Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 18/7/2015, 18 luglio 2015
Un piano di volo ritrovato casualmente mi ha fatto tornare alla mente un episodio dell’83, quando trascorsi molto tempo negli Stati Uniti, col mio indimenticabile amico Renzo Gay, DG della IVI
Un piano di volo ritrovato casualmente mi ha fatto tornare alla mente un episodio dell’83, quando trascorsi molto tempo negli Stati Uniti, col mio indimenticabile amico Renzo Gay, DG della IVI. Dell’America Renzo sapeva tutto, in ogni città era di casa, a Buffalo mi portò a mangiare all’Anchor Bar. Due simpatici coniugi italo americani, Teressa (due esse) e Frank Bellissimo, che anni prima avevano avuto l’idea di trasformare il cibo spazzatura dei neri (ali di pollo fritte) in un appetizer, riciclare cioè uno scarto in uno snack. Avanguardisti! Teressa ebbe il colpo di genio della vita, ogni aletta di pollo la divise in tre pezzi (così nessuno poteva risalire alla sua orrenda forma originaria), dandole una nuova dignità, la doppia frittura la rendeva molto più croccante, una salsa al blue cheese, un tocco francese, barrette di sedano verde, un tocco vegetariano anti litteram. In Main Street era nata la leggendaria Buffalo Wings! Ancora oggi i pullman dei turisti che vanno alle Cascate del Niagara si fermano. Le trovi pure a Shangai nella versione cinese, saltata nel wok (con zenzero, soia, miele, sherry), detta “laccata e mangiata”. Quello che un tempo era un cibo da cassonetto di slum, oggi è entrato nell’Olimpo del sofisticatissimo finger food. Come noto, a fine anno entrerà in vigore il trattato Ttip, ultima sconcezza dell’Amministrazione Obama e dell’UE. Forse ci vorranno 20 anni perché i suoi effetti possano ammorbare completamente l’alimentazione dell’Occidente, spazzando via duemila anni di cultura culinario-gustativa. Più o meno il tempo perché l’attuale classe media, via via impoverita, diventi classe povera (sedata). E gli ultimi 800 milioni di sottonutriti si azzerino, almeno nelle statistiche, facendo la felicità delle élite, che curiosamente si eccitano nel collocarci (tutti) in quella terra di mezzo ove la povertà galleggia fra l’infimo e l’infido. Così non ci saranno più morti di fame certificati, tutti mangeranno lo stesso cibo, le Buffalo Wings saranno il privilegio riservato ai migliori. Per quegli occidentali vissuti nei tempi passati si dovrà procedere al loro ri-acculturamento alimentare, in due sensi, “meno” e “diverso”. Dovranno capire che serviranno loro meno calorie, stante che ci sarà poco lavoro, e quel poco così idiota da richiedere irrilevanti dispendi di energia vitale, quindi via libera ai vegetali, e alle ali di pollo, unica carne politicamente corretta. L’Economist, al solito all’avanguardia, scrive che nel 2020 il consumo salirà a 120 milioni di tonnellate. Quelle bovina e di porco non saranno più politicamente ammesse. Uniche eccezioni per Kobe e Fassona, somministrate come “bonus” nelle serate eleganti della Classe Dominante. In tempi lontani, l’amico Angelo Codevilla scrisse: “…costoro non nascondono, anzi ostentano il proprio disprezzo per i sudditi”. Poco lavoro e, come giusto, poco retribuito, impone di rendere minimo il prezzo del cibo, se c’è da sacrificare la qualità, pazienza, tanto la capacità di adattamento dell’uomo, è infinita (lager e gulag lo hanno confermato). Grazie alla genetica e all’innovazione, nel frattempo troveranno una versione di pollo multi-ali (4-6-8), diversamente configurato. Nessuna ricaduta in termini di sicurezza. Il maggior esperto di rivoluzioni, Lev Trockij, nei suoi scritti non ha mai ipotizzato che cibi laidi possano rappresentare l’innesco di insurrezioni popolari. Con un giusto approccio sedativo, un mix di “tv-social network-App-alcool-droghe leggere-calcio-sesso virtuale-musica”, Twitter per i più colti, ed elezioni politiche semplificate, tipo “mi piace”, non dovrebbero esserci problemi di sommovimenti popolari. Essendo a quel punto il mondo diventato un immenso centro sociale, i black bloc saranno stati di fatto riassorbiti. Restano gli Àpoti, individui asociali irricuperabili, quattro gatti, per loro i domiciliari bastano e avanzano. Mi auguro che a Teressa Bellissimo sia dato, alla memoria, il Nobel della Disruptive Innovation (non c’è dubbio che le ali furono spezzate in tre, la doppia frittura fu una sua idea, il tutto avvenne nel 1964, mentre il professor Clayton Christensen coniò la locuzione solo nel 1997). Ho già pronto il tweet di congratulazioni: “Teressa, dopo avergliele spezzate, ha dato più ali al pollo”. I lettori non me ne vogliano, considerino questo Cameo un divertissement da (torrido) fine settimana di luglio di un vecchio Àpota, ancora libero, ognuno lo legga come preferisce (disprezzandolo, compatendolo, sbuffando, sorridendo, riflettendo), tanto è noto, gli appetizer non hanno altro compito che foderare le pareti dello stomaco per facilitare il drink.