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 2015  luglio 16 Giovedì calendario

IL FARMACO È SEMPRE PIÙ BIOTECH

Fatturati che galoppano, investimenti in crescita, occupazione che tiene il passo. Anche in Italia sono sempre più biotech il presente e il futuro del farmaco, come del resto in tutto il mondo dove il settore ha superato il trilione di dollari di capitalizzazione con un utile netto esploso in un anno del 231% a 14,9 mld di dollari. Un presente e un futuro che si stanno traducendo in una autentica valanga di nuovi prodotti in arrivo e in speranze sempre più concrete di poter aggredire nuove patologie e di dare più speranze nella lotta a malattie un tempo incurabili.
«Si scrive biotech ma si legge salute. I farmaci biotecnologici sono ormai la frontiera dell’innovazione in Italia», commenta con orgoglio Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, illustrando i dati del «Rapporto Biotech 2015», presentato ieri a Roma e realizzato dall’associazione delle imprese del farmaco con Ernst&Young. I numeri del settore, del resto, parlano chiaro. E sono numeri di successo:investimenti pari a 563 mln nel 2013, con un balzo in avanti del 3,3% in dodici mesi, un fatturato totale di 7,3 mld in crescita del 4,3%, addetti a quota 4mila. E poi il numero di imprese che sempre più si lanciano nella nuova sfida della frontiera del farmaco 3.0: sono ben 199 le aziende in campo in Italia.
Rispetto al totale, 66 sono imprese del farmaco pure che sommano nel complesso un fatturato di 7,1 mld, con 497 mln di investimenti l’anno in R&S e 2.850 dipendenti diretti. Da sole, insomma, rappresentano l’86% del comparto. Se questo è l’asse portante, ecco però poi anche le 133 altre imprese biotech che si occupano di sole biotecnologie, con un fatturato di 181 mln, investimenti per 66 mln e più di mille occupati. Le farmaceutiche "pure" impegnate nelle fasi avanzate della ricerca, le altre nelle fasi iniziali della scoperta.
Tutto questo, per un risultato sempre più efficace ed evidente: un universo di nuovi medicinali che si spalanca per l’assistenza e la cura della malattie. Con 145 farmaci oggi disponibili in Italia e destinati alle più importanti aree terapeutiche, mentre altri 303 progetti sono in rampa di lancio allo studio nelle diverse fasi di ricerca e sviluppo. Dall’oncologia, la più gettonata in tutto il mondo, alle malattie infettive e cardiovascolari, dal diabete alle malattie neurologiche e a quelle autoimmuni. E con un focus più attento per le malattie rare, quelle più neglette, perché poco remunerative. «Nuove opportunità terapeutiche che richiedono risposte di sistema - afferma Scaccabarozzi i riferimento alla sostenibilità dei costi della sanità pubblica - guardando dentro le altre aree della sanità per conciliare i costi dell’innovazione con il dovere, anche etico, di cura».
Tutto questo mentre, segnala Ernst&Young, il capitale delle imprese Usa e di quelle europee è balzato a quota 54,3 mld di dollari e 94 società si sono quotate in borsa, con finanziamenti di venture capital per 7,6 mld di dollari, quasi al top del 2007.
In tutto questo, l’Italia cerca di fare la sua parte, per quanto il sistema nazionale non sia per il farmaco esattamente quello più accogliente per le imprese. Come spiega Eugenio Aringhieri, presidente del gruppo biotecnologie di Farmindustria: «Il contributo delle imprese può essere alimentato da un clima favorevole agli investimenti e all’innovazione. Il settore rappresenta una risorsa per il Paese. Da un confronto internazionale, tuttavia, emergono punti critici, come le risorse limitate a disposizione o i prezzi inferiori in Italia rispetto agli altri Big Ue».
Roberto Turno, Il Sole 24 Ore 16/7/2015