Renato Brunetta, Dagospia 14/7/2015, 14 luglio 2015
LETTERA APERTA DI RENATO BRUNETTA A GIULIANO FERRARA: «IL TUO OSSEQUIO AL NUOVO PADRONE DIVENTA UNA MASCHERATA PATETICA»
Caro(gna) Giuliano,
sono l’amico ed ex Nobel Brunetta, del resto chi non è vedovo di qualche speranza giovanile? Solo tu non sei vedovo del tuo comunismo originario. Che per te non è mai stato amore per la classe operaia, né credito nella lotta di classe, ma ossequio alla possente verità del materialismo storico, per cui la storia ha un’evoluzione fatale, e saggezza è riconoscere che solo la forza merita ossequio, perché il potere comunque ottenuto è certificazione della verità e del bene e persino del bello.
Di più: il potere nella sua brutalità è divertente - e qui sta la tua aggiunta geniale, in cui peraltro sono rintracciabili precedenti nella prosa di Engels della “Sacra famiglia”.
Però te ne vergogni. Lo si capisce dal fatto che hai bisogno di mascherare la viltà di acciambellarti ai piedi del vincitore con qualche contorsionismo buffonesco. Quando infatti il servilismo è evidente, esiste una sola arma per cavarsela apparendo intelligenti e belli: fare l’istrione.
È quello che l’astuzia pachidermica ti ordina, caro(gna) Giuliano. Così esageri, porti all’esasperazione il tuo totale ossequio al nuovo padrone, convinto che lo spettacolo dell’intelligenza che si sbraca sia un perfetto sostituto della dignità e della coerenza ideale.
Ma noi sappiamo bene che Rigoletto è una figura tragica e infelice, ed è in fondo per questo che sono sempre ammaliato dalle tue trasformazioni, che ambiscono a farti restare sempre uguale: amico e comunista, mai ex comunista, ma sempre più adorante del tuo fanciullino amendoliano-stalinista. E perciò tragico. Perché alla fine il comunismo perde, e vince la libertà.
Per metterti al riparo dall’ironia auto-ironizzi e, in unità d’intenti con Claudio Cerasa, chiama “Il Foglio” “The Blatt”. Ma, se permetti, non è autoironia, è una mascherata patetica, un po’ come le SS italiane rispetto all’originale.
Perché io ritengo nefasto, moralmente perverso teorizzare l’occupazione manu anzi pede militari della Germania, e giocare a trasformare il proprio pensiero nell’organo ufficiale di Vichy, povero grande Petain de noantri.
C’è una sequenza da festa popolare dei patroni e dell’uva fogarina. Scrivi che il fiasco di Tsipras : “E’ la rivalutazione totale del governo Monti 2011, di santa Elsa Fornero, dell’appoggio convinto di Berlusconi e Bersani all’esperimento di ‘depoliticizzazione della democrazia’, concetto sul quale abbiamo studiato qui al Foglio, e non poco.
E’ l’aureola su Giorgio Napolitano, comunista realista e riformista europeista da beatificare in vita. E’ il timbro sul governo Renzi-Marchionne, che grazie al Nazareno ha infine velocemente allontanato gli spettri del sinistrismo parrocchiale e goliardico”.
Ehi, dopoliticizzazione della democrazia, è esattamente comunismo allo stato di essenza marx-engeliana, prima ancora che leninista: il primato dell’economia, unica vera struttura, identificata per comodità con la democrazia, e la riduzione della politica a sovrastruttura. Come dimostra la perfetta sintesi del tuo amatissimo governo, molto caro (gna) Giuliano: il Renzi-Marchionne. E qui si svela purtroppo l’arcano, molto materialista.
Il tuo “Foglio” è come la Grecia: non ha mai fatto una lira, o un euro di profitto. L’unica speranza è di essere comperato volta per volta dal Principe sempre nuovo e sempre uguale. La Merkel? Troppo pitocca, guarda come ha bastonato la Grecia. Meglio questi due, o qualche loro promanazione paraverdiniana, che si faccia carico dei debiti. Fino al prossimo Principe.
Renato Brunetta