Leopoldo Benacchio, Il Sole 24 Ore 15/7/2015, 15 luglio 2015
UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE ORIGINI DELLA VITA
La missione su Plutone della piccola sonda New Horizons ha riportato al massimo l’interesse per l’esplorazione del sistema solare e anche rinvigorito l’orgoglio americano. Quando nel 2006 l’Unione astronomica internazionale, delegata da Onu per tenere ordine nell’universo con nomi, classificazione e altro, aveva introdotto la nuova categoria dei “pianeti nani” mettendoci per primo Plutone, negli Usa era scoppiato un putiferio, sembrava in tante dichiarazioni anche ufficiali, un affronto, un vero e proprio declassamento. In questi ultimissimi anni è risultato molto più chiaro perché questa scelta fu corretta e opportuna. Grazie ai nuovi telescopi sempre più efficienti si sono scoperti una decina di corpi celesti molto simili a Plutone e ancora più distanti, e se tutto va come deve andare si pensa di trovarne almeno un centinaio nei prossimi 20 anni entro cento volte la distanza Terra Sole, Plutone sta sulle 40 volte. In sostanza lui è stato il primo, scoperto ancora nel 1930 e onore al merito a Clyde Tombaugh che lo stanò e le cui ceneri sono passate vicino al pianeta poche ore fa entro la piccola sonda spaziale, ma il sistema solare che conosciamo oggi prevede centinaia e centinaia di questi corpi, grandi sui 2000 chilometri di diametro, e oltre questi, ancora più distanti migliaia di volte la distanza Terra-Sole, ci sarebbero letteralmente miliardi di comete, quasi ferme in animazione sospesa. Altro che nove pianeti quindi, ma un’enorme sfera di comete con al centro una ciambella di corpi come Plutone e nel buco della ciambella i nostri piccolissimi pianeti, compreso quel piccolo puntino blu che si chiama Terra. Per questo siamo andati a cacciare il naso negli affari di Plutone, per capire come è andata, per capire come si è formato il sistema solare, e noi con lui, dalla nube cosmica di gas e polveri da cui, in milioni e milioni di anni, è venuto a formarsi il Sole, i pianeti e tutto il resto. Come mai dopo i giganteschi pianeti gassosi, Giove, Urano, Nettuno, troviamo un pianetino di soli 2400 chilometri di diametro con una luna enorme in proporzione, larga 1200 chilometri, e con un’orbita molto diversa da tutti gli altri pianeti noti? È curiosità scientifica allo stato puro, ma è importante capire come stanno le cose se, per esempio, Plutone come sembra potrebbe essere ricco di metano e idrocarburi, la cui esistenza è favorita dalla bassissima temperatura che c’è da quelle parti, dai 170 gradi sotto lo zero in giù. Qualcuno ha azzardato che Plutone potrebbe essere molto simile al corpo più interessante, in questo momento, del sistema solare: quella Europa che Galileo Galilei scoprì da Padova col suo modesto ma rivoluzionario cannocchiale nelle notti del gennaio 1610. Potrebbe avere, come Europa, sotto la crosta uno strato liquido. Per Europa è chiarissimo, vediamo infatti dei pennacchi di liquido e vapore ad alto contenuto di acqua continuamente spruzzati dall’interno, per Plutone bisognerà aspettare i prossimi giorni per confermare un fenomeno che molti scienziati sospettano esistere.
La sonda New Horizons è anche il secondo record che gli Usa raggiungono, dopo i due satelliti Voyager lanciati nel secolo scorso e persi oramai oltre i limiti del sistema solare, quelli sono i due oggetti umani, con tanto di messaggio per gli alieni inciso in una placca d’oro. Questa sonda, piccola come una lavatrice, poco costosa e alleggerita all’impossibile è invece l’oggetto costruito dall’uomo più veloce mai sparato nel cosmo, mentre leggiamo queste righe sta un po’ oltre Plutone alla spaventosa velocità di 50.000 chilometri ora. Ma il vero record è portare sempre più avanti la conoscenza, e di sicuro questo da oggi è un po’ più vero.
Leopoldo Benacchio, Il Sole 24 Ore 15/7/2015