
D. Torniamo alla sinistra, Milani, son tutti pro-Tsipras.
R. Ah certo, Stefano Fassina, Gianni Cuperlo, Pierluigi Bersani, tutta gente che non ha mai lavorato. Che, già all’università, pensava di fare quel lavoro: la politica. Non aprivano mica una partita Iva o compravano un capannone. No, pensavano a vivere di quella. E non solo loro, eh, anche quella talebana di Rosy Bindi, che usa l’antimafia come un randello alla vigilia delle elezioni. Insomma tutta gente che non produce Pil.
D. E come dovrebbe funzionare, secondo lei?
R. Uno dovrebbe avere un lavoro. Fare il politico per un po’, dedicarsi agli altri, amministrare, ma poi tornare a fare altro. Invece, poi, entrano nelle municipalizzate, che si riempiono di trombati. Oppure fanno come Sergio Cofferati che, dopo anni e anni di Cgil, prima di ripartire per la politica, tornò qualche giorno alla Pirelli, di cui era dipendente. Ma non lo avevano mai visto.
D. Ora è uscito dal Pd, farà Possibile con Civati e Fassina.
R. Eh sì, intanto ha fatto perdere al Pd la Liguria. A me fa piacere ma, insomma, a questi non gli va bene niente: sanno a memoria le canzoni di Ivano Fossati ma quanto costi un chilo di pane no.
D. Esagerato.
R. Scherza? Io guardo sempre TeleLombardia, dove Roberto Poletti fa sempre la prova frigo. E quelli di sinistra, quando gli fanno la domanda, rimangono a bocca aperta, non hanno idea, sono capaci di dire che mezza dozzina di uova costa 13 euro. Roba da matti.
D. Ora ce l’hanno con Matteo Renzi.
R. Certo, questi non vogliono responsabilità, non vogliono scontentare nessuno, far pagare i conti. Questi farebbero solo convegni, festival del cinema, begli alberghi, cantarsela e suonarsela tutto il giorno. Renzi, con la riforma della scuola, li ha fatti arrabbiare.
D. Soprattutto gli insegnanti.
R. Ma è chiaro. Se fosse stata una legge sui tassisti, si sarebbero incazzati quelli. Questa riforma premia il merito: il «preside sceriffo» ora metterà in cattedra l’amante, ma almeno è legale. Invece, loro, la vogliono mettere lo stesso, ma senza la legge. Sono così: vogliono sempre dire la poesia più bella della nostra, ma alla fine piacciono anche a loro le case con la piscina e il campo da tennis. Noi sistemiamo amici e parenti e, se rimane qualcosa, anche gli altri. Loro...
D. La sinistra...
R. Certo, la sinistra. Loro dicono che sono contro la fame nel mondo e poi si è visto il sistema di Filippo Penati a Sesto.
D. A processo in questi giorni...
R. Eh sì, ma se non spuntava il signor Piero De Caterina a dire, «ueh, io pago da 20 anni». Nessun magistrato muoveva foglia.
D. Una asimmetria giudiziaria, vuol dire?
R. Certo. Prenda la Legge Severino. Per Silvio Berlusconi l’hanno applicata retroattivamente. Per Vincenzo De Luca o per il sindaco Luigi De Magistris, che avevano reati meno gravi intendiamoci, no. Non è doppiopesismo?
D. Secondo me, se continua così, caro Milani, non la fanno lavorare più.
R. Ah, se non lavoro sono contento, tanto mio padre mi ha lasciato due soldi, campo lo stesso.
D. Senta, ma visto che è così ferrato, sulla sinistra, io resterei su quell’argomento. Sono più intelligenti quelli che lasciano il Pd per fare un nuovo partito o quelli che restano, aspettando che Renzi cada?
R. Quelli che restano, chiaro. Quelli che van via sono la solita roba, alla Franco Turigliatto, si ricorda?
D. Come no? Quello che affossò il governo di Romano Prodi.
R. Massì sono quella compagnia di giro di Ivano Fossati.
D. Ancora lui?
R. Sì, Fossati, Corradino Mineo, Giuseppe Giulietti dell’Usigrai, il procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati, Gherardo Colombo e Nanni Moretti, con cui tengono in mano il cinema. Perché han tutto loro, dal teatro al Festival di Spoleto.
D. Ma questa sinistra conta ancora?
R. Forse un po’ meno. Ha visto che anche Adriano Celentano s’è spostato? Comincia a diventare leghista, mentre prima parlava solo di fame nel mondo, si vede che ha cambiato quei due o tre autori.
D. Sì, per la questione dei Rom che avevano causato l’incidente mortale a Roma, ma Celentano aveva anche fatto un appello pro-immigrati.
R. Giusto, bravo. Lui che ha tanto verde, a casa sua, potrebbe accoglierne anche un po’. A parte che io, su questo, sto col Papa, come mi diceva mio padre da piccolo: «Per non sbagliare, sempre col Papa».
D. Ma come è riuscito, lei, cattolico, a fare a resistere a RaiTre?
R. Eh, uno all’inizio sta zitto, poi si distrae e qualche cosa gli scappa. E loro capiscono. Figurarsi, con uno come Mineo, figa, che aveva militarizzato il tg. Ha alzato il telefono e avrà chiamato gli autori dicendo: «Questo non è in linea».
D. Lei, infatti, il bastian contrario lo fa volentieri.
R. Ma per spirito di contraddizione, mi scusi. Possibile tirino tutti nella stessa porta? C02, Ogm: basta è il pensiero unico! Come su Berlusconi e le Olgettine. E poi fanno cartello, si aiutano con le agenzie teatrali, con le produzioni tv. Tutto legittimo, per carità, però...
D. Però?
R. Però basterebbe che non facessero le vittime. Prenda Licia Colò, che parla sempre di ecologia, ma lo sa quanto ha inquinato il pianeta lei con tutti gli aerei che ha preso per fare set in giro per il mondo?
D. Già, ma non le han tolto il programma? R. Sì perché ora c’è il nuovo corso televisivo, quello di Paolo Del Debbio, dall’ottavo piano di Via Lorenteggio, dove sono anziani e poveri e ne han tutti pieni i coglioni di queste robe. Dei Beppe Severgnini-va-tutto-bene-purché-sia-in-inglese.
D. Cioè, ci sono anche altri gusti, dice, altre domande di contenuti?
R. Certo e perché vale meno? Milano è una città degradata, dove si scatenano guerre fra poveri e Del Debbio ne parla. Ha visto che anche il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris s’è dimessa?
D. Volevano farle fare un’area cani da 20mila euro in un parco...
R. Son così! Hanno in mente solo il Piccolo Teatro, L’Opera da tre soldi, Dario Fo, i vinili di Francesco Guccini da mettere in Piazzale Cadorna, Majakowsky. Non sanno mica niente della povera gente che prende la 91, o le Nord dove, se ti ribelli, ti tagliano un braccio. L’altra sera ho visto il Dottor Zivago in omaggio al grande Omar Sharif.
D. Che cosa c’entra, mi scusi?
R. C’entra, perché lì i comunisti andavano nelle case a prendere i beni dei ricchi legati allo Zar, gli portavano via la mobilia.
D. La rivoluzione...
R. Già, ma quelli erano poveri! Questi sono tutti miliardari. Sono La Terrazza di Ettore Scola, se lo ricorda?
D. Certo, anticipatore, in qualche modo, de La grande bellezza.
R. Aveva ragione Ennio Flaiano, quando diceva: «Non sono comunista, non me lo posso permettere». Questi stanno tutti bene. Non si dovrebbe dire ma, nel 1985, andai a trovare Sergio Staino: figa, aveva una casa sulle colline di Firenze dalla quale si vedeva la Cupola del Brunelleschi. Nemmeno Marco Tronchetti Provera aveva una cosa del genere.
D. Ci fanno o ci sono?
R. Sa che non lo so? Se sono in buona fede, sono dei salami. Oppure, se lo fanno coscientemente, se c’è del dolo, beh allora. Perché poi, quando si sposano, quelli di sinistra, come Beatrice Borromeo, si maritano con Pierre Casiraghi. Ma ci pensa?
D. Col principe...
R. Sì, la Borromeo di Michele Santoro, quella che scrive su Fatto, si sposa con l’erede al trono. Fa bene, intendiamoci. Ma allora, sei nata ricca, ti sposi coi ricchi, non mi venire a fare le tirate sui poveri.
D. Gliela scriverebbe una lettera alla Borromeo?
R. No, scrivo solo a quelle che stimo.
D. Ma è una bella ragazza.
R. Non basta per innamorarsi. Funziona che le devo stimare e, poi, essere anche belle. Come Jennifer Lopez. Anche Laura Boldrini è una bella signora, ma non scrivo neppure a lei. Lo dico con rispetto, con affetto quasi, ma non la stimo. Idem per Lilli Gruber. Non scriverei neppure alla sottosegretaria alla Cultura, come si chiama? Quella del Fai, la Giulia Crespi.
D. No, è Ilaria Borletti, del Fai anche lei.
R. Sì, giusto la Borletti. Ma non la stimo. Scriverei invece a Carmela Rozza.
D. L’assessore ai Lavori pubblici di Milano? Ma è di sinistra e poi è una signora di una certa età.
R. Beh intanto ha la mia età, 53 anni, e poi per lei ho sempre avuto un debole: persona di carattere.
D. Senta, ma poi come fa lei a sapere tutte queste cose della politica milanese? Sta fisso su TeleLombardia?
R. Non solo, anche su Milanow e su AntennaTre.
D. Ma si vedono anche a Codogno, a casa sua?
R. Fino a Parma e c’è gente che telefona di là. E sono visioni utili, sa? Per esempio vedo i Legnanesi (compagnia vernacolare, en travesti, ndr) che non sono comunisti ma al botteghino fanno sempre il tutto esaurito. Non come al Festival di Spoleto, che i paganti sono una cinquantina e poi gli altri 26mila euro di costo dello spettacolo li paga la Regione.
D. Ancora con Spoleto. Se non la invitano, diventa un tormentone.
R. No, non mi invita nessuno: sono stato di recente a Como, a ParoLario, è ho detto che certi comunisti facevano le serate in nero nei festival. Figa, un gelo, che non sapevano come fare a finire. Massì, dico quel che penso, persa per persa. La gente che va in quei luoghi, in quelle manifestazioni, vuol sentirsi dire le solite cose: Berlusconi ladro, eccetera eccetera. La sinistra sono i buoni. Anzi I buoni come il titolo di quel libro di Luca Restello.
D. Quello che scritto un romanzo ispirandosi, un po’ ferocemente, a don Luigi Ciotti?
R. Lui. Ma lo sa che per aver attaccato don Ciotti e Libera ha venduto, sì e no, 500 copie?
Goffredo Pistelli, ItaliaOggi 17/7/2015