Massimo Gaggi, Sette 17/7/2015, 17 luglio 2015
BENVENUTI A SILICON BEACH– [È ORMAI IL TERZO GRANDE POLO TECNOLOGICO AMERICANO. CON VISTA SULL’OCEANO]
Se sei un esperto di valore nel campo delle tecnologie digitali, negli Stati Uniti saranno in molti a offrirti un buono stipendio e, magari, anche generosi “bonus” assai poco tassati. Le aziende della Silicon Valley, poi, ti attireranno col clima della “Bay Area”, gradevole tutto l’anno (niente cappotto d’inverno, niente aria condizionata obbligatoria d’estate) e mille servizi gratuiti in ufficio: lavanderia, palestra, massaggi, piscina, la possibilità di tenere con sé un cane o un gatto, pasti da gourmet nelle mense, a volte anche feste e concerti serali. Ma nessuno, nella zona della Baia di San Francisco, può offrire quello che Scott Painter, fondatore e amministratore delegato di TrueCar Inc, promette ai suoi dipendenti più capaci: un ufficio che si affaccia sull’oceano. Apri la porta e sei in spiaggia, con le onde del Pacifico davanti a te. Siamo a Playa Vista, a metà strada tra, a nord, le spiagge di Santa Monica e Venice e, a sud, LAX: il gigantesco aeroporto internazionale di Los Angeles, il secondo o terzo più grande d’America con voli diretti per centinaia di località in tutto il mondo. Quotata in Borsa l’anno scorso, TrueCarInc è a Playa Vista da quasi dieci anni, ma solo di recente in questa località è arrivato il “boom” delle aziende tecnologiche: “start up” che preferiscono il sole della California meridionale e le spiagge del Pacifico alla Silicon Valley, mentre anche molti “big”, da Yahoo! a Google, passando per Microsoft, stanno trasferendo qui alcune loro divisioni. La più celebre delle “start up” che hanno “ripudiato” la “valle del silicio” è Snapchat, una società che ora è valutata 15 miliardi di dollari. Quando, a 24 anni, il fondatore Evan Spiegel lasciò l’università di Stanford per creare la sua società, scelse Venice non perché innamorato delle spiagge e del “surf”, ma perché non poteva permettersi una sede nella Silicon Valley dove le proprietà immobiliari sono assai più costose. Il pezzo di costa tra Santa Monica e Culver City, invece, era molto più a buon mercato, pur avendo vantaggi simili a quelli della “Bay Area”: molte università che producono un gran numero di laureati e studiosi che hanno conseguito un dottorato di ricerca in discipline scientifiche, infrastrutture tecnologiche e di trasporto, un grande aeroporto intercontinentale a un tiro di schioppo.
E anche la promessa di una vita gradevole nel tempo libero: la Silicon Valley è vicina sia a un mare balneabile che alle piste di sci della Sierra californiana. Playa Vista, Venice e le altre località di una costa ormai soprannominata “Silicon Beach”, offrono, invece, oltre a un mare un po’ meno freddo, le distrazioni di Hollywood, le feste in spiaggia a Malibù, i “party” più o meno esclusivi sulle colline di Beverly Hills. Così ormai sono più di mille le società tecnologiche che hanno messo le tende in questa fascia di litorale lunga sei miglia, meno di dieci chilometri. E i prezzi immobiliari, inevitabilmente, anche qui sino schizzati all’insù, come a Mountain View, San José o Cupertino, nel cuore della “Apple nation”.
Un “boom” che fa gongolare Marx: non Karl, ovviamente, ma Peter, il “Chief Innovation Technology Officer” di Los Angeles, secondo il quale la metropoli californiana è ormai stabilmente diventata una delle città più innovative e imprenditoriali del mondo grazie al buon funzionamento del sistema universitario pubblico di Ucla e delle altre sedi di University of California come quella di Irvine, a fianco della quale ora sorge il quartier generale di società innovative come Oculus, il pioniere della realtà virtuale divenuto parte di Facebook, che si è trasferito qui, lasciando la vecchia sede di Menlo Park, nella Silicon Valley.
Marx dice che l’amministrazione di Los Angeles sta facendo tutto il possibile per rendere la città la capitale delle tecnologie che aiutano a vivere meglio: risparmio energetico, utilizzo intelligente dell’acqua (risorsa scarsissima, da queste parti), 4.500 parcheggi che segnalano a distanza agli automobilisti la disponibilità di posti liberi e 4.500 incroci che inviano una volta al minuto informazioni sui flussi di traffico a tutti gli automobilisti.
Insieme alla Silicon Valley a sud di San Francisco e alla “Silicon Alley”, il quartiere delle “start up” di New York, “Silicon Beach” è, ormai, il terzo grande polo tecnologico americano. Nel quale la sola Google sta investendo ben 120 milioni di dollari, costruendo uffici capaci di ospitare altri seimila dipendenti.