Goffredo Buccini e Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 15/7/2015, 15 luglio 2015
DEPUTATO DI FORZA ITALIA, VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE GIUSTIZIA DELLA CAMERA E PARLAMENTARE DI QUELL’ANTIMAFIA CHE, APPENA UN MESE E MEZZO FA, SPIEGAVA CHI FOSSERO GLI «IMPRESENTABILI»: ECCO CHI È CARLO SARRO, L’AMICO FEDELE DI NICK ’O MERICANO, ACCUSATO D’AVER DATO UNA MANO ALLA FAZIONE ZAGARIA DELLA CAMORRA CASALESE. MA LUI SI DIFENDE: «SONO INNOCENTE. MA DAVVERO NON RIESCO A CAPIRE, IO MI OCCUPAVO SOLTANTO DI PIANIFICAZIONE E CONTROLLO DELLE TARIFFE...»
[pezzo più intervista] –
Chi controlla i controllori? La richiesta d’arresto per Carlo Sarro, accusato d’aver dato una mano alla fazione Zagaria della camorra casalese, è di quelle notizie che sembrano destinate a scavare l’ultimo fossato tra i cittadini e la politica. Deputato di Forza Italia, Sarro è vicepresidente della commissione Giustizia della Camera e, soprattutto, parlamentare di quell’Antimafia che, appena un mese e mezzo fa, ci spiegava chi fossero gli «impresentabili» da non votare alle Regionali. È vero che i berlusconiani della commissione si ritrassero dall’iniziativa della Bindi (divenuta poi un feroce regolamento di conti dentro il Pd), ma è altrettanto vero che un membro dell’Antimafia viene a contatto, per ruolo istituzionale, con dossier e verità delicatissime: se i giudici che indagano su di lui hanno ragione, difficile non vedere un paradosso sconcertante. Non l’unico. L’avvocato casertano – fraterno amico di Nicola Cosentino – è stato tra i diciassette firmatari del manifesto pro riforma istituzionale fatto girare in Parlamento da Denis Verdini: non avesse poi frenato per non rompere con Forza Italia, potremmo forse annoverarlo nei prossimi mesi tra i nostri nuovi padri costituenti. Intendiamoci. Le accuse della Procura antimafia a Sarro sono tutte da dimostrare. La prudenza è d’obbligo se si dice «stupito» perfino lo zar dell’anticorruzione Raffaele Cantone, che pure ne rilevò l’incompatibilità tra il seggio di parlamentare e la carica di commissario del consorzio Ato3 che gestisce il ciclo delle acque vesuviane. Premessa la presunzione d’innocenza, qualche data dovrebbe però pesare nelle valutazioni d’opportunità politica. Sarro entra all’Antimafia e diventa vicepresidente della commissione Giustizia proprio mentre il suo mentore politico, Cosentino, entra nel carcere di Secondigliano per camorra, gravato da tonnellate di verbali di pentiti. Ha alle spalle battaglie per il condono d’ogni abuso edilizio («di necessità») in Campania e un emendamento per l’introduzione di una sorta di quarto grado di giudizio (sic). Sostiene che lo «stoico» Cosentino sia vittima di «evidente ingiustizia» e va a trovarlo in galera appena può: fedeltà encomiabile e opinioni legittime, certo. Ma è davvero necessario che un politico con un profilo simile maneggi i fascicoli della commissione Antimafia? Poiché il nostro Sud distilla veleni in modalità bipartisan, c’è poi nei guai con Sarro pure un grande – e decisivo – elettore del neogovernatore pd campano De Luca: Tommaso Barbato, famoso finora per lo sputo contro un collega del Senato; benché non eletto, col suo Campania Libera ha rastrellato alle Regionali 108 mila preferenze (con 67 mila De Luca ha battuto Caldoro). Gravato da sospetti mefitici in inchieste pregresse, sarebbe stato il diciassettesimo impresentabile della lista Bindi: finché una provvida manina l’ha depennato. Così almeno la raccontano le voci di dentro della Camera, mentre il fossato si fa sempre più profondo.
E trasversale.
Goffredo Buccini
*****
L’onorevole risponde al secondo squillo.
La voce fredda, profonda, quasi del tutto priva di inflessione (è nato a Piedimonte Matese, nel Casertano, 55 anni fa: è compaesano e collega di partito della senatrice Maria Rosaria Rossi, sacerdotessa di Palazzo Grazioli, detta anche «la badante»: ma non immaginatevi retroscena, i due – letteralmente – si detestano).
Dieci minuti di telefonata: e mai un cedimento, un nervosismo, un vuoto.
A Nicola Cosentino detto Nick ‘o mericano piaceva proprio questo del suo avvocato e amico fedele Carlo Sarro: non perde mai il controllo della situazione.
Nemmeno stavolta. Che, pure, è una brutta situazione.
«Bruttissima, orribile, incredibile, allucinante».
Continui, onorevole Sarro.
«Sono innocente».
Continui.
«Faccio l’avvocato da trent’anni, ho fatto il sindaco del mio paese per dieci e sono parlamentare da otto: e mai, dico mai, pur lavorando in territori assai complicati, mai sono stato sfiorato da un millimetro di schifezza. Niente! Pulito sempre! E adesso...».
La Dda di Napoli l’accusa di «turbata libertà degli incanti» in relazione a una gara d’appalto della Gori spa, controllata di Acea, nella gestione degli acquedotti e del rifornimento idrico della Campania: vorrebbero arrestarla.
«Ma di cosa mi accusano, eh? Io, come Commissario liquidatore dell’Ente d’Ambito Sarnese-Vesuviano, non mi sono mai occupato di contratti, gare e cose così... Mai gestito, né direttamente né indirettamente, alcun appalto...».
Ci pensi bene.
«E ci sto pensando, infatti. Ma davvero non riesco a capire di cosa mi si accusi. Del resto, no, dico: io mi occupavo soltanto di pianificazione e controllo delle tariffe...».
Perché parla al passato?
«Perché mi sono dimesso».
Ci ha messo un po’. Raffaele Cantone, presidente Anac, aveva già stabilito che il suo ruolo di parlamentare fosse incompatibile con quello di commissario.
«Stavo preparando i documenti: vista la situazione, ho accelerato le procedure».
Cantone ha detto che, conoscendola personalmente, è rimasto comunque stupito dalla richiesta di arresto.
«Bontà sua...».
Siete amici?
«Ci conosciamo. Probabilmente ha capito che il sottoscritto, in vita sua, non ha mai preso nemmeno una multa».
Lei è anche vicepresidente della commissione Giustizia della Camera e membro della commissione Antimafia.
«Sì. E allora?».
Verrebbe da pensare che lei, in occasione delle recenti elezioni regionali, si sia espresso anche su chi tra i candidati fosse «impresentabile»...
«Ma lei certo ricorderà che noi di Forza Italia avevamo deciso, per ragioni di carattere puramente politico, di non partecipare ai lavori della commissione...».
Verrebbe da pensare anche altro.
«Senta... è appena arrivato il mio avvocato... dobbiamo pianificare la linea di difesa... purtroppo non posso più restare qui a parlare con lei...».
(Mette giù. Con delicatezza, ma mette giù).
Va bene: allora per capire meglio che tipo di personaggio politico è l’onorevole Carlo Sarro, prendiamo qualche ritaglio di giornale (è una balla che su Internet poi alla fine trovi sempre tutto: Wikipedia, per dire, che pure di solito scava su tutto e tutti, gli dedica due righe due).
Intervista al Corriere del Mezzogiorno (26 agosto 2014).
Sentite cosa dice Sarro, parlando da commissario provinciale di Forza Italia a Caserta.
«Il lavoro fatto in passato da Cosentino ha prodotto una classe politica affidabile».
«Il caso Cosentino deve far riflettere. Personalmente sono fortemente convinto della sua estraneità alle accuse» (Cosentino è accusato di avere legami stretti con il clan dei Casalesi).
«Mi reco spesso in carcere a fargli visita e, ogni volta, trovo un uomo che stoicamente affronta la detenzione».
Si suppone che poi, l’onorevole Sarro, dopo aver fatto visita al suo amico Nick ‘o mericano, si recasse anche a Palazzo San Macuto, dove si riunisce la commissione Antimafia. Così, come se niente fosse. Con il suo abito blu e i capelli brizzolati pettinati con la riga a sinistra. Elegantino, un po’ provinciale ma rassicurante. Nick lo presentò a Berlusconi abbastanza certo di fare colpo (c’era il problema della forfora: ma bastò un colpo di spazzola): esteticamente certi tipi piacevano un sacco al Cavaliere (adesso dicono decida tutto la Rossi, va un po’ a capire).
Sarro comunque si fa prima un giro da senatore e poi un secondo da deputato. Quando il Pdl si scioglie, non esita ad andare con Forza Italia. Però, ad un certo punto, esita. Tentenna. Conosce il dubbio.
Denis Verdini china la sua criniera grigia e il suo sguardo terribile su Sarro: «Firmi la lettera, sì o no?». È la lettera con cui Verdini chiede a Berlusconi di proseguire il cammino delle riforme anche a costo di sostenere Matteo Renzi e che però gli serve anche per contare i suoi: a Montecitorio, firmano in 17.
Sarro diventa «verdiniano».
Ma è un errore. Una debolezza (anche se non dev’essere facile ritrovarsi Verdini a un centimetro dal naso).
Comunque il cuore di Sarro è in Campania, a Napoli c’è il suo ufficio da avvocato amministrativista, lì c’è Nick ancora nei guai grossi, lì resiste e tiene la rete di rapporti politici legata a Forza Italia.
Sì, arruolarsi tra i «verdiniani» è stata una mossa sbagliata, sbagliatissima.
Così, quando la settimana scorsa, Verdini chiede a Sarro se è pronto allo strappo, a lasciare il partito, Sarro risponde abbassando lo sguardo: «No, Denis. Mi spiace, non me la sento. Resto con Silvio».
Resta dentro Forza Italia con il suo curriculum: proposte di leggi e leggine per condonare ogni abuso edilizio (a volte in coppia con un altro suo amico, Francesco Nitto Palma) e il celebre emendamento per l’introduzione di una specie di quarto grado di giudizio.
A ripensarci: due sole righe di biografia su Wikipedia, proprio pochine.
Fabrizio Roncone