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 2015  luglio 17 Venerdì calendario

ERRORI E OMBRE DEL GOVERNATORE

Il presidente è stato abbandonato anche dal più fedele dei fedelissimi. Si è dimesso Antonio Malafarina deputato all’Ars ed ex vice questore a Gela ai tempi in cui il futuro presidente era sindaco «Ho chiesto e dato fiducia a Crocetta - scrive nel suo addio l’ex poliziotto - ho fallito nella mia scelta e non posso cavarmela con scusate ho sbagliato. Ho già preannunciato la scelta di dimettermi». Un’uscita che prelude il naufragio. Nel sistema Crocetta il ruolo dell’ex poliziotto era centrale. Come aveva rivelato Panorama Malafarina, quando stava al commissariato di Gela, aveva indagato su Crocetta. In particolare sui rapporti con Emanuele Celona, titolare di una libreria ma soprattutto, affiliato alla mafia. Secondo i sospetti, sarebbe stata proprio la cosca locale a favorire la carriera politica di Saro. Come ufficiale di collegamento c’era Celona che, a quanto pare, vantava anche un’amicizia molto intima con il candidato sindaco. Le indagini condotte da Malafarina non avevano portato da nessuna parte. Poi le le strade di Antonio e di Saro si separano. Tranne riunirsi con l’elezione alla presidenza della Regione. Antonio diventa il braccio destro del governatore e capo dei “crocettiani”. Sono raggruppati nella sparuta lista del Megafono nata da una costola del Pd. Sono la guardia pretoriana incaricata di sventare tutte le congiure che avversari e finti amici tessono nelle sale dell’antica reggia dei Re Normanni che ospita la Regione. Ieri sera anche il capo dei fedelissimi ha suonato la libera uscita. Non ci sono più scudi umani a proteggere il presidente. Solo la consueta operetta sulla mafia che lo vuole annientare. Un bluff che il passare degli anni ha reso imbarazzante. Una finta crociata disseminata di denunce su denunce. Continue visite in procura accompagnate da immancabili conferenze stampa. Show personali durante i quali sventolare il merito di avere scoperchiato scandali come quello dei pannoloni o la presunta truffa delle assicurazioni. Annunci conditi da cifre a sei, sette, nove zeri date a casaccio in pasto all’opinione pubblica. Bolle di sapone che svaniscono nell’aria. Risparmi che esistono solo nella fantasia della comunicazione. Per esempio l’annuncio dell’abolizione delle forniture a trattative private. Miliardi risparmiati dalla furia moralizzatrice del governo che non appartengono alla realtà. Puro bluff. Rosario aveva piazzato Lucia Borsellino alla Sanità come manifesto della vocazione anti-mafia della giunta. Aveva chiamato Antonio Ingroia alla guida di Sicilia E-Servizi, altro baraccone che doveva occuparsi della digitalizzazione della Regione. L’ex sostituto procuratore ed ex leader di partito ha dato una prova piuttosto modesta come manager. Ma a Crocetta era servito come scudo verso la procura di Palermo. Un amico che ha tanti amici in quegli uffici è sempre una buona idea per chi si occupa di politica in Sicilia. Ma la corazza dell’antimafia era l’Opera dei Pupi.. È andata in pezzi quando la Borsellino si è dimessa per lo “scandalo Tutino”, il medico personale del presidente diventato in pochissimo tempo l’astro nascente della sanità in Sicilia. Alle dimissioni della figlia del giudice Crocetta ha risposto con una alzata di spalle. Ha fatto di più: si è nominato assessore. Così ha potuto mettere le mani tra le carte di quella stessa Sanità travolta dalle vicende penali del suo medico di fiducia che metteva a carico della Regione le operazioni di chirurgia estetica. Avesse osato tanto Totò Cuffaro sarebbe stato il finimondo. Un bel corteo di indignati che avrebbe attirato l’attenzione di televisioni e giornali di tutta Italia. Ma Crocetta era il simbolo dell’antimafia. Come toccarlo senza dare un altra picconata al circo. Già c’è stato l’arresto dell’ex Presidente di Confcommercio sorpreso con 100 mila euro di tangente in tasca. Anche Crocetta non era possibile. Lucia gli ha dato il dolore: nè lei nè la sua famiglia si faranno vedere domenica alle celebrazioni per l’attentato costato la vita al padre Paolo. I professionisti dell’antimafia resteranno soli.