Andrea Pira, MilanoFinanza 17/7/2015, 17 luglio 2015
IN CINA ESPLODE IL DEBITO PRIVATO
Il debito di imprese e famiglie cinesi corre più veloce dell’economia. All’indomani della soddisfazione per la crescita del pil al 7% nel secondo trimestre, oltre le previsioni degli analisti, Pechino deve fare i conti con le cifre elaborate da Bloomberg, secondo le quali a giugno il debito privato ha toccato un nuovo record, arrivando il 207% del pil.
Per fare un confronto, nel 2008 l’indebitamento privato era attorno al 125%. Da sei anni a oggi, mostrano i grafici dell’agenzia statunitense, la crescita è stata costante. Le recenti misure di stimolo all’economia decise dal governo potrebbero di fatto aver contribuito a questa tendenza. Per sostenere l’espansione del pil, Pechino sta infatti procedendo con tagli ai tassi di interesse e revisioni al ribasso dei coefficienti di riserva obbligatoria per le banche. Strategia che finisce per incentivare il ricorso ai finanziamenti. La Cina deve inoltre fare i conti con il peso dei crediti inesigibili che hanno raggiunto nel primo trimestre quota 140 miliardi di yuan, circa 23 miliardi di dollari. Le autorità cercano di minimizzare l’incidenza del fenomeno. Una recente analisi di Ubs sui bilanci di 167 banche mostra come nell’ultimo anno i non performing loan siano aumentati del 32% nelle cinque grandi banche pubbliche e del 48% per le banche commerciali e rurali. Dei possibili rischi parlava già la scorsa settimana NN Investment Partners: «Il rallentamento della crescita e l’aumento del debito, in combinazione con il grande eccesso di capacità industriale e le crescenti uscite di capitali, rimangono un mix pericoloso». Il premier Li Keqiang nei giorni scorsi, incontrando imprenditori ed economisti, ha mandato segnali rassicuranti sulle potenzialità dell’economia. Il governo ieri ha tuttavia dovuto incassare la revisione al ribasso delle stime della Banca asiatica per lo sviluppo. L’istituto con sede a Manila prevede per quest’anno un’espansione del pil del 7% rispetto alla precedente stima del 7,2%, comunque in linea con gli obiettivi di crescita che lo stesso governo si è dato. Per il 2016 si parla invece di un +6,8%.
Intanto due delle tre sorelle del rating sono fiduciose sulle prospettive della Cina, a una settimana dal fragoroso crollo dei listini di Shanghai e Shenzhen. Per Fitch e Moody’s l’esplosione della bolla speculativa non dovrebbe avere ripercussioni sull’economia reale e sul sistema finanziario. Standard & Poor’s mette invece in risalto l’effetto avuto dal «capitalismo con caratteristiche cinesi» nello spingere al rialzo il debito delle imprese, comprese quelle pubbliche, oggi otto volte quello sovrano. «La rapida crescita del debito, l’opacità e i rischi di azzardo morale nel mercato cinese ne fanno un pericolo per il credito».
Andrea Pira, MilanoFinanza 17/7/2015